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In campo i professionisti della gestione del rischio. "Preveniamo le criticità: l'analisi dei rischi passa dal coinvolgimento di tutta l'azienda"

In campo i professionisti della gestione del rischio.
Marco Bellone e Massimiliano Malin

Marco Bellone e Massimiliano Malin lavorano nell'area di Risk Management del gruppo Sella e sono responsabili dei team di Risk Models e di Credit Risk. Il rischio è il loro mestiere, ma al contrario dei protagonisti dei film di azione, loro i rischi non li corrono anzi, lavorano per prevenirli. Marco ha una formazione matematica: dopo essersi laureato all'Università di Pisa, per dodici anni lavora come consulente, annoverando fra i suoi clienti numerosi istituti finanziari. Da un paio di anni è entrato a far parte del Team Sella. Massimiliano invece ha una formazione prettamente economica: dopo la laurea in economia e commercio, si specializza in finanza quantitativa e, prima ancora di terminare gli studi, entra nel gruppo Sella, grazie ad uno stage. Da otto anni fa parte del Risk Management di Gruppo.

Marco e Massimiliano si occupano del rischio dicevamo. Ma cos'è il rischio? Per definizione si tratta dell'eventualità di subire un danno o, nel linguaggio economico, una perdita. È facilmente intuibile che più si è in grado di calcolare questa eventualità con precisione e più si può prevenire l'insorgere di un problema o, quanto meno, ci si può preparare al meglio per affrontarlo in modo consapevole in caso si verifichi. In questa semplice frase c'è tutto il lavoro che svolgono Marco e Massimiliano: facile a dirsi, un po' più complesso a farsi. 

L'attività di Risk Management non è una prerogativa delle banche: la sua importanza è testimoniata dal fatto che in ogni settore economico esistono aziende dotate di processi interni volti alla gestione completa ed integrata dei rischi, attività che rientrano nel concetto oramai diffuso di Enterprise Risk. 

Ma la gestione del rischio è uno degli aspetti che più identificano l'intermediazione finanziaria e il Banking Risk negli ultimi tre decenni è cresciuto e si è rafforzato, giocando un ruolo sempre più centrale nella definizione delle strategie delle banche. Da quando, a partire dal 1988, gli accordi di Basilea hanno posto l'attenzione sul monitoraggio e la gestione dei rischi, la normativa comunitaria è diventata anno dopo anno sempre più approfondita e articolata. "Il Risk Management è oggi un supporto fondamentale alla sostenibilità strategica della banca perché da un lato è il primo interlocutore con il regolatore e dall'altro fornisce al top management una visione chiara e ampia dei rischi che una scelta strategica può comportare e delle azioni mitiganti", dice Marco.

Se il Risk Management è quindi cruciale nel prevenire possibili problemi, allo stesso tempo diventa una bussola per orientare le scelte delle organizzazioni. "Il Risk è un punto di partenza per opportunità strategiche", dice Marco. "Avere tutti i rischi sotto mano, nel momento di prendere una decisione, significa aumentare la consapevolezza delle proprie scelte. A volte succede che le persone, e quindi le organizzazioni, prendano decisioni in base alla propria esperienza o anche solo su sensazioni. Invece, adottare un approccio numerico, seguire framework solidi basati sui numeri, aiuta ad essere più oggettivi." 

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La parte più difficile è comunicare e rendere comprensibili concetti complessi a colleghi che non hanno un background specializzato come il nostro o che non hanno il tempo necessario approfondire concetti molto tecnici

Marco, come nasce l'esigenza di sviluppare i modelli statistici utili alla prevenzione dei rischi?
Ogni modello nasce da un'esigenza che può essere normativa oppure può sorgere all'interno del nostro Gruppo. A titolo d'esempio, anche l'erogazione di prodotti passa da valutazioni che hanno come sottostanti modelli che andiamo a stimare. Nello sviluppo dei modelli, il mio team si interfaccia con molti altri soggetti, a partire ovviamente da coloro che commissionano l'attività: con loro e con gli altri attori coinvolti, definiamo le esigenze, testiamo i modelli e ne monitoriamo periodicamente l'efficacia, dato che un modello nel tempo si deteriora e quindi va rinnovato o dismesso

Massimiliano, invece il tuo team che ruolo ha all'interno del Risk Management?  
Il mio team ha il compito primario di monitorare il rischio di credito, analizzando sia i principali trend di rischio attuali che identificando i potenziali rischi prospettici. In base a questa analisi, dotiamo il Gruppo di strumenti e framework di misurazione per poter gestire proattivamente tutti i potenziali segnali di rischio. Un altro compito del mio team è quello di favorire l'utilizzo di questi modelli all'interno di tutti i processi del credito, interfacciandosi con i Risk Manager delle altre società del Gruppo, con le aree di business e la rete commerciale. La parte più difficile è comunicare e rendere comprensibili concetti in alcuni casi complessi a colleghi che magari non hanno un background specializzato come il nostro o che non hanno il tempo necessario per approfondire concetti molto tecnici. Di contro, la maggior soddisfazione è quando effettivamente ci riusciamo, quando ad esempio gli indicatori sviluppati per misurare un rischio vengono compresi a fondo, tenuti in considerazione, seguiti, proprio perché il nostro interlocutore ne ha capito l'importanza e le implicazioni.

Il progetto che ha coinvolto maggiormente il Risk Management negli ultimi anni è stato l'AIRB: Marco ci dici di cosa si tratta?
Nel primo accordo di Basilea a fine anni '80 sono state introdotte delle norme per regolare la quantità di patrimonio che le banche devono accantonare a copertura dei rischi. L'obiettivo era dare delle regole quanto più possibile semplici e uniformi per creare una cultura del rischio condivisa. Da quel momento la normativa si è evoluta dando risposte a esigenze sempre nuove. L'accordo di Basilea II, entrato in vigore nel 2007, ha identificato tre metodi per il calcolo dei requisiti patrimoniali, di cui, quello più avanzato e, di conseguenza, quello che richiede strumenti più evoluti per la sua attuazione, è proprio l'AIRB. In estrema sintesi, l'AIRB consente alle banche di calcolare il requisito di capitale da rischio credito basandosi sulla valutazione del rischio di ciascun cliente effettuata mediante modelli interni, mentre il metodo Standard prevede coefficienti di ponderazione "flat" per le varie tipologie di clientela, che per loro natura sono meno specifici.

Massimiliano, come ha affrontato il gruppo Sella questa sfida?
Noi inizialmente utilizzavamo il metodo standard, adottato in larga scala dalle banche less significant, perché il metodo avanzato richiedeva lo sviluppo di modelli più complessi, la validazione da parte di Banca d'Italia e l'adozione di processi interni più strutturati per cui ancora non eravamo pronti. Parallelamente però, a partire dal 2015, il nostro Gruppo, anche grazie all'introduzione del Risk Appetite Framework, ha avviato un processo di evoluzione dei suoi processi interni che ha reso poi meno onerosi gli ultimi step necessari a richiedere l'autorizzazione AIRB. Infatti, quando abbiamo dovuto ri-stimare i nostri modelli per essere allineati con la normativa, i processi erano già ampiamente strutturati e predisposti all'utilizzo dei nuovi modelli e quindi è stato poi relativamente più facile portare a casa il risultato. È così che nel 2022 Banca d'Italia ha autorizzato il nostro Gruppo all'utilizzo del metodo AIRB per Banca Sella e per Sella Leasing.

Abbiamo sviluppato circa quindici modelli nell'ambito del perimetro AIRB. Abbiamo collaborato con moltissime persone, circa 500 all'interno del Gruppo

L'autorizzazione di Banca d'Italia è arrivata dopo quattro anni di lavoro: come avete vissuto questo periodo?
Abbiamo sviluppato circa quindici modelli nell'ambito del perimetro AIRB. Abbiamo collaborato con moltissime persone, circa 500 all'interno del Gruppo, dai colleghi della nostra area, con cui abbiamo dovuto progettare e sviluppare i modelli a quelli della rete commerciale con cui ci siamo confrontati per l'implementazione dei modelli all'interno di tutti i processi in cui vengono utilizzati. Il lavoro svolto per ottenere la certificazione AIRB ha favorito un forte rinnovamento dei processi, ha contribuito alla diffusione di una cultura del dato e del rischio e ha rafforzato enormemente le sinergie con le altre aree del nostro Gruppo. Anche per la nostra area è cominciata una nuova fase: con l'AIRB siamo entrati all'interno di un perimetro vigilato che ci obbliga ad interagire sempre di più con l'esterno, tenere alta la guardia ed essere sempre compliant con quanto richiede la normativa. Detto in maniera veramente molto semplice: abbiamo voluto la bicicletta, adesso dobbiamo pedalare.

Quali sono i benefici di chi adotta il metodo AIRB per la misurazione del proprio rischio di credito?
Sicuramente, in primis, benefici di tipo economico: utilizzando parametri interni, calati sulla nostra realtà specifica, è possibile ottimizzare il processo di selezione della clientela, migliorare la nostra qualità del credito e, di conseguenza, diminuire il requisito patrimoniale da accantonare e liberare risorse. Un altro beneficio è di tipo gestionale: i processi del credito ora sono più strutturati ed i modelli utilizzati più performanti. Il beneficio di tipo economico, con minor impiego di capitale a supporto del credito, comunque è sempre soggetto a politiche di credito e di accettazione del rischio prudenti. I benefici inoltre sono anche di tipo reputazionale perché di fatto abbiamo mostrato di possedere un'organizzazione interna adeguata ai più esigenti standard europei. In altre parole, anche su questi aspetti, adesso facciamo parte del tavolo dei grandi.