Al lavoro tra dedizione, tenacia e attenzione alle persone. «Il buon manager? Deve essere una guida»
Sara Zucchi entra nel nostro Gruppo ventitré anni fa. Giovanissima, comincia a lavorare come operatrice di sportello per poi dedicarsi alla consulenza nel mondo degli investimenti e affidamento per le imprese e, anno dopo anno, diventare, prima capo succursale e - poco più di due anni fa - capo distretto Torinese Nord Ovest.
Un percorso che l'ha portata ad assumere responsabilità sempre crescenti, ad approfondire i tanti aspetti del business e a sviluppare le competenze manageriali più adatte a gestire team di lavoro variegati. Un percorso di crescita professionale che per Sara non è stato sempre semplice conciliare con gli impegni della sua vita privata.
In questo Made in Sella ci siamo fatti raccontare da Sara come ha affrontato le principali sfide manageriali declinate al femminile, in un mondo del lavoro che cambia, che cresce in complessità e dove le doti relazionali, alla pari dell'esperienza di settore, diventano sempre più strategiche per raggiungere i risultati desiderati in un contesto di lavoro sereno e positivo.
Ciao Sara, quali sono stati i fattori decisivi di questo tuo periodo di crescita professionale?
A livello personale è stata determinante la voglia di riuscire, una grande tenacia, la capacità di non mollare mai. Come fattore esterno di crescita, devo dire che ho avuto la fortuna di collaborare con persone che mi hanno dato grande fiducia e di avere sempre avuto diverse collaboratrici da cui ho imparato tanto perché - pienamente autonome nel loro ruolo - mi hanno permesso di concentrarmi sul mio e di ampliare le mie competenze.
Come hai conciliato la crescita delle responsabilità in azienda con la tua vita privata?
Ho 42 anni e ho una figlia adolescente e non è stato tutto facile, anche se devo dire che ho sempre avuto un forte appoggio dalla mia famiglia e che sul lavoro non ho mai sentito una differenza di approccio fra uomo e donna. In linea generale però io trovo che ci sia un tema culturale ancora molto forte su cui lavorare: perché se vediamo una donna che ricopre un ruolo di responsabilità spesso abbiamo un atteggiamento giudicante: ci aspettiamo che sia sorridente ma non sguaiata, bella ma non appariscente, competente e disponibile ma non arrogante… insomma non siamo mai abbastanza!
Come è possibile secondo te migliorare questa condizione?
Io credo che sia un tema innanzitutto culturale e che le aziende in primis debbano prendersi carico della valorizzazione del femminile, del cambio di mentalità. La vera svolta sta nel riuscire a fare in modo che una donna non debba adattarsi ad un modo prettamente maschile per riuscire ad emergere. Una donna deve essere libera di esserlo ad ogni tavolo di lavoro, deve portare la bellezza della propria diversità, di azione, di ragionamento, di metodo. Solo attraverso la valorizzazione delle diversità, l'attenzione alla conciliazione casa-lavoro, solo normalizzando un capo donna potremo avere un ulteriore vantaggio competitivo: capiamo le leve sulle quali agire e facciamolo!
Quali sono secondo te le doti principali di un buon manager?
Ritengo che per essere un buon manager si debbano avere competenze tecniche e relazionali: lavorando su entrambi questi aspetti riesco, nel mio quotidiano, ad essere riconosciuta nel mio ruolo. Cerco quindi di aggiornarmi e informarmi costantemente in modo da relazionarmi con clienti e colleghi che si occupano di diversi business. E, dato che non posso sapere tutto di tutto, spesso mi avvalgo con umiltà delle competenze tecniche di altri, cercando di metterle in evidenza. Soprattutto però un buon manager deve avere coraggio. Il coraggio di fare delle scelte, di dire ciò che pensa, di cambiare idea quando si rende conto che qualcuno ha una visione che può ampliare la sua. Il coraggio di sbagliare. Un buon manager deve essere innanzitutto una guida e un esempio.
E tu come interpreti questo ruolo di guida ed esempio?
Lo faccio mostrando i miei valori, la mia etica professionale, la mia disponibilità, condividendo il mio sapere e i miei metodi. Inoltre, cerco sempre di valorizzare chi lavora con me, individuando per ciascuno il percorso di crescita più adatto e distribuendo i meriti. Mi piace spiegare sempre il perché prendo le mie decisioni, anche quando potrei non farlo. Invito sempre tutti ad esprimere le proprie idee, valuto il punto di vista degli altri e mi sforzo per dare feedback concreti e sinceri. Mi piace creare una squadra unita, con una sana competizione all'interno ma pronta ad aiutarsi, dove chiunque possa trovare un proprio spazio e "spiccare il volo", andando per la propria strada. E lo faccio gioendo dei successi degli altri.
A chi ti ispiri nel tuo lavoro?
Tante le persone che stimo, a partire da quelle nel nostro Gruppo. Non mi riferisco solo a molti nostri manager ma anche a molti colleghi con i quali lavoro giornalmente e dai quali imparo sempre qualcosa. L'esempio ce l'ho in casa! In senso più ampio penso a Fabiola Gianotti la prima direttrice donna del Cern, a Claudia Parzani presidente di Borsa Italiana e Vice Presidente del Il sole 24 ore... donne di un calibro enorme. E allora penso: se loro riescono a fare questo, io non devo riuscire conciliare vita privata e lavoro?
Come ti relazioni con le giovani generazioni che entrano adesso nel mondo del lavoro?
Io faccio parte ancora della generazione che pensa che per ottenere tanto devi sacrificare tanto. Che per ottenere 100 devi dare 350. I ragazzi che stanno iniziando a lavorare con noi oggi mi fanno vedere un mondo completamente diverso, dove l'io è al centro. Non sono mai stata abituata a pensarla così ed è un mondo che mi affascina. Li vedo muoversi nei loro 25 anni con una disinvoltura disarmante. E sono bravi, hanno studiato, imparano in fretta, capiscono in fretta, sono tutti bellissimi e intelligentissimi. Manca loro solo l'allenamento e la resilienza.
Che suggerimento daresti a una giovane collega che comincia adesso la sua avventura professionale nel nostro Gruppo e che ha l'ambizione di crescere ed affermarsi?
Di non rinunciare a nulla, per nessun motivo. Ci sono momenti di vita in cui le priorità sono differenti ma questo mai deve far pensare ad una giovane donna di dover scegliere. Si può avere tutto. Con immensa fatica, con sacrificio, con dedizione ma se c'è la passione si può fare tutto!