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La nuova era dell'ibridocene: i mercati sono (ancora) conversazioni

Cittadini, istituzioni e banche stanno definendo i nuovi paradigmi degli ambienti digitali grazie alle intelligenze artificiali e a metaversi più performanti. In ballo c'è una relazione rinnovata e continua con i pubblici, al centro del nostro nuovo Insights Longform. Dai primi chatbot a ChatGPT: così si ripensano conversazioni e servizi
La nuova era dell'ibridocene: i mercati sono (ancora) conversazioni
Joseph Weizenbaum mostra un modem al Die Zeit (immagine dal film "Weizenbaum.Rebel.at.Work" - IL MARE FILM)

Viviamo in un mondo che corre a velocità aumentata rispetto al passato e che spesso ci impedisce di comprendere e decodificare fenomeni nuovi. Un mondo connesso e al tempo stesso interconnesso, le cui azioni possono determinare reazioni imprevedibili. Non è un qualcosa di nuovo. Già negli anni '70 il matematico e meteorologo statunitense Edward Norton Lorenz aveva teorizzato come un batter d'ali di una farfalla in Brasile possa provocare un tornado in Texas. Oggi, a distanza di cinquant'anni, questi cambiamenti repentini di scenario in aggiornamento continuo sono accelerati dalla forza della rete e dalle connessioni senza soluzioni di continuità di chat e social media. Eppure abbiamo necessità di fotografare quello che avviene, di scattare un'istantanea seppur sfocata perché in movimento, di rallentare per poter ragionare sui trend emergenti internazionali che stanno riscrivendo prodotti, servizi, visioni, relazioni. Questa è il senso della nostra nuova rubrica Insights. Si tratta di contenuti di approfondimento in logica longform. Con appuntamenti ricorrenti mensili vi proporremo racconti approfonditi su alcuni temi chiave. Un modo per comprendere quello che sta avvenendo intorno a noi e per raccogliere le sfide future che riguardano persone, imprese, comunità. Buona lettura.

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«C'è qualcosa che ti preoccupa?». «Beh, gli uomini sono tutti uguali». Gli uomini sì, ma non le macchine. È quanto sosterrebbe anche Joseph Weizenbaum, l'inventore di ELIZA, il primo bot conversazionale di cui abbiamo riportato il primo dialogo. L'informatico tedesco nasce a Berlino nel 1923 per poi emigrare negli Stati Uniti insieme alla sua famiglia nel 1935. Qui inizia a studiare matematica nel 1941. I suoi studi sono interrotti dall'arruolamento nel corso della Seconda guerra mondiale. Dopo la fine del conflitto bellico torna negli States dove inizia l'attività di ricerca in diverse università fino ad approdare al MIT (Massachusetts Institute Technology) nel 1964. E proprio qui che nel 1966 Weizenbaum crea il primo chatbot della storia: ELIZA, il più antico programma informatico in grado di comunicare per via testuale con una persona e capace di intrattenere una conversazione almeno parzialmente coerente. ELIZA è stata progettata per imitare in maniera caricaturale il comportamento di uno psicologo della scuola rogersiana, che è un metodo «relativamente semplice da imitare, perché buona parte della sua tecnica consiste nel rivolgere al paziente le sue stesse dichiarazioni in forma di domanda».

Come rispose solo diversi anni dopo Weizenbaum alle domande sul perché sia stato usato proprio il metodo dello psicoterapeuta Rogers. ELIZA all'epoca era una macchina molto primitiva - questo è vero - ma la sua creazione ha fatto germogliare il seme dell'interazione tra uomo e macchina e ha rappresentato il primo passo verso l'incorporazione dell'intelligenza artificiale nelle interazioni quotidiane dagli anni ‘60 alla fine dei ‘90. Si sostiene da più di vent'anni che i mercati sono conversazioni. È quanto avevano messo nero su bianco nel lontanissimo eppure così vicino 1999 i fautori di quel Cluetrain Manifesto che ha fatto la storia. E oggi? Nell'era segnata dal “mobile first” con le navigazioni via smartphone le relazioni e i pagamenti passano dalla sfera digitale e sempre di più abitano quegli schermi miniaturizzati. Così il mobile continua ancora ad essere l'asso pigliatutto dei nostri consumi digitali e delle nostre esperienze sociali. Ma attenzione. Accanto ad una moltitudine di piattaforme e app a valore aggiunto evolve anche l'esperienza di un cliente-utente connesso più distratto ma anche più alfabetizzato all'uso di sistemi digitali di pagamento. D'altronde quelli bancari e finanziari crescono più di altri comparti e si arricchiscono di nuove funzionalità legate all'intelligenza artificiale e al machine learning che amplificano la relazione tra banche e clienti. È la nuova era conversazionale, come ha scritto l'Harward Business Review in uno storico pezzo che ha fatto il giro del mondo uscito qualche anno fa.

Il ruolo degli assistenti vocali
Ma facciamo un passo avanti. ChatGPT è arrivata nelle nostre vite di colpo ma in realtà si è sviluppata negli anni attraverso un progresso lento trainato da assistenti vocali all'avanguardia come Siri, Alexa e Google Assistant. Questi sistemi hanno rivoluzionato il panorama dell'Intelligenza Artificiale (AI), portando a un ampliamento significativo delle capacità di comprensione e risposta delle macchine.

 

 

Inizialmente gli assistenti vocali rispondevano a comandi vocali diretti, ma con l'introduzione di Siri, il primo assistente virtuale per dispositivi Apple, si è aperto un nuovo capitolo. Siri ha introdotto la capacità di comprendere il contesto delle conversazioni e rispondere in modo più contestualizzato, aprendo la strada a una maggiore interazione uomo-macchina. Successivamente Amazon ha lanciato Alexa, rivoluzionando ulteriormente il concetto di assistenti vocali: gli utenti potevano controllare dispositivi domestici intelligenti, ordinare beni online e persino risolvere compiti complessi attraverso il riconoscimento vocale avanzato. Tutto ciò ha inaugurato un periodo in cui le macchine non solo rispondono ai comandi, ma sono in grado di anticipare le esigenze degli utenti. Google Assistant ha seguito, portando con sé l'enorme potenza del motore di ricerca nel campo del riconoscimento vocale e dell'analisi del linguaggio naturale. La sua capacità di apprendere dai comportamenti dell'utente, combinata con una vasta base di conoscenze, ha consentito una personalizzazione senza precedenti dell'esperienza dell'utente.

Ora le macchine non solo rispondono alle richieste, ma si adattano alle sfumature del linguaggio umano, rendendo l'interazione più naturale e intuitiva. Questi assistenti hanno influenzato profondamente lo sviluppo dell'AI, aprendo la strada a nuovi paradigmi di interazione uomo-macchina. La capacità di anticipare le esigenze degli utenti, apprendere dai loro comportamenti e adattarsi alle sfumature del linguaggio umano ha rappresentato una svolta significativa. Gli esseri umani sono stati introdotti in una nuova era conversazionale in cui le AI non si limitano più a rispondere a comandi vocali diretti, ma sono in grado di comprendere il contesto delle conversazioni, anticipare le esigenze degli utenti, apprendere dai loro comportamenti e adattarsi alle sfumature del linguaggio umano.

AI e metaverso verso l'ibridocene
L'ascesa dell'intelligenza artificiale rappresenta un pilastro fondamentale nell'evoluzione verso il metaverso, una dimensione digitale dove le esperienze umane si intrecciano con ambienti virtuali. Grazie all'integrazione avanzata di AI conversazionali il metaverso diventerà un terreno fertile per esperienze sempre più immersive e personalizzate. La AI agiranno come guide intelligenti, consentendo interazioni intuitive e contestuali all'interno di ambienti virtuali complessi. E capire le esigenze degli utenti aprirà la strada a scenari in cui il metaverso si adatta dinamicamente alle preferenze individuali, creando un'esperienza unica per ogni utente.
 



L'AI contribuirà a rendere il metaverso un ambiente sociale più sofisticato. Gli assistenti vocali avanzati faciliteranno la comunicazione naturale tra avatar, consentendo interazioni sociali che riflettono in modo più accurato le dinamiche del mondo reale. Inoltre la comprensione avanzata del linguaggio e delle emozioni consentirà alle AI conversazionali di interpretare le sfumature delle interazioni sociali virtuali, rendendo il metaverso un luogo di connessione autentica e significativa. Tutte queste innovazioni non fanno altro che avvicinarci a una nuova età umana denominata ibridocene: un tempo sospeso in cui ci sono pochi punti di riferimento. Siamo in fondo in una terra di mezzo e in un tempo in cui l'essere umano si trova in balia di un ambiente in cui le tecnologie pervadono la sua vita ed entrano in dinamiche ibride per l'appunto. Qui quasi tutto è interattivo, ma quasi. Così l'online si lega all'offline negli incontri, nel tempo libero, nel lavoro, nei consumi. 

Ha ancora senso parlare di metaverso?
Secondo un recente report di Citi GPS nel 2030 il metaverso potrà offrire opportunità di business quantificate in un range che va dagli 8 ai 13 trilioni di dollari. Ecco perché le AI conversazionali diventeranno non solo assistenti, ma veri e propri compagni digitali nei consumi mobili. In un ambiente così denso di novità molte aziende si stanno attrezzando per arrivare preparate alla trasmigrazione nell'ambiente digitale. 

 


 

Le stesse banche italiane e straniere hanno deciso di investire in questo settore e puntare sull'AI come motore di business. Secondo un recente rapporto di Mckinsey Italia, ripreso da Affari Italiani, le banche italiane stanno investendo nel settore. La ricerca si basa su oltre dieci istituti bancari, rappresentanti il 70% degli asset totali del settore. I risultati indicano che il 75% delle banche ha una strategia definita sull'AI per i prossimi due anni, mentre il 20% investe oltre 10 milioni di euro annui nell'AI, con la prospettiva di aumentare gli investimenti. Per il 67% delle banche italiane l'adozione dell'intelligenza artificiale è una priorità, con oltre il 90% dei partecipanti che dichiara una maturità tecnologica moderata e pianifica ulteriori investimenti. Secondo Alessio Botta di McKinsey, l'applicazione dell'AI potrebbe generare benefici fino al 15% dei ricavi globali nel settore bancario.
 


 

La relazione banca-cliente diventerà più agile, interattiva e immersiva nel metaverso, dove ambienti 3D si integreranno con filiali fisiche e portali di net-banking. Gli avatar, rappresentanti digitali ben identificati, consentiranno interazioni in tempo reale e personalizzate, isolando il cliente da stimoli esterni per rendere l'esperienza più efficace. Il metaverso permetterà alla banca di essere più presente nella vita quotidiana dei clienti, sfruttando livelli di immersività diversi, calibrati dall'Intelligenza Artificiale per analizzare comportamenti e stati d'animo degli utenti. Tutto ciò dovrà avvenire preservando l'integrità, la sicurezza e la privacy degli utenti. Ma come possiamo bilanciare le interazioni avanzate con l'AI mantenendo al contempo la sacralità della privacy e della sicurezza nei consumi mobili? Come possiamo garantire che tali assistenti virtuali non trascendano i confini della sfera personale, rispettando la riservatezza degli utenti? E ancora: come possiamo evitare che tali algoritmi amplifichino ingiustizie e contribuiscano alle disuguaglianze?

Il nodo dei dati 
Un esempio tangibile di questa sfida è rappresentato dalle applicazioni di assistenza virtuale negli smartphone. Mentre queste AI offrono suggerimenti personalizzati basati sui dati dell'utente, c'è il rischio di intrusioni nella privacy. Oppure ancora, algoritmi di selezione del personale basati sull'IA potrebbero involontariamente riflettere pregiudizi umani esistenti, discriminando su base di genere o etnia. Per affrontare queste sfide, è fondamentale implementare politiche di trasparenza e controllo. Proprio per questo motivo l'Unione Europea ha redatto e lanciato l'AI Act che dovrebbe essere pronto per fine anno per entrare in vigore tra il 2024 e il 2025 (qui il messaggio pubblicato su X e diventato virale). L'obiettivo è assicurare che i sistemi AI utilizzati all'interno dell'Unione Europea siano completamente in linea con i diritti e i valori dell'UE, garantendo il controllo umano, la sicurezza, la privacy, la trasparenza, la non discriminazione e il benessere sociale e ambientale.

Il regolamento sull'AI dell'UE stabilisce quattro livelli di rischio secondo cui categorizzare le applicazioni AI, che dovranno di conseguenza essere sottoposte a livelli diversi di monitoraggio: Rischio inaccettabile: sono strettamente vietate le applicazioni che utilizzano tecniche subliminali o sistemi di punteggio sociale utilizzati dalle autorità pubbliche. Sono inoltre vietati i sistemi di identificazione biometrica remota in tempo reale utilizzati dalle forze dell'ordine in spazi pubblicamente accessibili; Rischio alto: queste includono applicazioni legate ai trasporti, all'istruzione, all'impiego e al welfare, tra le altre. Prima di mettere sul mercato o in servizio nell'UE un sistema di AI ad alto rischio, le aziende devono condurre una “valutazione di conformità” preliminare e soddisfare un lungo elenco di requisiti per garantire la sicurezza del sistema; Rischio limitato: si riferiscono a sistemi di AI che soddisfano specifici obblighi di trasparenza. Ad esempio un individuo che interagisce con un chatbot deve essere informato che sta interagendo con una macchina; Rischio minimo: queste applicazioni sono già ampiamente diffuse e costituiscono la maggior parte dei sistemi di AI con cui interagiamo oggi. Esempi includono filtri antispam, videogiochi abilitati all'IA e sistemi di gestione delle scorte.

Tra regolamenti e sviluppi l'AI sta diventando fondamentale sia per i cittadini sia per le imprese. Lo sviluppo del metaverso sta accompagnando questa evoluzione integrando i nuovi sistemi di intelligenza artificiale, un passaggio fondamentale per accompagnare i fruitori nell'assistenza e gestione dei nuovi luoghi digitali. In questo contesto le istituzioni si stanno attrezzando per salvaguardare i dati e la privacy dei cittadini. D'altronde la partita dell'ibridocene si gioca su terreni ancora in parte inesplorati. Ecco perché le regole diventano la condizione essenziale per affrontare le future partite dagli esiti incerti. 

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