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In barca a vela con Maria Antonietta. "Vi racconto perché il mare è il mio canto delle sirene"

In barca a vela con Maria Antonietta.
Maria Antonietta Rizzo,

Arrivo al porto alle 06:25 di un sabato mattina di fine inverno. Secondo le previsioni meteo la giornata si prospetta piacevole e le temperature probabilmente saliranno fino a toccare i 15 gradi. Qualche gabbiano volteggia in cielo, nel silenzio delle prime luci dell'alba. Ho appuntamento con Maria Antonietta Rizzo che lavora in Banca Sella da ventitré anni e che, dopo essere stata responsabile di succursale, oggi guida il team Retail & Small Ticket Retail per il Servizio Gestori Crediti Anomali. Maria Antonietta è una grande appassionata di vela e oggi ha deciso di raccontarmi la sua passione.

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Mentre mi avvicino al nostro punto di ritrovo, scorgo la sua imbarcazione, un Sun Odyssey 45.2 bianco con il suo albero di 15 metri e mezzo. Nonostante sia in anticipo, scopro che Maria Antonietta è già a bordo, indaffarata nelle operazioni preliminari. Quando si accorge della mia presenza sul molo mi viene incontro. "Prima di ogni uscita tutto deve essere in ordine e bisogna assicurarsi che ogni dotazione di emergenza sia perfettamente funzionante. Bisogna controllare la strumentazione di bordo, testare il VHF, assicurarsi che il motore, che deve essere sempre tagliandato, funzioni correttamente, controllare le prese a mare. Insomma: bisogna uscire in piena sicurezza", afferma Maria Antonietta.

La barca a vela è l'occasione per rendersi conto dell'importanza delle risorse a nostra disposizione: in navigazione ci si impara a liberarsi di tutto quello che è superfluo

Conosco il resto dell'equipaggio, composto dal fratello di Maria Antonietta, un ingegnere appassionato di mare, vela e pesca e da altre tre persone. Non posso fare a meno di notare le loro espressioni sorprese alla vista del mio grande zaino, che la sera prima avevo stipato di indumenti e oggetti che la mia inesperienza mi aveva suggerito potessero servire. Mentre lo sistemiamo sotto coperta, Maria Antonietta mi spiega: "Manovrare e gestire una barca a vela è l'occasione per rendersi conto dell'importanza delle risorse a nostra disposizione. Infatti in navigazione occorre fare attenzione al consumo di acqua ed energia elettrica e si impara ad adottare uno stile di vita minimalista dato che a bordo è consentito solo il necessario e ciò permette di liberarsi di tutto quello che in realtà è superfluo".

Mentre prendo mentalmente nota di questo insegnamento - sarà il primo di molti altri oggi - l'equipaggio porta a termine le operazioni preliminari e in men che non si dica prendiamo il largo. Cerco un posto dove mettermi per non disturbare le manovre ma mi rendo subito conto che su una barca a vela non c'è posto per i fannulloni. "Nella vela fare gruppo è fondamentale, dal momento che tutti i naviganti sono ugualmente importanti: le persone dell'equipaggio hanno dei compiti specifici e devono anche essere in grado di svolgere le mansioni altrui nel caso in cui un membro sia impossibilitato a farlo. Tutti devono saper fare tutto, devi saperti muovere e saper sempre cosa fare", mi spiega Maria Antonietta, porgendomi una cima.

Ci dirigiamo a velocità sostenuta verso il mare aperto. L'equipaggio è indaffarato nelle operazioni di routine: c'è chi regola le vele, issandole con le drizze e girandole con le scotte: "È un po' come dire, saper mettere le marce e usare la frizione quando si guida un auto" dice Maria Antonietta. Cerco di seguire i movimenti dei miei compagni di viaggio e colgo alcune delle indicazioni che si scambiano ad alta voce: c'è chi "regola la posizione del tangone", chi verifica "la tensione del paterazzo", chi si occupa di "sostenere il boma" affinché non cada "senza randa" o in manovra¿ e mi rendo conto che la terminologia marittima è veramente complessa per chi non è dell'ambiente. Fra una manovra e l'altra, scambio due parole con Maria Antonietta.

Da ragazzina ho imparato a gestire piccole imbarcazioni di legno dei pescatori locali nel porticciolo

Come sia nata la tua passione per la vela?
È iniziata molto presto ed è stato qualcosa di naturale per me che sono nata in una città di mare ed ho sempre e solo vissuto in case vista mare. Da ragazzina, durante le vacanze estive a Tricase Porto, in provincia di Lecce, ho imparato a gestire le piccole imbarcazioni di legno dei pescatori locali nel porticciolo. Crescendo, ho coltivato la mia passione finché sono riuscita ad acquistare una barca a vela tutta mia, un sogno - mi dice indicando lo scafo sotto ai nostri piedi - e a prendere la patente nautica per navigare oltre le 12 miglia dalla costa, con imbarcazioni da diporto fino a 24 metri senza limite di potenza.

Navigare aiuta a mantenere la mente allenata: in barca non bisogna mai abbassare la concentrazione

Proprio mentre scambio queste parole, un'improvvisa folata di vento fa sbandare di colpo l'imbarcazione che comincia ad accelerare e a muoversi in maniera animata. In pochissimo tempo, tutti i membri dell'equipaggio, dopo essersi scambiati delle indicazioni, si posizionano in luoghi specifici della barca e, ciascuno intento a un'operazione diversa, cominciano a muoversi in maniera coordinata: questa manovra collettiva sortisce il suo effetto e la barca in poco tempo si stabilizza.

Tornata la calma, forse notando la mia espressione ancora preoccupata, Maria Antonietta si avvicina e mi rassicura: "Nulla di grave, sono cose che succedono in barca. Vedi, navigare aiuta a mantenere la mente allenata: in barca non bisogna mai abbassare la concentrazione perché non bisogna dimenticare che il mare è imprevedibile. Bisogna essere preparati ad ogni evenienza¿ come nella vita. Uscire in barca a vela implica prepararsi a compiere diverse operazioni e ad affrontare una serie di dinamiche psicologiche: bisogna sviluppare capacità di problem solving, prendere decisioni velocemente, imparare a gestire emozioni, paure e dubbi, rafforzare la fiducia in se stessi e l'abilità di riuscire a governare gli elementi naturali per sfruttarli a proprio vantaggio. Tutto questo va fatto assieme alle altre persone: per questo dico sempre che chi naviga diventa un esperto di team building".

La vela allena l'attenzione, la concentrazione, la memoria, il controllo delle emozioni, le conoscenze. È uno sport non solo appassionante, ma anche rigenerante

Hai mai dovuto affrontare difficoltà in mare?
Sì, certo, durante la mia prima traversata del Canale d'Otranto dalla Puglia fino all'isola greca di Othoni e da lì a Corfù. È un tratto di mare che tra i più impegnativi e che, in condizioni meteo avverse, per la presenza di correnti può diventare veramente pericoloso. Il mare era forza quattro, con onde che superavano i due metri: diciamo che non è stata una crociera. È necessario avere un grande rispetto per il mare: è imprevedibile, non bisogna sottovalutarlo mai, né sfidarlo. Lui in cambio ti regalerà emozioni sempre nuove e diverse e la vela è lo strumento per poter vivere queste esperienze uniche

Ascoltando il racconto di Maria Antonietta e ora che la terra ferma è un puntino all'orizzonte, il pensiero inevitabilmente va alle persone che solcano il mare non per piacere ma per necessità e che, loro malgrado, vivono il lato pericoloso ed ostile di questa immensa distesa di acqua che regala tante belle emozioni ma che, a volte, ruba le speranze e i sogni delle persone. Mentre beviamo un tè caldo, approfitto del momento di calma per approfondire un po' di più la passione di Maria Antonietta.

Cosa ti piace della vela?
È una passione strettamente connessa alla vita. Per me è l'esigenza di spazzare via lo stress, ritagliarmi uno spazio ampio e senza confini, tutto mio, continuando a tenere il controllo della mia mente e del mio corpo. La vela è lo sport che valorizza la personalità e favorisce la crescita individuale. Andare in barca a vela è un'attività ricca di esperienze terapeutiche, fisiche e psicologiche che trasformano il corpo e la mente, ed i benefici sono davvero tanti".

Uno sport che corpo e mente?
Sì. La vela è uno sport e quindi come tale permette di mettere in movimento ogni muscolo del corpo. È uno sport inclusivo che si può iniziare a praticare sin da bambini, che ti forma e che richiede grande spirito di adattamento, voglia di mettersi in gioco e pazienza, è un'attività che tempra il carattere. La vela allena l'attenzione, la concentrazione, la memoria, il controllo delle emozioni, le conoscenze. È uno sport non solo appassionante, ma anche rigenerante. Richiede senz'altro grande disciplina e rigore, ma può regalare momenti di grande soddisfazione.

Maria Antonietta mi fa notare che a volte basta osservare il mare dalla riva per avvertire un senso di benessere e mi dice che addirittura è stato studiato che anche solo guardare immagini di paesaggi marittimi attiva aree cerebrali associate all'ottimismo, alla stabilità emotiva e al recupero di ricordi positivi. "È stato rilevato che il ritmo lento della vela e l'attività fisica svolta stando in mare, stimolano il corpo a produrre serotonina e dopamina, non a caso definiti gli ormoni della felicità! Capisci perché dico che navigare è un'ottima terapia per ridurre lo stress e recuperare ottimismo?".

Torniamo indietro e, mentre ci riavviciniamo alla terra ferma, riflettendo sull'esperienza di oggi, penso che non sarebbe male imparare a navigare. 

Come si fa ad imparare a navigare a vela?
Iniziare la vela è come iniziare a camminare o a nuotare. È fondamentale avere un buon istruttore e non lasciare che la paura domini, anche se all'inizio è possibile che capiti qualche inconveniente. Ad esempio, il mio figlio minore ha iniziato a navigare a otto anni. Durante un'uscita in barca è caduto in mare, era febbraio e il mare era agitato, come oggi. Il mister ha pensato bene di non tuffarsi in acqua per recuperarlo ma ha cercato di ripescarlo e riportarlo a bordo usando un mezzo marinaio. Le onde, relativamente alte, lo portavano lontano e, anche se aveva il giubbottino salvagente, si è spaventato e non è più salito in barca per cinque anni. Ora "ha virato" per il canottaggio ed è nella squadra agonistica, ma a canottaggio si esce solo con il mare flat!.

Mentre ci avviciniamo al porto, l'equipaggio comincia le operazioni di approdo, "la manovra che comporta più stress perché noi italiani ormeggiamo di poppa. È un'operazione che richiede molta calma e quando il vento è forte, e soprattutto se spira di fianco, la manovra può diventare difficile anche per il più esperto dei velisti". Per fortuna non è il nostro caso: il vento è clemente e, dopo aver posizionato i parabordi e aver preparato le cime attracchiamo, assicurandoci di tenere ben esposte le bandiere della barca.

Ad attenderci la famiglia di Maria Antonietta con il loro cane Ulisse. Prima di salutarci, le chiedo se anche lui sale ogni tanto a bordo: "Ulisse non è affatto felice di affiancarmi, è un lupoide e preferisce la terra ferma... Ma ogni tanto cede al canto delle sirene".