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Il Carnevale di Verrès e lo spirito di una comunità. "Rievochiamo il passato per costruire il futuro"

Il Carnevale di Verrès e lo spirito di una comunità.
Marina Cardone

Ci sono poche feste così diffuse al mondo, eppure così diverse fra loro, come il carnevale. Di origini antichissime, questa celebrazione ha assunto nel corso dei secoli infinite sfaccettature e significati in base al contesto culturale in cui si è radicato. Religione, tradizioni, festeggiamenti e socialità: questi gli ingredienti che compongono i riti che colorano le località di tutto il mondo fra febbraio e marzo di ogni anno. La sua diversità, seppur riconducibile a linee guida comuni, è proprio la ricchezza di questa festa.

Anche Verrès, piccolo comune di poco meno di tremila anime della Valle d'Aosta, ha il suo carnevale. Dal 1949 tutti gli anni le lancette del paese vengono riportate indietro nel tempo per rivivere eventi tardomedievali, realmente accaduti a metà Quattrocento, quando Francesco di Challant, signore locale, muore senza eredi maschi e lascia tutti i suoi averi alle figlie Caterina e Margherita. Questa decisione viene osteggiata dai parenti maschi delle due eredi che reclamano i feudi per sé in virtù della Legge Salica che impediva alle donne la successione. Caterina, battagliera e forte del testamento del padre, noncurante dei bandi e degli editti, prima compra la parte dei beni della sorella e poi, una volta citata a comparire in giudizio, non si presenta. Ne nasce un vero e proprio casus belli che vede affrontarsi il marito di Caterina, Pierre d'Introd e i cugini. Caterina, intanto, nel tentativo di ingraziarsi il popolo, il 31 maggio 1450, festa della Trinità, scende in paese, scortata dal marito e da 50 uomini armati e si presenta sulla pubblica piazza del paese dove si mette a ballare assieme ai popolani. 

Caterina non riuscirà nel suo tentativo di far valere i suoi diritti di successione ma il ricordo di questo gesto altamente democratico è stato tramandato negli anni e nei secoli, al punto che alcuni Verreziesi decidono di rievocarlo fondando il Comitato del Carnevale Storico di Verrès. Tra i fondatori del Carnevale c'è anche Alfonso, nonno di Marina Cardone, che quest'anno coronerà il suo impegno di una vita interpretando proprio la contessa Caterina: il personaggio più importante della manifestazione.

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Marina Cardone entra nel gruppo Sella 17 anni fa, nell'ufficio marketing di Banca Sella. Nel corso della sua esperienza professionale, lavora in diversi uffici dedicandosi sempre ai clienti. Oggi si occupa di customer journey in Axerve nell'ambito dei sistemi di pagamento innovativi. Marina è nata a Verrès e da sempre vive in paese: "La famiglia di mia mamma è insediata da cinque generazioni e io non mi sono mai spostata di qui. Prima dello smart working, tutte le mattine svalicavo la serra morenica per arrivare a Biella o proseguivo verso Milano o Torino, e poi alla sera tornavo a casa. Per me è una questione di radicamento, di amore per il mio paese". Marina infatti sin da piccola fa parte di diverse associazioni locali: il coro, la società filarmonica, la protezione civile e, ovviamente il carnevale. "Io in casa sto molto poco" dice contenta. Un fatto abbastanza comune in un paese dove la socialità è veramente molto diffusa, come testimoniano i trentuno bar in attività: "Messo in relazione al numero degli abitanti, è un record europeo!". 

Per gli abitanti di Verrès, il carnevale è uno dei momenti più attesi dell'anno. Per quattro giorni, al grido del Gran Ciambellano "Vive Introd et Madame de Challant", Caterina de Challant e il consorte Pierre d'Introd, accompagnati da circa 250 figuranti in costume, ripercorrono i momenti indimenticabili di gesta coraggiose, tornei cavallereschi, sfilate, feste e balli. C'è la presentazione delle famiglie nobiliari, ciascuna con i propri vestiti storici cuciti dalle sarte del paese, c'è la rievocazione del ballo di Caterina con il popolo, la sfilata con le fiaccole, le battaglie a cavallo, le proiezioni multimediali sui muri, la ricostruzione del villaggio medievale, i giochi per i bambini, le botteghe, e c'è il castello, un bene culturale di grandissimo valore, che per quattro giorni, torna a essere la casa di tutti i Verreziesi.

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Visiterò le scuole, la nostra cooperativa per persone disabili, gli anziani del paese: ai bambini porterò le caramelle e agli anziani un sorriso

Marina, come sei arrivata ad interpretare Caterina quest'anno?
Interpretare Caterina è un po' l'obiettivo di tutte le ragazze di Verrès, a maggior ragione se fai 35 anni di corteo storico e ci tieni. Quello di quest'anno è il primo vero carnevale post COVID, da cui tutti i Verreziesi si aspettano tanto e secondo me è stato più complesso trovare qualcuno che accettasse di essere il personaggio della ripartenza. Anche se forse non lo vogliamo ammettere fino in fondo, a mio parere infatti il COVID ha cambiato le nostre abitudini, ci ha rinchiusi un po' nel nostro guscio e il mondo delle associazioni ne ha risentito. Inoltre, io da sempre ho detto che sarei stata Caterina solo se Dario, un mio amico storico, anche lui profondamente legato a queste terre, avesse interpretato il mio consorte: cosa non semplice dato che lui è sempre impegnato per il suo lavoro. Così, quando io gli ho fatto la battuta, "Li facciamo noi i conti?" e lui mi ha risposto, "Perché no?", ho capito che era arrivato il mio momento.

Qual è il ruolo di Caterina durante il Carnevale?
Da quando mi vengono consegnate dal sindaco le chiavi del paese io sarò per quattro giorni la signora indiscussa di Verrès. Da quel momento sarò impegnata senza sosta in un susseguirsi di sfilate, balli e commemorazioni storiche. Caterina svolge un ruolo sociale molto attivo: infatti visiterò le scuole, la nostra cooperativa per persone disabili, gli anziani del paese: ai bambini porterò le caramelle e agli anziani un sorriso. Darò un momento di sollievo, di leggerezza, a persone che magari non stanno benissimo e in contesti in cui il clima non è sempre felicissimo.

Caterina è stata in tutto e per tutto una eroina dell'emancipazione femminile. Ha dimostrato tenacia e coraggio

Cosa significa per te interpretare Caterina?
A Verrès si discute sempre tanto di tutto tranne che del carnevale. Dei Verreziesi fondamentalmente non c'è nessuno che, in qualche modo, non abbia fatto parte del carnevale. Io, da quando contano gli anni ai bambini, ho sempre partecipato: ho una foto a cui sono molto affezionata in cui ho un anno e praticamente sono già vestita da carnevale storico in braccio al principe azzurro di una vita che è il mio papà. Il Carnevale occupa un posto importante nella comunità di Verrès e Caterina è il simbolo di questa manifestazione. Non posso quindi che essere orgogliosa di interpretarla. Il personaggio di Caterina è molto interessante, moderno sotto diversi punti di vista: con il suo gesto rivoluzionario ha dimostrato tenacia e coraggio, di non aver paura del nuovo. È stata in tutto e per tutto una eroina dell'emancipazione femminile anche se la sua storia finirà male: dopo aver provato a farla passare per una strega, infatti, i cugini riusciranno a rinchiuderla in un castello e di lei si perderanno le tracce. Ecco, non erano pronti ad una donna così rivoluzionaria e così innovativa in quell'epoca.

La sensazione è quella di far parte di una grande famiglia, un senso di appartenenza

Come stai vivendo questo periodo di preparazione?
Quest'anno rappresenta l'apice della mia esperienza carnevalesca: sto vivendo questo momento con la giusta emozione. Sarò sotto gli occhi di tutti durante il Carnevale e rappresenterò il mio paese in diverse manifestazioni e rievocazioni in giro per l'Italia. Ci sono un sacco di aspettative, la gente mi ferma per strada, c'è anche un toto colori, sul costume di Caterina: come sarà il cappello, se avrò o non avrò il velo. Spero veramente che tutto vada bene, che tutti siano soddisfatti perché la cosa veramente importante è che le persone si divertano.

Cosa ti motiva nel tuo impegno per questa manifestazione?
Quello che mi motiva non solo per il Carnevale, ma in tanti ambiti della mia vita, è la sensazione di far parte di una grande famiglia, è quel concetto di appartenenza, di essere un'entità, una persona, un soggetto con i propri pregi, con i propri difetti, con i propri punti di forza, le proprie debolezze, parte integrante di qualcosa di più grande. Durante il Carnevale ti rendi proprio conto che ogni singolo individuo della nostra comunità condivide qualcosa, che tutte le persone sono legate in modo univoco, ed è estremamente emozionante.

Che ruolo ha il carnevale nella tua comunità?
Verrès è da sempre un paese di grande immigrazione, eppure tutte le persone che, nel corso del tempo si sono stabilite in paese, in un modo o nell'altro si sono integrate nelle nostre tradizioni. Oggi molte di loro prendono parte al carnevale e ciò significa che questa manifestazione ha conservato la sua funzione sociale, di collante anche per le nuove generazioni. Questo è molto bello, anche se faticoso: di questo bisogna dare merito al comitato e al grande lavoro che fa, ad esempio, anche nelle scuole. Si tratta di un impegno che nasce dall'amore per ciò che si fa, di un gruppo di persone che sa che un futuro è possibile solo se si costruiscono, giorno dopo giorno, delle solide basi. Pur facendo sacrifici, se si investe nel futuro in modo intelligente non si perde mai.