Minibond: emissioni in calo nel 2023 ma per gli operatori il 2024 sarà l'anno della ripresa
Un 2023 con un primo semestre in marcato calo, per cresciuto nella seconda parte dell'anno e un 2024 su cui gli operatori ripongono fiducia per un recupero dei volumi. Nel 2023 le emissioni di titoli di debito per importi inferiori a 50 milioni di euro si sono fermate a 1,095 miliardi di euro contro 1,878 miliardi del 2022, di cui 687 milioni dalle sole Pmi. Anche le società emittenti sono scese a 165, dalle 268 del 2022, con 184 emissioni (l'anno precedente erano state 288). Dal 2013, anno in cui è partita la misurazione, il valore nominale totale dei minibond in Italia raggiunge così i 9,98 miliardi di euro (4,32 miliardi se si considerano solo le PMI) attraverso 1.679 emissioni. Continuano a crescere, invece, i minibond ESG, che hanno raccolto 351 milioni di euro, cioè il 32% del totale annuo.
Guardando alla classifica degli arranger bancari è emerso che Sella è tra quelli più attivi sul mercato italiano nel 2023 per numero di emissioni di minibond e per controvalore.
Sono queste alcune delle principali evidenze che emergono dal 10° Report Italiano dell'Osservatorio Minibond della School of Management del Politecnico di Milano (scarica qui il documento integrale) che vede tra i partner della ricerca anche Sella Investment Banking.
Secondo il direttore dell'Osservatorio Giancarlo Giudici “iIl 2023 ha visto un significativo calo delle emissioni di minibond e della relativa raccolta, legato all'aumento dei tassi di interesse, alle incertezze sul futuro delle garanzie pubbliche e alla frenata degli investimenti aziendali. Il dato interessante però, confermato dal recupero dei volumi delle emissioni di minibond nel secondo semestre dell'anno, è che gli operatori segnalano una buona pipeline di opportunità per il 2024. Inoltre - prosegue Giudici - nonostante il trend sfavorevole il 2023 ha segnato qualche piccolo record: ad esempio, le emissioni ESG (green bond e sustainability-linked bond) hanno raccolto ben 351 milioni di euro, ovvero il 32% dell'intera raccolta annuale, e il 26% degli investimenti tracciati in minibond è arrivato da banche e fondi esteri, un valore mai raggiunto fino ad ora”. Anche quest'anno infatti il Report dedica uno spazio specifico ai minibond ESG, emessi per finanziare progetti con impatto positivo sugli indicatori di sostenibilità: nel 2023 troviamo 16 green minibond e 21 sustainability-linked minibond, per un controvalore di 351,45 milioni di euro e una quota di mercato del 32%.
Proprio nell'ambito dei minibond ESG, durante la presentazione del rapporto è anche intervenuto Graziano Novello (Head of Private Debt della divisione Corporate & Investment Banking del gruppo Sella, al centro nella foto) nel tavolo tematico “I minibond per finanziare la transizione sostenibile durante il quale ha sottolineato come, tra gli strumenti di finanza alternativa, i minibond green e Sustainability Linked si stanno ritagliando un ruolo sempre più rilevante: “C'è un interesse crescente, perché si tratta di strumenti innovativi che possono supportare le PMI nel loro processo di trasformazione aiutandole anche a rivolgersi al mercato finanziario in modo diretto, tramite quotazioni di titoli in Borsa Italiana. Proprio per le loro caratteristiche peculiari, i minibond green e Sustainability Linked contribuiscono inoltre a finanziare la transizione sostenibile delle aziende incoraggiando specifici progetti e iniziative di investimento con impatti sociali e ambientali positivi”.
Le imprese emittenti
Per minibond si intendono i titoli di debito (obbligazioni e cambiali finanziarie) di importo inferiore a 50 milioni di euro, emessi da società italiane non finanziarie (in particolare società di capitale o cooperative aventi operatività propria) non quotate su listini aperti agli investitori retail, che rappresentano una forma di finanziamento alternativa e complementare al credito bancario per diversificare le fonti e accedere al mercato competitivo degli investitori professionali, per lo più in preparazione di successive operazioni più complesse come il private equity o la quotazione in Borsa.
Con questi parametri, l'Osservatorio ha censito fino ad oggi, nei suoi ormai 10 anni di attività, ben 1.158 imprese italiane che hanno collocato minibond: nel solo 2023 sono scese dalle 268 del 2022 ad appena 165 - 123 si sono affacciate al mercato per la prima volta e 123 sono PMI - per un totale di 184 emissioni contro le 288 dell'anno precedente. Si tratta per il 53,3% di SpA, il 45,5% di Srl, l'1,2% di società cooperative. La diminuzione delle emittenti riguarda tutte le fasce di fatturato ma soprattutto le imprese più grandi, quelle quotate sul listino azionario sono state 11 (in 8 casi su Euronext Growth Milan). Per quanto riguarda il settore di attività, il comparto manifatturiero è sempre in testa (29,7% del campione 2023) seguito dalle attività professionali (15,1%) e dal commercio (13,9%). Dal punto di vista geografico, la Lombardia è ancora prima per numero di emittenti (56), mentre la Campania fa un balzo al secondo posto (19) scalzando il Veneto, seguita da Emilia-Romagna e Lazio (15).
Mentre l'anno precedente aveva trainato la crescita del mercato, nel 2023 è sceso il flusso di raccolta dei basket bond, ovvero progetti di sistema volti ad aggregare le emittenti per area geografica o per filiera produttiva, anche attraverso operazioni di cartolarizzazione. Ai nastri di partenza ci sono però diverse nuove iniziative che lasciano ben sperare per il 2024.
Le emissioni
Il database dell'Osservatorio contiene 1.679 emissioni di minibond effettuate dalle imprese del campione (che spesso ne hanno condotte più di una) a partire dal 2013, per un valore nominale totale di 9,98 miliardi di euro, 4,32 miliardi se ci si limita alle PMI. Il 2023 ha contribuito con 1,095 miliardi di euro da 184 emissioni (contro le 288 del 2022), il 39% delle quali di importo inferiore ai 2 milioni di euro: il calo annuale sulla raccolta è pari al 42%, dovuto in gran parte al mancato contributo di circa 500 milioni di euro dai basket bond. La parte della raccolta annuale che compete alle sole PMI è di 687 milioni di euro, il valore medio tendenziale dei collocamenti nel secondo semestre 2023 è pari a 5,21 milioni di euro, contro i 7,48 del primo semestre.
Solo una piccola parte dei titoli è stata quotata su un mercato borsistico: nel 2023 tale percentuale è stata dell'8% (addirittura ExtraMOT PRO3 - ora Euronext Access Milan - è stato superato dai listini esteri, in particolare Vienna, con 3 nuovi titoli quotati contro 11). Per quanto riguarda la scadenza, la distribuzione continua a essere molto variegata, con una serie di titoli short term con maturity a pochi mesi ed emissioni a più lunga scadenza. Il valore medio del 2023 è 5,21 anni, in lieve calo rispetto al 2022.
La maggioranza dei titoli prevede il rimborso a rate successive, ma nelle emissioni a breve scadenza è relativamente più frequente la modalità bullet, con un rimborso integrale alla scadenza. Per quanto riguarda la cedola, si rafforza la tendenza a offrire una remunerazione variabile legata ai tassi di mercato: nel 2023 la troviamo in 98 casi (53,3%). Cresce decisamente la remunerazione offerta, in linea con la dinamica dei tassi sul mercato (la media è 7,17% per il tasso fisso e 6,69% per quello variabile). L'incremento è rispettivamente di 196 e 138 basis point rispetto all'anno prima. Anche nel 2023 si sono viste emissioni di minibond (21) con cedola indicizzata alla performance ESG dell'azienda.
I titoli senza garanzie, sulla scia dei provvedimenti emergenziali post-Covid, sono ancora una minoranza del mercato ma crescono dal 20% al 26%. Il ricorso al rating emesso da agenzie autorizzate è rimasto minoritario, solo il 28% delle emissioni l'ha richiesto. La motivazione principale del collocamento resta la crescita interna, seguita dal rifinanziamento del debito pregresso.
Per quanto riguarda gli investitori che hanno sottoscritto i minibond, il 2023 ha confermato il ruolo primario, sebbene in contrazione, delle banche italiane, che hanno sottoscritto il 28% dei volumi, seguite dai fondi di private debt italiani, stabili al 22%. Fondi stranieri e banche estere hanno incrementato in modo consistente la loro quota arrivando al 26%, mentre la Cassa Depositi e Prestiti ha coperto il 13% dei volumi tracciati. È sceso invece il volume dei titoli collocati su piattaforme di crowdfunding, passato da 37,7 milioni di euro nel 2022 a 22,2 milioni. Fra i fondi di credito specializzati sono arrivati nuovi player e altri hanno iniziato la raccolta.