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Ivrea e il suo carnevale, oltre la battaglia delle arance. "Così sono diventata la Mugnaia, icona di un'intera città"

Ivrea e il suo carnevale, oltre la battaglia delle arance.
Maria Domenica Venditti

Maria Domenica Venditti oggi è responsabile della succursale unificata Ivrea-Banchette di Banca Sella, la stessa in cui ha fatto il suo ingresso per la prima volta ventidue anni fa. In mezzo c'è un percorso di crescita in diverse realtà dell'alto Piemonte: Montanaro, Rivarolo Canavese, Ivrea. "Ricordo che quando mi è stata affidata per la prima volta la guida di una succursale mi sentivo impreparata: poi ho capito che il segreto di un ruolo di responsabilità è lavorare bene con la propria squadra. Per me è essenziale stare in mezzo ai miei ragazzi, ai clienti, al territorio, alla mia città".

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Per chi è di Ivrea, il carnevale è storia, tradizione, orgoglio, unione, senso di appartenenza e, soprattutto passione: perché senza passione queste tradizioni non andrebbero avanti".

La città di Domenica è Ivrea e quando ne parla trapela tutto il suo orgoglio di eporediese: "Per me Ivrea è la città più bella e più viva d'Italia", dice senza mezzi termini. Una località conosciuta nel mondo per la Olivetti e per il suo carnevale storico che da secoli la contraddistingue e che ancora oggi è tra i più conosciuti in Italia e al mondo. 

Le origini dello Storico Carnevale di Ivrea si perdono nel mito. Oggi questa manifestazione è nota soprattutto per la battaglia delle arance, un rito collettivo che rappresenta il momento di maggior partecipazione della comunità e che rievoca la ribellione del popolo contro il Marchese di Monferrato che affamava la città intorno all'anno 1200. Gli aranceri, divisi in nove squadre, rappresentano il popolo mentre i tiratori che passano sui carri trainati dai cavalli raffigurano le armate del Feudatario. "Tutti recitano una parte di un unico grande spettacolo. La battaglia si basa su regole non scritte tramandate da generazioni e condivise da tutti i partecipanti che in quel momento si sfidano con ardore ma che poco dopo si danno la mano in segno di lealtà e riconoscimento". Anche chi non partecipa alla battaglia condivide questo momento indossando il classico berretto frigio: un cappello rosso a forma di calza che rappresenta l'adesione ideale alla rivolta e quindi l'aspirazione alla libertà, indumento indispensabile in quei giorni per non essere fatti oggetto di "gentile e moderato getto d'arance".

La battaglia delle arance è però solo uno degli aspetti di un carnevale che nei secoli è diventato una festa popolare dal valore simbolico a cui tutti gli eporediesi sono strettamente legati. La manifestazione affonda le sue radici nel Medio-Evo e assume l'inquadramento moderno in epoca Napoleonica, quando vengono introdotti molti dei personaggi principali che la caratterizzano: il Generale con il suo Stato Maggiore, il Gran Cancelliere, la schiera di pifferi e tamburi. Tanti altri personaggi inseriti successivamente compongono il corteo storico, come il Magnifico Podestà garante della libertà cittadina, gli Alfieri con le bandiere, gli Abbà, bambini che rappresentano le cinque antiche parrocchie di Ivrea e, fra tutti lei, la vera protagonista del carnevale, Violetta, la Vezzosa Mugnaia con la sua Scorta d'Onore e il suo sposo, il Toniotto.
"Ognuno di questi personaggi ha un ruolo unico e indispensabile allo svolgimento del carnevale all'interno di un cerimoniale gelosamente custodito e rispettato che coinvolge gran parte della comunità eporediese. Per chi è di Ivrea il carnevale è storia, tradizione, orgoglio, unione, senso di appartenenza e, soprattutto passione: perché senza passione queste tradizioni non andrebbero avanti". 

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Nel carnevale tutti entriamo a far parte di un meccanismo, di un gioco delle parti, di una magia che ci porta lontano dalla vita di tutti i giorni

Come nasce il tuo legame con il carnevale?
Io devo ringraziare la mia famiglia e in particolare mio nonno che, immigrato ad Ivrea per lavorare in Olivetti, si è appassionato subito a questa manifestazione. Ricordo quando stavo assieme a lui di fianco ai pentoloni in cui si cuocevano le fagiolate, ricordo i carri, le majorette, la lunga distesa di berretti rossi e le serate passate a guardare e riguardare i filmini che girava con la sua cinepresa. Nonostante mio nonno sia mancato quando avevo solo undici è stato lui a trasmettermi questa passione e io sto facendo altrettanto coi miei nipotini.

Nel corso degli anni qual è stato il tuo rapporto con il carnevale?
Il carnevale di Ivrea è una grande macchina che si muove grazie a tantissimi volontari e durante la manifestazione ci sono moltissimi eventi che richiedono una intensa preparazione. Io, come tanti altri, ho cominciato a collaborare passando, attraverso le varie fasi dell'età, a ricoprire ruoli sempre diversi e a fare tante esperienze bellissime. Anche se per tutte le bimbette eporediesi, se ti appassiona il carnevale, c'è solo un sogno che è quello di rivestire i panni di Violetta, la Mugnaia: un sogno che per me si è avverato nel 2017. 

Cosa rappresenta questo personaggio?
Violetta, "la Vezzosa" rappresenta la figura centrale dello Storico Carnevale di Ivrea. Tra storia e leggenda, il personaggio della Mugnaia è un simbolo di libertà perché diede il via alla rivolta popolare quando uccise il Marchese di Monferrato che, oltre a vessare gli abitanti di Eporedia, esigeva di trascorrere la prima notte di nozze con le spose, secondo la pratica dello ius primae noctis. La Mugnaia è diventata il personaggio principale del carnevale proprio perché riassume in sé tutti i valori di unità, fratellanza, libertà di un'intera comunità. Durante il carnevale, la Mugnaia ha diversi compiti: accompagnata dal Generale, dalla sua scorta e dagli altri personaggi del corteo storico, guida la sfilata attraverso il centro della città nella sua prima uscita a piedi e poi a bordo del cocchio dorato e interviene in diverse cerimonie in cui si tramandano le tradizioni legate al carnevale valorizzando, con la sua presenza, i riti e rappresentando un simbolo di continuità con il passato. 

È vero che l'identità di Violetta è tenuta in gran segreto fino all'ultimo momento?
Mentre i nomi di chi interpreterà i vari personaggi vengono diffusi in anticipo, l'identità di Violetta viene tenuta segreta sino alla sera del sabato di carnevale, quando la Mugnaia viene presentata alla cittadinanza dal balcone del municipio. A Ivrea c'è un gran lavoro per la ricerca di Violetta, un lavoro che sfugge ai nostri occhi e che sfuggiva anche ai miei. La tradizione vuole che la scelta sia molto ponderata: un gruppo di persone, di "cerca mugnaie", con una lunga esperienza e profondamente legate al carnevale, identifica la potenziale Violetta dopo un attento percorso di studio. Il cerimoniale vuole che per galanteria venga prima consultato il marito della prescelta che infatti deve essere sposata oltre ad essere nata ad Ivrea. 

Come hai vissuto la tua investitura?
Proprio perché l'identità della Mugnaia è tenuta nascosta fino alla fine, la parte più difficile per me è stata riuscire a gestire l'emozione: non potevo far trapelare nulla, nemmeno con le persone più care. Mentre venivo guidata in gran segreto nella preparazione, avevo un'emozione che avrei voluto gridare e invece dovevo continuare la mia vita come se nulla fosse successo. Sono stati due mesi complicati da gestire, anche perché in città più si avvicina il carnevale e più c'è fervore e le persone provano ad indovinare chi potrebbe essere la Mugnaia. Tutto questo viene comunque fatto con molto rispetto: nessuno infatti sporcherebbe la tradizione, se qualcuno venisse a sapere con certezza il nome della Mugnaia, non lo direbbe, anzi farebbe di tutto per depistare gli altri. Nel carnevale, tutti entriamo a far parte di un meccanismo, di un gioco delle parti, di una magia che ci porta lontano dalla vita di tutti i giorni. 

Come è cambiata la tua vita dopo questa esperienza?
Io mi sento molto fortunata ad avere avuto questo onore perché chi fa la Mugnaia si mette di fatto al servizio della città. Violetta è un simbolo e paradossalmente potrebbe anche non avere volto. Certo, non posso dire che la mia vita non sia per nulla cambiata: io sono una persona sobria, non mi piace molto mettermi in mostra e quindi sono dovuta uscire un po' allo scoperto. Ricordo che avevo il terrore di essere tradita dall'emozione, che la paura mi bloccasse, di non essere all'altezza del compito, invece per fortuna sono riuscita ad essere me stessa nonostante il momento di popolarità. Nei confronti della Mugnaia, come tutte le eporediesi, io ho sempre avuto una venerazione: Violetta è un simbolo che va preservato e protetto perché rappresenta tutte noi donne, un simbolo di libertà, di ribellione. Anche il mio carattere è un po' in linea con il suo: nella vita privata io sono una persona che sta alle regole ma quando sento che c'è qualcosa che non va, mi ribello. In maniera costruttiva, ovviamente.

Qual è il ricordo più bello?
Ho ricevuto tanto affetto. Ricordo quando sono stata presentata dal balcone di Piazza di Città e ho visto tutta la folla radunata a fare festa: è stata un'emozione fortissima. Tutte quelle persone, tutti quei berretti frigi rossi da lassù mi sembravano un enorme cuore, un cuore che unisce. Il cuore di una città intera.