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Dai pozzi per l'acqua alle operazioni di cataratta contro la cecità. "Il mio cuore batte per l'Africa"

Dai pozzi per l'acqua alle operazioni di cataratta contro la cecità.
Maria Eugenia Veneri

Alcune persone nascono con una vera e propria missione: aiutare il prossimo senza aspettarsi nulla in cambio, senza nessun obbligo. È un compito spesso faticoso, fatto di impegno e sudore, di preoccupazioni ma anche di enormi soddisfazioni. Ce ne ha parlato Maria Eugenia Veneri, che lavora in Sella Leasing e che da ben dieci anni si occupa degli altri. Oltre ad assistere i nostri clienti nella fase di riscatto dei propri beni dopo il leasing, quando ne diventano proprietari, si batte quotidianamente per chi è meno fortunato e lo fa insieme alla sua famiglia. 

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La sua fondazione Semi di bontà - Carla Cecilia Onlus è nata proprio così, dall'amore di una famiglia e dalla volontà di fare la differenza onorando le parole di nonna Carla Cecilia, di cui la fondazione porta il nome: "fai tutto il bene che puoi, con tutti i mezzi che hai, per tutto il tempo che riesci". E i semi sono proprio loro, tutti i familiari che hanno ereditato e cercano di far germogliare la bontà di quella nonna che è stata così presente e amorevole. "Il logo della nostra associazione ci rispecchia appieno perché raffigura un albero che ha come tronco una mano femminile, e io in quella mano ci vedo mia nonna Carla", dice Carla. Ma dietro Semi di Bontà c'è molto altro.

Cerco di mettere in pratica tutto quello che ho imparato da giovane. Ho lavorato e studiato sia in Italia che all'estero, al Parlamento europeo, all'ONU e poi al Ministero degli Affari Esteri

Come nasce Semi di Bontà - Carla Cecilia Onlus?
Nasce circa dieci anni fa per concretizzare il sogno che ho sempre avuto da studentessa. Dopo la laurea mi ero posta due obiettivi: entro i trent'anni volevo girare tutte le capitali europee mettendo anche piede sui cinque continenti e poi volevo creare una piccola no profit. Arrivo da una famiglia che ha sempre alimentato e sostenuto la mia curiosità verso il mondo. Mi hanno fatto capire che non si è mai troppo piccoli per fare la differenza e "se pensi di essere troppo piccolo per fare la differenza, non hai mai dormito con una zanzara in una stanza". Lo diceva anche il Dalai Lama.  

Quanto sono stati fondamentali i tuoi genitori?
Senza di loro non avrei mai fondato Semi di Bontà, è stato proprio un lavoro di squadra. Quando ho spiegato loro quello che avevo in mente mi hanno detto sì senza esitazione. Sarebbero saliti a bordo e mi avrebbero coperto le spalle. Quando ci siamo ritrovati a scegliere il nome della fondazione è stato facile e, senza che ci fosse bisogno di grandi parole, l'abbiamo chiamata come la persona migliore che avessimo conosciuto, mia nonna. E il bello è che sono sempre stata una più da ali che da radici.
 
Cosa fai per la fondazione?
Cerco di mettere in pratica tutto quello che ho imparato da giovane: ho lavorato e studiato sia in Italia che all'estero, al Parlamento europeo di Bruxelles, all'ONU per l'Unesco e poi al Ministero degli Affari Esteri. Bisogna sapersi muovere e parlare con i giusti interlocutori. Passo spesso i miei weekend a rendicontare, cercare contatti, scambio mail e telefonate con i partner e cerco di identificare varie necessità a cui rispondere, anche sul nostro territorio, collaborando ad esempio con la Caritas di Biella. 

La prima volta non si scorda mai, con l'apertura del primo pozzo in Africa. Anche se poi di stazioni di lavaggio ne abbiamo fatte tante

Hai citato i partner di progetto. Ci spieghi meglio come funziona?
La gestione della fondazione è completamente familiare. Ci siamo io, i miei genitori, mia sorella, mia zia e mio marito. Non ci sono altri soci aggiunti, ma collaboriamo con oltre 150 persone che ci sostengono in vario modo, con donazioni ma anche con la loro presenza fisica sul territorio. Poi ci sono i partner ufficiali: ci inorgoglisce moltissimo la collaborazione con Emergency, Mani tese e Unicef. Ormai sanno di poter contare su di noi e rispondiamo sempre quando hanno bisogno di qualcosa. Inoltre, tengo ancora vivi i contatti dell'università tra professori o altre associazioni. Solitamente l'esigenza di un determinato progetto nasce proprio dal passaparola.

A quale progetto benefico sei più legata?
La prima volta non si scorda mai, il primo pozzo in Africa. Anche se poi di stazioni di lavaggio ne abbiamo fatte tante. Un altro progetto che mi sta molto a cuore è quello in collaborazione con il CBM di Milano con cui abbiamo pagato 14 operazioni di cataratta ad alcuni capifamiglia prossimi alla cecità. Con Avis invece abbiamo lavorato per somministrare a un gruppo di donne incinte vaccini sperimentali che permettevano di non trasferire la loro sieropositività ai feti. Sono nati 450 bambini sani. Per me è un orgoglio. 

Le difficoltà?
Il primo anno e mezzo è stato estremamente duro, soprattutto perché è difficile acquisire fin da subito credibilità per poter essere partner di progetti importanti. Le mele marce esistono dappertutto, ma per fortuna il nostro notaio ci ha aiutato molto a muovere i primi passi in sicurezza. La nostra carta vincente è stata non aver chiesto soldi a nessuno per i primi quattro anni della nostra attività: volevamo far capire che avendo tutti noi un lavoro che ci permetteva di vivere, stavamo facendo volontariato senza aspettarci nulla in cambio. Infatti, tutti i primi progetti li abbiamo finanziati completamente da soli. 

E dove trovi la forza di continuare?
Sarà che non mi è mai capitato di ricevere grosse porte in faccia, ma sapere che io e la mia famiglia siamo tutti accomunati da un unico obiettivo mi dà molta forza. A volte dobbiamo contenere il nostro entusiasmo: spesso avresti voglia di fare grandi cose però poi ti rendi conto che bisogna muovere passi proporzionati alle proprie possibilità. In ogni caso da questa attività ho un benessere personale di ritorno che mi fa stare in pace con me stessa, c'è un che di egoistico se ci pensi. 

Progetti futuri?
Sicuramente per quest'anno il tema principale sarà la lotta alla malnutrizione che specialmente in alcuni villaggi rurali in Africa può pregiudicare la sopravvivenza dei bambini. Stiamo valutando una nuova farina appena brevettata prodotta a partire dagli insetti. E poi vorremmo continuare con i nostri eventi per raccogliere fondi e trovare nuovi partner, io dico sempre ai possibili donatori che bastano nove euro per fornire un letto al riparo, una colazione e una doccia calda per una persona. Alla fine, i nuovi progetti sono sempre quelli che mi emozionano di più perché la strada è ancora tutta da tracciare. E io sono sempre pronta a mettermi in gioco.