Stories
Persone & Lavoro

Daniele e quello sport da supereroi. "Solo con motivazione e costanza si diventa Ironman"

Daniele e quello sport da supereroi.
Daniele Di Rocco al traguardo

Daniele Di Rocco lavora in Banca Sella dal 2008 a Roma. Ha iniziato come operatore di sportello per poi dedicarsi al mondo dei titoli fino a diventare responsabile di succursale, incarico che ricopre dal 2015. Una carriera impegnativa che gli ha richiesto molto impegno. Ma Daniele è uno che di sacrifici se ne intende perché è appassionato di uno sport fra i più esigenti al mondo: il triathlon nella sua versione più faticosa, ossia l'Ironman. Una passione che richiede forte determinazione, resistenza fisica e psicologica e, soprattutto, una preparazione costante e continua.

Condividi e partecipa alla discussione

La mia passione è tutto fuorché la gara in sé: sveglie all'alba, fatica, resilienza e sacrificio

Ciao Daniele, ci racconti esattamente in cosa consiste la tua passione?
Il triathlon di endurance e in particolare l'Ironman è una disciplina che consiste nel nuotare per 3.800 metri in acque libere, pedalare per 180 km ed infine correre una maratona di 42.195 metri. All'interno di tutto questo c'è la mia passione che è tutto fuorché la gara in sé: sveglie all'alba, fatica, dedizione, resilienza e tanto sacrificio.

Quando hai deciso di diventare un Ironman?
Vengo dal mondo del nuoto che ho praticato durante tutta la mia vita giovanile. Nel 2008 mi sono appassionato alla corsa su strada che mi ha portato a correre molte maratone. Poi nel 2017 ho comprato la mia primi bici da corsa e piano piano tutto è iniziato: dai primi triathlon sprint fino al primo Ironman a cui ho partecipato nel 2021 ad Amburgo in Germania.

Quanto tempo ti richiede questa attività e come riesci a conciliarla con il resto della tua vita?
Preparare un Ironman è molto complesso e a 42 anni, con una bambina di 7, oltre agli impegni lavorativi riesci a costruire un progetto sportivo solo se incastri le tue giornate come in un puzzle. Mi alleno tutti i giorni, spesso anche due volte al giorno: nuoto in pausa pranzo, corro la mattina all'alba e faccio delle sessioni indoor di ciclismo sui rulli sempre all'alba, oltre ad uscire in bicicletta nel fine settimana con altri amici appassionati. Ogni settimana copro almeno dieci allenamenti complessivi.

La tua famiglia condivide questa tua passione?
Mia figlia ha 7 anni e pratica nuoto da quando aveva 6 mesi. Da questa stagione è entrata nel vivaio di una società di nuoto romana: l'impegno è già notevole, ma per ora vince il suo grande entusiasmo, spinto anche molto dalla passione che vede in casa per lo sport. Mi segue ad ogni gara ed è sempre per strada a fare il tifo. Lei vorrebbe diventare una grande nuotatrice e io glielo auguro, raccomandandole di essere sempre prima di tutto appassionata a ciò che fa.

Hai mai dovuto affrontare dei momenti difficili?
I momenti difficili in una gara di molte ore sono sempre dietro l'angolo. Ricordo proprio nel mio primo Ironman ad Amburgo di aver sbagliato strada nella maratona finale, errore che mi ha portato a correre 45 km anziché i canonici 42.195 metri. Ricordo la frustrazione e il mio desiderio di fermarmi superato poi grazie al grande tifo della mia famiglia sul percorso. Il supporto della mia famiglia per me è fondamentale e devo ringraziare, in particolare mia moglie per la pazienza che ha nello starmi dietro.

Quali sono gli aspetti che più ami di questa tua passione?
Fare sport è ciò che mi rende felice e che mi spinge a dare il meglio negli altri ambiti della mia vita. Mi piace la fatica, dentro la quale costruisco molti progetti e abbatto molti pensieri, mi piace uscire dalla mia zona di confort. Grazie allo sport ho girato il mondo e ho visto tanti posti nuovi e a volte sconosciuti: Stati Uniti, Spagna, Irlanda, Olanda, in ogni paese trovi usanze e caratteristiche magiche. Fra i momenti più belli, ricordo la mia prima maratona a New York e l'Ironman che feci in Estonia, vicino a Tallin: viaggiavo con un amico, in quei posti non faceva mai notte e ci ritrovavamo a cenare alle 23 con una luce incredibile, pazzesco. 

Fare sport è ciò che mi rende felice e mi spinge a dare il meglio nella vita di tutti i giorni

Che rapporto hai con i tuoi avversari?
Alla mia età avversari non ce ne sono. Si gareggia per fasce di età e ormai i nomi che girano nel circuito sono sempre gli stessi. Abbiamo imparato a conoscerci, ci sentiamo, condividiamo sensazioni e in gara ci sfidiamo, ma sempre con il sorriso. Un aspetto molto bello di questo sport è senza dubbio confrontarsi con persone di culture diverse dai quali si impara sempre qualcosa da portarsi dietro nel proprio bagaglio culturale. Abbiamo tutti un unico obiettivo: qualificarci per il campionato del mondo di Ironman che si svolge ogni ottobre a Kona alle Hawaii. Quello è il gotha dei più forti.

Cosa consiglieresti a chi volesse avvicinarsi al mondo dell'endurance?
Non è sinceramente uno sport adatto a tutti e non so neanche se consigliarlo! Bisogna iniziare gradualmente, esplorando innanzitutto i singoli sport e cominciando dalle distanze più corte come i triathlon sprint che richiedono meno sacrificio e sono divertenti e un po' per tutti. Ognuno deve provare a mettersi alla prova cercando di essere sempre felice di farlo e senza sentirsi obbligato. Certamente, serve una grande resilienza, una grande determinazione e una grande voglia di rimanere per 365 giorni all'anno fuori dalla propria zona di confort. Ma posso dirvi che se si inizia¿ non si smette più.

"Swim, Bike, Run, repeat": è il motto del triathlon!