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Italiani preoccupati per la pensione, solo uno su quattro ha già pianificato il proprio futuro.

Dalla ricerca di Sella SGR su un campione di 2.000 italiani tra i 25 e i 65 anni, emerge la fotografia di un Paese che considera importante investire sul futuro previdenziale (88%) ma è ancora poco attivo: meno del 10% conosce la propria situazione contributiva
Italiani preoccupati per la pensione, solo uno su quattro ha già pianificato il proprio futuro
La ricerca di Sella Sgr ha coinvolto un campione di 2.000 italiani tra i 25 e i 65 anni (Getty Images)

Solo il 25% degli italiani ha aderito a una forma di previdenza integrativa e meno del 10% conosce davvero la propria situazione contributiva, nonostante l’83% si dichiara preoccupato per la pensione. Tuttavia, il 70% sarebbe interessato a ricevere una consulenza personalizzata per pianificare il futuro finanziario e previdenziale.

È il quadro generale che emerge dalla ricerca sulla previdenza sostenibile di Sella SGR, società di gestione del risparmio del gruppo Sella, realizzata in collaborazione con Research Dogma per promuovere una cultura della pianificazione finanziaria di lungo periodo su un campione rappresentativo di 2.000 italiani tra i 25 e i 65 anni, equamente suddivisi per genere, area geografica e condizione lavorativa.

 

TFR: tra disinformazione e scetticismo

Tra le prime evidenze della ricerca che analizza la relazione degli italiani con il risparmio previdenziale, emerge che quasi la metà degli lavoratori dipendenti (49%) mantiene ancora il TFR in azienda. Le motivazioni prevalenti di questa scelta sono riconducibili a scetticismo (il 32% lo ritiene “più sicuro” e il 17% dichiara di “non fidarsi dei fondi pensione”) e a una carenza di informazione: il 18%, infatti, non è consapevole della possibilità di investire il proprio TFR, mentre l’11% riferisce di non aver mai ricevuto informazioni su soluzioni alternative”. Una percentuale minore ritiene inoltre che il TFR lasciato in azienda sia più liquido o presenti maggiori vantaggi fiscali, evidenziando un divario informativo significativo.
Tra coloro che hanno destinato il TFR a un fondo pensione integrativo, di categoria o aperto (51%), poco più della metà ha effettuato tale scelta in maniera consapevole e tempestiva, al momento dell’ingresso nel mondo del lavoro o comunque alla prima data utile. I restanti hanno invece fatto ricorso a questa opzione solo successivamente.

Pensione: italiani preoccupati, ma non del tutto consapevoli e poco attivi

L’83% degli intervistati è preoccupato per la pensione pubblica, mentre l’88% ritiene importante investire sul proprio futuro previdenziale, anche se il 43% ammette di non avere ancora intrapreso alcuna azione per affrontare la questione. Questa inattività si riflette anche nella poca consapevolezza riguardo la posizione previdenziale futura: il 72% dichiara di non sapere, o sapere solo vagamente, quale sarà l’importo della propria pensione pubblica, non avendo mai fatto alcuna verifica in merito, mentre solo il 9% ha un’idea chiara.
Il campione si mostra diviso rispetto alla consapevolezza che la pensione pubblica potrebbe non bastare a mantenere il tenore di vita abituale: il 49% ritiene che la pensione (includendo eventuali integrazioni) sarà sufficiente a soddisfare le proprie esigenze future, mentre il 51% è di opinione opposta. La sfiducia risulta più marcata tra le donne (60%), tra i non occupati e tra chi ha un basso livello di istruzione (57%). Fra coloro che pensano che la pensione pubblica sarà insufficiente, oltre la metà (58%) non sa come colmare il divario o teme che non ci siano soluzioni. Il 34% conta su risparmi e investimenti e l’11% sull’aiuto dei familiari.

Su quali strategie adottare per ridurre questo gap, l’indagine rileva che il 40% degli intervistati non ha ancora intrapreso nessuna azione per integrare la pensione pubblica. Tra coloro che si sono invece già attivati, un quarto del campione dichiara di avere scelto forme previdenziali integrative, mentre il 17% ha optato per forme di accumulo degli investimenti diverse da quelle previdenziali. Risultano meno diffuse altre soluzioni come il riscatto della laurea o del servizio militare. Nell’ambito delle forme previdenziali, il 52% degli aderenti ha scelto un fondo pensione chiuso, il 44% un fondo pensione aperto, mentre i restanti hanno optato per piani individuali pensionistici (PIP) o polizze vita.

Fiducia nel futuro e desiderio di stabilità

Nonostante la preoccupazione, il 61% degli italiani si dice fiducioso di poter realizzare i propri progetti nel medio-lungo termine. La priorità resta la solidità finanziaria: quasi la metà vuole “accumulare risparmi per garantirsi stabilità economica”, mentre il timore principale è “riuscire a mettere da parte risorse per un futuro sereno”. Il 31% sogna di viaggiare, ma il 37% teme di non poterselo permettere. Sul fronte lavorativo, emerge un forte bisogno di stabilità: il 63% preferisce mantenere la propria posiszione lavorativa invece che puntare su carriera o formazione.

Consulenza e conoscenza: la chiave per colmare il divario

Con chi parlano gli italiani di previdenza? Il confronto su questa tema non è ancora molto diffuso: il 65% dichiara infatti di non aver mai affrontato l’argomento con nessuno. Tra coloro che lo hanno fatto (35%), la maggior parte si è rivolta alla propria banca (13%), al proprio consulente finanziario (11%) o ad un agente assicurativo (9%). Nella maggior parte dei casi (84%), le informazioni sono state utili. Tuttavia, il livello di informazione rimane basso: il 53% degli italiani dichiara di conoscere solo in modo superficiale le soluzioni di previdenza integrativa, mentre il 19% ammette di non saperne nulla (percentuale che sale al 34% tra i non occupati e al 26% tra le donne).

Soltanto il 28% considera adeguata la propria conoscenza, ma l’interesse potenziale è ben più elevato: l’81% considera interessanti le soluzioni di previdenza integrativa, pur sentendo la necessità di ulteriori informazioni per prendere una decisione. Il restante 19% che considera la previdenza integrativa poco o per nulla interessante afferma di non fidarsi o di essere stato contattato solo per scopi commerciali (“me ne hanno parlato solo per vendere un prodotto”): ciò conferma ulteriormente quanto sia necessario instaurare un rapporto consulenziale basato sulla fiducia e sulla personalizzazione.

Secondo i dati raccolti, il 32% degli intervistati preferirebbe ricevere consulenza da parte della banca, il 22% dai consulenti finanziari o banker di riferimento, ma un numero significativo vorrebbe riceverla anche da soggetti istituzionali quali CAF/patronato (30%) e INPS (22%). L’argomento di maggior interesse è la valutazione della pensione pubblica, seguita dalle opzioni per migliorarla o integrarla. Questi risultati evidenziano come la popolazione italiana sia orientata prima a comprendere la propria posizione previdenziale prima di assumere decisioni come l’investimento.
Inoltre, la necessità di orientamento emerge anche nella preferenza dei canali formativi: il 34% predilige la consulenza personalizzata in presenza (15% a distanza), mentre il 26% opta per video tutorial con esperti. Poco interesse per eventi, brochure e social media.

Il campione

La ricerca ha coinvolto 2.000 italiani tra i 25 e i 65 anni, equamente distribuiti per genere, area geografica e condizione lavorativa. L’età media è di 47 anni, il 54% ha un livello d’istruzione medio, metà lavora come dipendente, il 12% è autonomo e circa un quarto non è attualmente occupato. Il reddito medio mensile individuale è di circa 2.000 euro, con un risparmio annuo medio di 3.700 euro. Il 65% è economicamente autosufficiente, il 35% dipende in qualche misura da familiari, fra questi circa 1 su 3 dipende completamente dal sostegno familiare. Il campione include anche una quota di popolazione d’origine straniera (7%), a conferma di un approccio inclusivo e rappresentativo della società italiana.

“La previdenza va ormai considerata come un aspetto che influenza e si integra profondamente nel tessuto sociale del nostro Paese e non solo una questione economica” afferma Mario Romano, Amministratore Delegato di Sella SGR. “I dati della nostra ricerca, che ci restituiscono un Italia ancora poco informata su questi argomenti, evidenziano l’urgenza di rafforzare la consapevolezza e favorire l’accesso a strumenti di pianificazione previdenziale in grado di offrire alle persone stabilità e tranquillità nel lungo termine. La maggior parte degli italiani sa, infatti, delle complessità future legate alla previdenza, ma spesso ignora la reale portata del problema o da dove iniziare ad affrontarlo, con la conseguenza di rimandare ogni decisione. La sfida di chi come noi opera nel settore consiste nel trasformare l’incertezza in conoscenza e quest’ultima in azione concreta, aiutando così le persone a pianificare il proprio futuro con strumenti concreti e sostenibili nel tempo.”
 

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