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La disabilità vista con gli occhi dell'inclusione. L'impegno di Michela con Special Olympics

La disabilità vista con gli occhi dell'inclusione. L'impegno di Michela con Special Olympics
Michela Fenzi

Michela Fenzi, dal 1991 nel nostro Gruppo, si è sempre occupata di finanza: prima all'interno della business line Sella Financial Markets, poi nel controllo di gestione, in particolare nell'ambito dei servizi di investimento, e infine come Financial Business Partner in Banca Sella Holding per la Business Line Wealth and Asset Management. Ma Michela ha un'altra grande passione nella vita: quella per l'associazionismo e il volontariato. Passione che da anni alimenta partecipando al movimento degli Special Olympics. Con lei abbiamo voluto conoscere più da vicino questa realtà, nata più di cinquanta anni fa e che oggi coinvolge oltre 6 milioni di atleti con disabilità intellettiva in 180 Paesi del mondo impegnati a gareggiare in 32 discipline olimpiche attraverso programmi sportivi e educativi. E gli Special Olympics si sono tenuti da poco proprio a Biella: il passaggio della torcia, che segna l'inizio delle gare, ha fatto tappa finale in Nuova Sede.

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Il movimento degli Special Olympics nasce dall'iniziativa di Eunice Kennedy Shriver, sorella di John Fitzgerald Kennedy intorno agli anni Cinquanta dello scorso secolo. Nella numerosa famiglia Kennedy, infatti, c'è anche una figlia "speciale" Rosemary affetta da un deficit cognitivo. Eunice si rende conto che sua sorella diventa più calma e serena quando si unisce a lei in una regata o in una gara di sci e matura la convinzione che questo tipo di attività possano servire a superare l'emarginazione di cui sono vittime le persone con disabilità intellettiva.

Forte della sua straordinaria visione, ben presto il progetto di Eunice comincia a concretizzarsi: nel 1962 organizza il primo campo estivo nel parco di casa sua chiamato "Camp Shriver" e nell'estate del 1968 a Chicago si svolgono i primi giochi internazionali Special Olympics ai quali partecipano circa 1000 atleti disabili intellettivi provenienti da Stati Uniti e Canada. Nasce così Special Olympics International, un movimento internazionale che coinvolge milioni di atleti e centinaia di migliaia di volontari nella realizzazione circa 100.000 grandi eventi ogni anno. 

Michela, come ti sei avvicinata agli Special Olympics? 
Mio figlio Andrea, che ora ha 22 anni, gareggia nello sci alpino e nel nuoto per Special Olympics fin da quando era piccolo. Ho sempre condiviso il modo in cui Special Olympics si avvale dello sport come contenuto educativo per accrescere il grado di autonomia e di autostima in particolare delle persone con disabilità intellettive e quindi ho dato molto volentieri e con entusiasmo il mio contributo a questa associazione. Io mi occupo di coordinare le attività delle famiglie del Piemonte, in particolare ho organizzato l'accoglienza dei familiari degli atleti di tutta Italia in occasione dei giochi nazionali che si sono svolti lo scorso anno a Torino.

Cosa rappresentano per te questo tipo di manifestazioni?  
Gli Special Olympics sono una grande festa dell'inclusione e dell'amicizia. Chi partecipa a questi eventi non può non essere contagiato dall'atmosfera di festa e di coinvolgimento emotivo che li caratterizza: persone con e senza disabilità si ritrovano, tutti sullo stesso piano, a condividere sorrisi, abbracci e pianti di gioia. Gli atleti si cimentano nelle competizioni sportive per le quali si sono allenati per mesi e durante la premiazione vengono ripagati di tutti i loro sforzi. I volontari escono da questa esperienza arricchiti e con uno sguardo nuovo verso il mondo delle "diverse abilità". I familiari, che sovente hanno dovuto combattere contro pregiudizi ed emarginazione, vedono i propri figli finalmente integrati in un contesto che li valorizza e dove si sentono inclusi ed accettati.

Che ruolo hanno i volontari negli Special Olympics?
Il programma volontari è uno degli aspetti più significativi del movimento Special Olympics, non solo per il supporto pratico che i volontari danno agli atleti. L'esperienza di volontario offre a persone di ogni età, provenienti da scuole, università, aziende, società sportive, associazioni di volontariato, l'opportunità di conoscere da vicino le capacità delle persone con disabilità intellettive, educandoli ai valori fondanti della vita. Possono partecipare al programma volontari di Special Olympics Italia anche coloro che non hanno mai avuto esperienze di volontariato. Il motto dei volontari Special Olympics è: "Se uno sogna da solo è solo un sogno, se molti sognano insieme è l'inizio di una nuova realtà"

Ai Play the Games 2023 c'erano anche i volontari Sella: com'è andata?
Sono stati tre giorni veramente coinvolgenti. Noi volontari Sella eravamo impegnati in piscina e il nostro compito era quello di accompagnare gli atleti ai blocchi di partenza aiutandoli negli spostamenti, supportandoli e tifando per loro. Per me è stato molto bello poter condividere questa esperienza con altri colleghi: il fatto di vivere emozioni così forti ci ha subito accumunati e si è creato un clima molto sereno, di collaborazione e solidarietà. È stato stancante ma i sorrisi degli atleti e i ringraziamenti dei loro familiari ci hanno più che ripagati dello sforzo. 

Ci racconti qualche momento particolarmente appagante che hai vissuto in questa tua lunga esperienza?
È stato durante i giochi nazionali del 2017. Mio figlio Andrea gareggiava nel nuoto e sugli spalti fra i suoi compagni di liceo, c'era anche un ragazzo che, fino a quel momento, lo aveva escluso e gli faceva scherzi sgradevoli. Durante la gara invece ha fatto un tifo scatenato ed è stato il primo ad andarlo ad abbracciare. Da quel momento in poi il suo atteggiamento è cambiato, sono finiti i piccoli gesti di bullismo e con Andrea sono diventati buoni amici. Le persone che vedono gli atleti tramite il filtro Special Olympics non vedono in loro la disabilità ma vedono dei veri atleti che si allenano con impegno e determinazione per ottenere dei risultati. Queste esperienze ti insegnano a guardare la disabilità con occhi nuovi: gli occhi di chi vuole valorizzare i punti di forza piuttosto che le fragilità delle persone. Lo sport è in grado di cambiare la mentalità dei singoli e della società in generale nei confronti della disabilità, promuovendo una vera e concreta inclusione sociale delle persone con difficoltà. È una esperienza che consiglio di cuore a tutti!