L'impegno di Giada per l'inclusione sociale: «Vi racconto il mondo a tinte blu dell'autismo»
Dal 2007, anno in cui l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha costituito la Giornata Mondiale della Consapevolezza sull'Autismo, il blu è il colore dell'autismo. Un colore che per alcuni risveglia sicurezza e bisogno di conoscenza, per altri è sinonimo di fiducia, calma e razionalità. Per altri ancora il blu è il colore del mare che può essere brillante d'estate ma diventare anche profondamente scuro durante una tempesta. Non un solo blu quindi, ma tanti blu quante sono le varietà di autismo.
L'incontro di Giada Pedrotta con il mondo dell'autismo è stato improvviso e inaspettato. Tutto è successo una decina di anni fa quando a Leonardo, uno dei suoi figli, che all'epoca aveva poco più di due anni, venne diagnosticato un disturbo dello spettro autistico. Uno scontro, più che un incontro. L'autismo, infatti, è solito irrompere nelle famiglie in maniera inattesa, cogliendo impreparate le persone che si ritrovano, di punto in bianco, a dover gestire una realtà fino a quel momento sconosciuta ma che, proprio da quel momento, entra indissolubilmente a far parte della loro quotidianità.
Giada impara a conoscere il fenomeno dell'autismo grazie all'aiuto di professionisti del settore, alla condivisione con altre persone che si trovano nella sua stessa situazione, all'esperienza quotidiana con suo figlio e, con il passare del tempo, entra a far parte di una rete fatta di persone - genitori, volontari, professionisti - e associazioni di cui, presto, si fa attiva protagonista. Il suo impegno e la volontà di aiutare chi condivide le sue stesse difficoltà la portano a fondare un'associazione e ad aprire un centro educativo per bambini e ragazzi autistici. Il centro si chiama, non a caso, SpazioBlu. Questa è la sua storia.
Ciao Giada, come ti sei avvicinata al mondo dell'autismo?
Devo essere sincera, l'impatto è stato traumatico. All'epoca non avevo idea di cosa fosse l'autismo e di come avrei dovuto comportarmi con il mio bambino per aiutarlo. Poi ho fatto tanta formazione, ho assistito alle sedute di logopedia e terapia comportamentale che Leonardo faceva con medici ed educatori e ho imparato ad avere il giusto approccio. L'autismo è una condizione del neurosviluppo che ha come conseguenza una differente organizzazione del sistema nervoso: le persone autistiche vivono la realtà in modo differente e non è sempre semplice per loro rapportarsi con il mondo che li circonda.
Poi, però, il tuo impegno è andato oltre la tua sfera familiare...
Sì, grazie ad una mia collega, mamma di un ragazzo autistico, ho conosciuto l'Associazione Nazionale Genitori perSone con Autismo (ANGSA) di Biella, a cui ho aderito. Questa esperienza mi ha aiutato molto perché mi ha dato l'opportunità di far frequentare a mio figlio un centro specializzato e così ho pensato che sarebbe stato davvero utile replicare questa realtà anche nel mio territorio. Così, assieme ad altri genitori di Ivrea e del Canavese nel 2015 abbiamo costituito una sezione locale dell'ANGSA, dove aiutiamo le famiglie a risolvere le pratiche burocratiche, promuoviamo attività di formazione, raccogliamo i bisogni delle persone autistiche e delle loro famiglie, partecipiamo a progetti con altri partner del territorio per la sperimentazione di nuovi servizi.
E qual è stata la genesi di SpazioBlu?
All'inizio dell'estate del 2019 sono entrata in contatto con alcune realtà del mio territorio che avevano già realizzato delle iniziative a favore delle persone autistiche e che erano interessate a conoscere meglio le nostre esigenze per poter costruire un progetto. La creazione di un centro educativo ci è sembrata la soluzione migliore e più ambiziosa. Abbiamo costituito un tavolo e, nel giro di qualche mese, ha preso vita SpazioBlu. Ricordo ancora la prima cena che abbiamo organizzato nel centro con tutte le famiglie: è stato uno dei momenti più emozionanti di tutta questa esperienza, la realizzazione di un sogno.
Che tipo di attività svolgete in SpazioBlu?
Svolgiamo attività educative personalizzate - perché ogni persona autistica ha le sue peculiarità -, secondo le migliori tecniche validate dal servizio sanitario nazionale, per sviluppare le autonomie, acquisire nuove abilità consolidando man mano quelle esistenti. Organizziamo laboratori di teatro, di emozioni, di robotica, che permettono ai ragazzi di imparare divertendosi. Perché, anche nel nostro caso, la motivazione è tutto. Il nostro obiettivo è continuare ad accogliere sempre più bambini e ragazzi. Per il futuro abbiamo intenzione di realizzare un giardino, un orto e un ristorante per favorire l'inserimento lavorativo dei ragazzi in età adulta.
Quali sono le maggiori difficoltà che riscontri a livello personale e nella tua attività sociale?
A livello personale spesso devo fare i salti mortali per conciliare al meglio gli impegni familiari e lavorativi, anche perché, oltre a Leonardo, ho altri due figli. Sul territorio non è semplice perché siamo in pochi e tutti volontari, ognuno con mille cose da fare. Spesso i servizi offerti dalla sanità pubblica sono ridotti all'osso, per questo è importante che le persone abbiano accesso alle strutture private a prezzi ragionevoli. Tutto questo però vale la soddisfazione di riuscire a dare una mano ad altri genitori, soprattutto se pensiamo che l'incidenza delle persone autistiche è in aumento: si stima che in Italia un bambino su 77 sia autistico.
Che messaggio ti senti di dare alle persone che convivono con l'autismo e che magari si sentono sole o in difficoltà?
L'esperienza che vivo ogni giorno con Leo mi ha fatto crescere tanto, ho imparato a non dare tutto per scontato, a gioire per le piccole cose e a dare il giusto peso agli eventi che possono accadere ogni giorno. Certo, non è sempre facile, ma sono tanti i momenti in cui in famiglia ci guardiamo sorridenti e ci diciamo che se Leo non ci fosse, bisognerebbe inventarlo! Il messaggio che vorrei trasmettere è che non siete e non siamo soli, ci sono tante altre persone che hanno un familiare autistico e ci sono tante associazioni di genitori che si attivano per dare supporto. È un cammino da percorrere con tanto impegno, pazienza e fiducia ma grazie alle terapie comportamentali i bambini acquisiscono le abilità e le autonomie che servono per superare le difficoltà e vivere serenamente con se stessi, la propria famiglia e con gli altri.