Quel pezzo di lamiera si trasforma in qualcosa di speciale. Andrea e l'arte della manutenzione della motocicletta
La sua prima moto comprata a 24 anni - si tratta di una BMW R 80 G/S del 1980 che lo accompagna ancora oggi - l'ha modificata mille volte ed è l'unica moto che non ha mai veduto né venderà mai. Per intenderci, Andrea Erba, responsabile del team UX- UI in Fabrick, non è uno che sceglie dove andare in base alla moto. È uno che modifica la sua moto in base alla destinazione. Da più di vent'anni compra moto vecchie ed usate e le ricostruisce customizzandole.
Quali sono stati i viaggi indimenticabili?
A me piace più l'avventura motociclistica che il viaggio in strada. Con la mia moto vado al lavoro tutti i giorni e ho fatto il mio viaggio di nozze in Corsica. Inoltre, sono stato tre volte nel Sahara. Dormivamo in tenda e ci spostavamo fra le dune. È stato molto faticoso, perché la sabbia del deserto è tipo borotalco ed entra ovunque e quindi la moto diventa molto pesante. Però sono state avventure incredibili: ricordo uno dei cieli più belli mai visti di notte, quando eravamo accampati in mezzo al nulla, un'esperienza pazzesca. Oppure quando ho fatto un coast to coast da Roma alla costa adriatica abruzzese tutto in fuoristrada accampando in mezzo ai boschi, un bel viaggio avventuroso.
Chi fa fuori strada sa che può incorrere in mille difficoltà. È una scuola di problem solving straordinaria perché devi sapere sempre cosa fare
Ti sei mai trovato in difficoltà?
Certo! Chi fa fuori strada sa che può incorrere in mille problematiche che deve imparare a risolvere. È una scuola di problem solving straordinaria, perché devi sapere sempre cosa fare: ho visto motociclette tirate su con le corde da un dirupo, altre talmente impantanate da rimanere verticali, o completamente sommerse d'acqua. Una volta si è scatenata una tempesta e la stradina dove avevamo parcheggiato le moto in men che non si dica si è trasformata in un torrente: abbiamo dovuto rincorrerle. Poi ci sono altri imprevisti che è più difficile immaginare come quando eravamo in Tunisia ed è scoppiata la primavera araba: siamo riusciti a prendere un traghetto in maniera rocambolesca per tornare in Italia, affrontando dei rischi non indifferenti.
Quando hai cominciato a mettere mano alle moto?
Io sono una persona che adora imparare, sono molto curioso e mi è sempre piaciuto mettere mano alle cose. Ho iniziato a frequentare l'officina del mio meccanico sotto casa e da lì mi sono appassionato alla personalizzazione delle moto e quindi ho iniziato a studiare il motore, il carburatore, i vari componenti, l'impianto elettrico e a fare esperimenti. Ovviamente all'inizio la mia percentuale di fallimento era altissima, ma col tempo ho acquisito tutte le competenze necessarie comprese quelle legate al mondo della carpenteria metallica: la saldatura, la curvatura e la battitura. Finché con due vecchi amici ho aperto un laboratorio: la prima moto che abbiamo fatto l'abbiamo venduta subito ed è stata pubblicata su un'importante rivista di settore. Oggi, posso tardare anche più di un anno a finire una moto, ma posso permettermi di improvvisare grazie a tutte le competenze che ho acquisito nel tempo, a suon di fallimenti, di errori, di tempo e fatica, anche se nel mio mondo non smetti mai di imparare.
Precisione e creatività, il mix è possibile?
Io sono uno che aspira a essere preciso ma che di fatto non lo è. Cerco di unire la necessità di seguire dei procedimenti alla mia natura che inevitabilmente mi porta fuori strada. A volte sposto gli oggetti e poi fatico a trovarli, ma chi lavora in officina sa che quando ti casca un bullone finisce nel posto più recondito possibile, o che capita spesso di credere aver pianificato il lavoro alla perfezione e poi ci si trova costretti a ricominciare da capo. Uno degli aspetti più complessi di chi fa questo lavoro è riuscire a mantenere l'attenzione nel dettaglio senza perdere di vista la prospettiva generale: se trascuri uno di questi due elementi, ecco che a un certo punto c'è qualcosa che non torna.
Quando parto da un pezzo di lamiera quadrato riesco a tirar fuori qualcosa di sinuoso, lucido, esteticamente bello. Che soddisfazione
Cosa ti stimola di più in questa tua passione?
Per me è fondamentale cercare sempre il mio stile: una moto che porta il mio nome deve essere in qualche modo riconoscibile. Inoltre, io cerco di acquisire sempre nuove competenze, di migliorarmi continuamente per potermi esprimere al meglio e non perdere delle opportunità. Infine, secondo me bisogna sempre trovare piacere del fare il proprio lavoro. Quando parto da un pezzo di lamiera quadrato e riesco a tirar fuori qualcosa di sinuoso, lucido, esteticamente bello, capisco che ne è valsa proprio la pena.
Come coniughi la tua passione con il tuo lavoro?
Secondo me non bisognerebbe mai perdere la manualità, qualunque essa sia, dal piccolo orticello sul balcone alla cucina: ogni attività che prevede l'uso delle mani ci mantiene legati alla dimensione materiale e a quella del gioco, che vanno preservate per mantenerci svegli, attivi e reattivi. Sul lavoro ci viene richiesta la capacità di problem solving e questa freschezza mentale è utilissima. A me piace prendere il martello, il sacco di sabbia, la lamiera, batterla e piegarla e vedere come una materia così orgogliosa e rigida diventa malleabile. E più la usi, più ci parli più capisci come reagisce e quindi più la porti dove vuoi tu. Questo per me è sempre un fattore di sorpresa e di gioia.