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Quella traversata senza sosta nel tempo e nello spazio: dalle rive biellesi del torrente Cervo a quelle torinesi del Po

Puntata speciale di Appunti d’Archivio, incentrata sul legame tra il gruppo Sella e il Piemonte che oggi si arricchisce di una nuova pagina di storia: l’Open Innovation Center di Torino. Restando in metafora: buona navigata.
Quella traversata senza sosta nel tempo e nello spazio: dalle rive biellesi del torrente Cervo a quelle torinesi del Po
Una veduta di Torino e del Po (Leonardo Mangia / REDA&CO / Universal Images Group via Getty Images)

Da pochi giorni ha aperto le porte il nuovo Open Innovation Center del gruppo Sella dedicato all’innovazione che genera impatto positivo. Dopo quello storico di Biella, nel lanificio Maurizio Sella dove dieci anni fa è nato SellaLab, e quello dedicato al fintech a Milano, è la volta di Torino. Corso Galileo Ferraris, a fianco della Galleria Civica d’Arte Moderna & Contemporanea, alle spalle dell’Unione Industriali, sotto lo sguardo (se solo voltasse il capo, dall’alto della colonna) di Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia. 

Ma non parliamo di un semplice edificio e per saperne di più ci si può immergere nella lettura e nella navigazione del longform multimediale di Sella Insights sulla rete degli Open Innovation Center. Scorrendolo, verso il fondo, trovate una infografica che racconta con un espediente interattivo come la banca e il gruppo Sella hanno ampliato nel tempo la loro presenza sul territorio, “Una crescita – spiega l’articolo - che coinvolge un’intera comunità che cambia nel tempo evolvendosi grazie alle tecnologie evolute ma preservando i propri valori, il proprio vissuto, le proprie radici. In fondo è anche questa la ricetta vincente per scrivere nuove pagine di futuro”.


Ed è proprio da qui che, tornando a parlare di storia, questo Appunti d’archivio vuole partire.

L’Open Innovation Center di Torino è uno spazio fisico dove relazione e consulenza incontrano l'innovazione per generare un impatto positivo sul territorio che li ospita. Uno spazio pensato per co-creazione e contaminazione di idee, un luogo nei fatti al servizio di aziende e privati, ma anche di soggetti come Università e centri di ricerca. Insomma, un vero e proprio luogo d’incontro realizzato nel massimo rispetto di valori di sostenibilità, aperto a un confronto sia interno che esterno recependo – con la dovuta rilettura – anche l’esperienza acquisita nei dieci anni di attività di Sellalab nel primo Open Innovation Center realizzato nel Lanificio Maurizio Sella a Biella. 

Ma qui non racconteremo questa struttura, per quanto eccezionale nella concezione e realizzazione, bensì quel traguardo che rappresenta. Il punto di arrivo (per ora) di un lungo cammino. Un percorso che svela valori, scelte imprenditoriali, attente valutazioni, intuizioni e visioni, espressioni nel tempo del gruppo Sella che permettono di comprendere il senso di questa apertura proprio a Torino e proprio qui.  

Un passo indietro. O forse avanti

Ora però dobbiamo fare un salto indietro nel tempo. Un bel salto, quasi 140 anni. È un lunedì mattina e ci piace immaginarlo pieno di sole quel 23 agosto 1886 quando il giovane ingegnere Gaudenzio Sella con i primi pochissimi collaboratori (due o tre) apre la porta d’ingresso su quello che era il centro cittadino di Biella: via Umberto (oggi via Italia), avviando l’attività della nuova “ditta bancaria”, come si diceva allora, la Gaudenzio Sella & C.i. I primi passi e quelli immediatamente successivi sono accorti e prudenti. Lo testimoniano le parole stesse del gerente e co-fondatore presenti nella ricca collezione di suoi scritti e annotazioni conservata nell’Archivio Storico Sella. Lette oggi assumono quasi la natura di “codice”, anche etico, che ben ci mostra l’attenzione posta nelle più piccole attività come nelle scelte primarie con il medesimo riguardo. Passi prudenti, quando e come occorrono. Dobbiamo attendere il 1898, tredici anni, per il primo passo, ossia il trasferimento della prima sede al nuovo stabile del “Palazzone” (oggi sede biellese di Banca Patrimoni Sella & c. Solo 250 metri, ma che mostrano appieno la capacità di saper cambiare all’occorrenza, muovendosi. Saper andare verso i clienti, aumentando sempre visibilità e reputazione. Sapendo restare fermi, se invece è meglio. Arriva la Belle Époque, ma arriva anche la grande guerra, la crisi del 1929. La Gaudenzio Sella & C.i sa controllarsi, è attenta e resta ferma (non nei rapporti di affari, però). All’inizio del ‘900 il biellese vantava una decina di ditte bancarie locali, già negli anni ’30 ne erano sopravvissute solo un paio. Chi ce l’ha fatta, e non a caso, può rimettersi in cammino. Nel 1937, quella che nel frattempo è diventata BancaGaudenzio Sella & C, apre la sua prima succursale a Ponzone di Trivero, nel vercellese, terra di lanieri, grande affinità con le radici imprenditoriali Sella. Purtroppo Gaudenzio Sella non vide una succursale Sella. Morì nel 1934, ma il suo contributo resta fondamentale. Aveva aperto e segnato la via. I figli Ernesto e Giorgio si trovarono a gestirne l’eredità, anche morale. Il mondo stava ripartendo, restare al passo era vitale. Si comincia così a capire che parole come istinto o fiducia vanno integrate con strategia, relazioni, imprenditorialità.  

La collezione di scritti e appunti di Gaudenzio Sella conservati nell’Archivio Storico



Il tempo della guerra e il dopo-guerra

I progetti vanno studiati e messi in atto con estrema professionalità. Con grande chiarezza di intenti la giovane Banca Gaudenzio Sella nel 1941 ottiene da Banca d’Italia l’autorizzazione ad assorbire la Banca di Biella in difficoltà (la cui ex sede verrà subito trasferita per poter aprire una propria succursale).  Gli anni del boom sono alle porte, nascono nuovi soggetti sociali: i “media”. Indicano e forzano i comportamenti, l’attenzione all’immagine diventa quasi obbligatoria. Mostrarsi anche di successo: così nel 1957 arriva la prima succursale in Biella città, precisamente nel quartiere Chiavazza (ricordiamocelo perché tornerà…) e a seguire nel 1961 un balzo nell’allora capoluogo di provincia, a Vercelli. Questa era certo un'apertura a nuove realtà economiche (agricoltura rispetto al tessile biellese), ma non solo. Banca d’Italia aveva chiuso la sede a Biella rimanendo a Vercelli. E le relazioni (strette) contano. In quegli anni le aperture bancarie erano ancora commisurate da Banca d’Italia. Domande di apertura  vagliate e autorizzare e la normativa era decisamente restrittiva nei fatti, soprattutto per le realtà di piccole dimensioni. Ecco, non basta più solo essere una banca, occorre dimostrare di saperlo essere, dotarsi di strumenti e strutture adeguate e saper valutare imprenditorialmente il proprio impatto nella società.  E Banca Sella lo fa. Nel 1965 la trasformazione in SpA e si diventa BANCA SELLA.  Si passa da “accomandita” in SpA. Nel passaggio, inevitabilmente, si “sacrifica” il nome di Gaudenzio (ma resta il suo ritratto in tutte le sedi) che però trasforma il brand in un elemento dirompente. Ora il riferimento è tutta la Banca, non solo la persona. Peraltro settant’anni più tardi sarebbe arrivata l’evoluzione da Banca ad un concetto che unisce valori aziendali e familiari con nuove sfide: l’espressione di un ecosistema, il tutto nel brand Sella.  

Dagli anni ’60 in poi

Interni della storica sartoria Greco di piazza Castello dopo i recenti interventi di restauro promossi dal gruppo Sella. Appare evidente l’adozione di grande componente innovativa tecnologica nel massimo rispetto conservativo degli ambienti. Al centro si può notare il ritratto del fondatore Gaudenzio Sella presente ancora oggi in ogni succursale Banca Sella

 

Ma torniamo ai nostri magici ’60. Il costume sta cambiando, il territorio evolve, nord e sud son più vicini grazie all’Autostrada del Sole. Tutto questo “riunire” rischia di appiattire. Emergono segnali sono quasi contraddittori. I territori si avvicinano, quindi sono più simili, ma proprio affiancarsi evidenzia le differenze e mostra le proprie dimensioni socioeconomiche. E anche “come comunicare” sta cambiando: d’altronde sempre più le dimensioni, contano. Obbligo: crescere. Indispensabile farlo purché si acquisisca una capacità di saperlo fare. E ancora una volta ci sappiamo adattare. Nel 1966 viene completata una nuova sede “non più in affitto, costruita su misura, con criteri moderni” e non si parla solo di scelte architettoniche. Sì, si richiede un progetto all’archistar Giò Ponti, (poi non scelto): meno apparenza, ma probabilmente più sostanza: tecnologie all’avanguardia, attività in cui siamo “i primi a farlo”. Si deve crescere: numeri, volumi, dipendenti, sedi. E si cresce. Insomma, nuovamente tutto sta cambiando. Ma affinché “nulla cambi” (mantenendo lo status di innovatori prudenti ma coraggiosi) bisogna insistere sul crescere.  Forse è in questo periodo che il cammino si biforca, anche se curiosamente si riunisce più avanti. La normativa bancaria vigente in quegli anni era la Legge del 1936 (il nuovo Testo Unico Bancario arriverà nel 1993) e Banca d’Italia, semplificando, controllava e decideva.  Internamente cambiano i vertici aziendali Banca Sella. Ma un tema resta centrale: come crescere? Con prudenza sempre, però con nuove competenza e grande capacità nel guardare avanti prevedendo gli scenari a venire. Ma occorreva compiere una scelta. Dove e come espandersi? Milano? O Torino?

Gli anni ‘70

È a metà degli anni ’70, precisamente nel 1975, che si apre un ufficio di rappresentanza a Torino e l’anno successivo a Milano. E dal 1977 al 1978 si aprono tre succursali Castiglione Torinese, Romano C.se e Settimo Torinese. Nel 1979 uno sportello interno allo stabilimento Nebiolo. Storia interessante: la ditta nasce fonderia, rilevata nel 1878 da un suo operaio che la porta in breve tempo a diventare una delle maggiori industrie italiane legate alla tipografia. Diversifica, cresce e prende FIAT nel proprio azionariato. Poi fallisce nel 1993, ma noi restiamo sportello interno nella sua nuova sede FIAT Hitachi a San Mauro T.so. Ma questa è un’altra storia, almeno per ora…Intanto, ricordate i vincoli ad aprire a propria scelta? Si adotta una strategia sottile. Per realizzare una succursale occorrevano tempi lunghi, ma Banca d’Italia vedeva con più tolleranza l’apertura di “sportelli leggeri”. Ossia sportelli non a piena operatività, ma una sorta di servizi a soggetti terzi. A comuni con sportelli stagionali o cassa e cambio, le tesorerie a domicilio, le esattorie o infine quelli interni ad aziende se ne intuì la potenzialità.

Gli anni ‘80

Tempi veloci d’apertura, meno adempimenti, strutture leggere così da poter accedere ad un territorio, in modo quasi informale, facendosi comunque conoscere e conoscendo. Nel 1983 Banca Sella aprì ben 7 sportelli “leggeri” in Piemonte.  Ma i tempi erano ora maturi per un grande passo.  Nel 1984 si aprì in centro a Torino, in piazza Castello. Non c’era permesso per una nuova succursale, così si decise di trasferirne una attiva e si scelse Chiavazza, proprio la prima di Biella. Ricorda Alfredo Zambanini per anni Direttore della banca: “Un grosso impegno in termini di energia entrare in Torino, nel capoluogo di regione. Un grande impegno organizzativo. Riunioni su riunioni, al sabato, anche in 20 o 30 (che per la dimensione di allora erano tante persone) analizzando e valutando tutti gli aspetti.  Si comprese subito di dover dar forza all’immagine di credibilità dell'istituto. 

Piazza Castello a Torino, da sempre il “centro del centro”. Da sin: Piazza Castello nella rappresentazione del Theatrum Sabaudiae 1682. In una cartolina dei primi anni ’60. La piazza oggi. Ancora oggi una sola banca è presente nella piazza: Banca Sella


Oggi è scontato dar valore alla reputazione, allora no. Si scelse di legare l’immagine alla tradizione.  E la scelta fu semplice, ma efficacissima: Posizionare in quella, e in tutte le sedi a venire, l'ovale con il marchio Sella abbinato all’indicazione “Fondata nel 1886”.   Come un marchio di fabbrica, chi non ci conosceva poteva subito capire che avevamo già una storia, quasi di un secolo di storia”.  Venne ingaggiata la Doxa, allora leader nelle indagini statistiche e di mercato, che suggerì, dovendo aprire, di andare nel centro del centro, in piazza Castello, e si cercò il punto preciso trovandolo di fronte a Palazzo Madama, affianco alla sede della Regione Piemonte, più in là Palazzo Reale, il Teatro Regio. Icone cittadine, che ci potevano promuovere a pari rango. Anche i tendoni parasole del porticato vennero personalizzati col marchio, non poche acrobazie burocratiche ma la scelta si rivelò perfetta. E comunque, ancora oggi, in Piazza Castello “la Sella” continua ad essere l’unica banca presente. In quel periodo tutti gli operatori finanziari stanno cambiando il passo, il mondo cambia e Banca Sella cambiare anch’essa, evolve, con grande efficacia. 

Gli anni ’90 

Questi anni rappresentano un periodo di grandi novità in materia finanziaria e creditizia. Solo per citarne qualche intervento legislativo che ben coglie l’evoluzione in atto: 

1991 - Legge n.1 Disciplina dell’attività di intermediazione mobiliare, vennero create le SIM: La legge ha costituito uno spartiacque per il sistema finanziario italiano.
1993 - Emanato il Testo Unico Bancario d.lgs. 1° settembre 1993, n. 385
1998 - L'istituto delle SIM è regolato dal d.lgs. 24 febbraio 1998, n. 58

 

Da sin: Salone ed esterno dell’agenzia di piazza Castello a Torino alla fine degli anni ’80. Si notano gli sportelli “a confessionale”, strutture innovative ai tempi e componente primaria dell’immagine coordinata sin da allora adottata da Banca Sella. A destra: L’esterno della succursale di Torino corso Francia nei primi anni ’90. Sulla destra, dopo l’insegna, il biscotto con la scritta “Fondata nel 1886”



Torino, adesso, viene valutata un terreno fertile per crescere e svilupparsi. E si punta sull’apertura delle succursali sul territorio. Nel corso degli anni ’90 la Banca si avvicina a 300 succursali nazionali e solo a Torino ne vengono aperte 20.  Le prime 7 sono evoluzioni di quelli “sportelli leggeri” di cui abbiamo parlato prima, che diventano velocemente succursali a piena. Negli anni viene poi completato un piano articolato e complesso. In parallelo, le nuove opportunità in materia di finanza e mercati mobiliari vengono subito colte dalla Banca che nel frattempo ha costituito formalmente il Gruppo Banca Sella:
 1988 viene costituita la società Intermix Commissionaria, che nel 1992 diviene Gestnord Intermediazione SIM pa
1993 Gestnord Intermediazione SIM pa acquisisce l’attività dello Studio Coppa Agenti di cambio a Torino

Gli anni 2000

Ed è agli albori del nuovo millennio che viene costituita Sella Investimenti Banca che nel 2005 diventa Banca Patrimoni & Investimenti. Nel 2007 incorpora Sella Consult SIM e dalla fusione nasce Banca Patrimoni Sella & C. Nel 2010, con un importante operazione immobiliare, Banca Patrimoni Sella & C. acquista Palazzo Bricherasio, altro simbolo cittadino a due passi da piazza San Carlo. E in una crescita continua, nel 2013 Banca Sella torna ad aprire una nuova succursale cittadina, la ventitreesima.

Fino ad oggi

Nel 2018 il Gruppo cambia nuovamente pelle, diventa Sella, e anche questa è un’operazione dai profondi significati e messaggi. Una narrazione che passa per parole nuove: co-intelligenza, co-creazione, contaminazione di idee, sostenibilità, apertura e quel territorio che in fondo c’è sempre stato. Una nuova visibilità che diventa essa stessa portatrice di significati: infatti si trovano già pubblicazioni che dedicano spazio ai due interventi torinesi di ristrutturazione targati Sella: il palazzo in corso Galileo Ferraris, noto per essere stato sede della Juventus, e lo storico negozio Greco, in piazza Castello, che negli anni era diventato una sede della Banca, nel rispetto di un'altra icona del territorio. 

E tutto questo crescere, evolversi, cambiare nel segno dell’innovazione, queste due strade di sviluppo su territorio e specializzazione di più soggetti e attività, si unisce, traducendosi nella nuova sede appena inaugurata, il nuovo Open Innovation Center. Una struttura che apre le porte alla relazione con il territorio, alle sue aziende, ai suoi professionisti, rendendo ancora una volta tangibile la visione del futuro. Ma tutto questo diventerà storia fra un po', e, per noi che di storia ci occupiamo, vuol dire solo una cosa: lasciare la parola ai fatti.  

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