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La ricetta di Bandiera: «Social, maneggiare con cautela. Servono formazione e regole»

«Uomo e tecnologia devono evolvere insieme». Ma Rudy Bandiera, esperto di innovazione e digitale, è ottimista sugli impatti della nuova rivoluzione tecnologica. Ne parla su Sella Insights
La ricetta di Bandiera: «Social, maneggiare con cautela. Servono formazione e regole»
Rudy Bandiera

«Tutte le grandi rivoluzioni tecnologiche sono sempre più vicine l'una all'altra: la prima è stata probabilmente il fuoco, poi la ruota, la stampa e in tempi più recenti arriviamo alla televisione, internet, i social, fino all'intelligenza artificiale. C'è sempre meno distanza tra l'una e l'altra ed essendo questi cambiamenti così veloci e repentini facciamo sempre più fatica ad abituarci e capirli». Così afferma Rudy Bandiera, presentatore e speaker ad eventi, formatore aziendale, autore di libri su innovazione, digitale e comunicazione, oltre che creator e docente in diversi contesti accademici, tra cui IED, Ca' Foscari, Università di Pisa, Università di Bologna, Università IULM. Bandiera fa parte delle top voices di Linkedin: qui è fondatore e amministratore del più grande gruppo rivolto al mondo di coloro che lavorano sui social media. «A fronte di queste continue e travolgenti trasformazioni abbiamo ancora il cervello dei cacciatori e raccoglitori che eravamo diecimila anni fa: l'essere umano, infatti, perché si veda un'evoluzione visibile della sua impostazione mentale, impiega almeno ventimila anni e questo rende tremendamente difficile comprendere le direzioni, le ricadute di una tecnologia che invece evolve ad una velocità estremamente maggiore della nostra. Conseguentemente tutte le nuove tecnologie - in particolare l'intelligenza artificiale - o vengono sfruttate in modo dozzinale o addirittura per armarsi. Tutto ciò apre scenari oltre che apocalittici anche etici. E ancora: siamo sicuri che questo sia il modo più intelligente per sfruttare le immense opportunità che ci possono derivare dall'utilizzo dell'intelligenza artificiale?».

Digitale, c'è necessità di regole
A questo punto che l'analisi di Rudy Bandiera tocca un nodo cruciale, ovvero la necessità o meno che i governi intervengano in materia, attraverso nuove forme di regolamentazione. «A mio avviso i governi, gli stati, le istituzioni dovrebbero tornare a fare quello per cui esistono, cioè mettere delle regole, ma non sono in grado di farlo perché le grandi corporazioni, grazie ai loro enormi profitti e alle loro fonti di pressione sui governi, sono ormai più potenti dei governi stessi e le grandi aziende tech non hanno alcun interesse a spingere nella direzione di una maggiore regolamentazione. Dirò di più: anche se gli stati fossero in grado di farlo, lo farebbero solo quelli occidentali democratici. E la Cina? Quindi ci troveremmo nella paradossale condizione di rimanere tecnologicamente indietro rispetto a Paesi che non devono fare i conti con limiti democratici e liberali», precisa Bandiera.

C'è però qualcosa che tutti noi possiamo fare e che, anche se richiede tempo e predisposizione, secondo Bandiera è l'unico modo per affrontare in modo corretto questa situazione. È importante che tutti si interessino di questi temi, che tutti raggiungano la consapevolezza che ormai ogni cosa che facciamo è legata all'intelligenza artificiale, dalle call di lavoro al navigatore in macchina, fino all'utilizzo dei social. Solo approfondendo la nostra conoscenza potremo non essere più spaventati da quello che percepiamo come uno tsunami che ci sommergerà, ma fare massa critica per mettere pressione affinché si regolamenti il fenomeno. Certo, ogni grande rivoluzione tecnologica porta con sé le perplessità, le paure, le resistenze di chi non ne comprende la portata, l'utilità e le potenziali opportunità o rischi.

Nella foto l'AI Safety Summit tenutosi in Inghilterra a novembre (Leon Neal/Getty Images)

L'intelligenza artificiale sostituirà quella umana oppure i social e il metaverso prenderanno il posto delle relazioni umane? Bisognerebbe partire dal presupposto che la tecnologia è sempre aggiuntiva e non sostitutiva rispetto alla vita, va posta in funzione della dimensione umana come un grando strumento che abbiamo a disposizione. Ed è anche e soprattutto per questo che le persone devono sentire sempre di più la necessità dell'importanza di una formazione e un'educazione adeguata perché se non iniziamo noi ad interessarsene e ad acquisire maggiore consapevolezza, saremo sempre vittime delle nostre paure, anche quando, se avessimo maggior conoscenza, si rivelerebbero come infondate. Ma soprattutto, ci farebbero apprezzare gli elementi oggettivamente positivi, utili e comodi dell'AI, come per esempio la possibilità di affidargli tutti quei compiti ripetitivi che appartengono a tutti i lavori, liberando tempo ed energia agli aspetti più creativi e concettuali: si pensi ad esempio alla nuova estensione di Microsoft Copilot, che permetterà di usare excel attraverso dei semplici comandi vocali, oppure di riassumere i temi di una call a cui non hai potuto partecipare. L'uomo e la tecnologia che evolvono insieme, dunque: questo deve essere l'obiettivo», dice Bandiera.

Social, cautela e ottimismo
La riflessione prosegue partendo da un assunto di Baricco nel libro The Game, che permette di soffermarci su un aspetto al centro del dibattito contemporaneo, ovvero l'idea che la tecnologia (in particolare i social) si sviluppi in contrapposizione all'uomo e determini una sua maggiore frustrazione, quasi ne fosse la causa. «Baricco scrive che i social non sono stati inventati perché se ne sentiva il bisogno, ma perché sono la nostra continuazione naturale, siamo noi. I social non sono nient'altro che lo specchio amplificato della realtà, non ci hanno peggiorato. L'umanità non può essere cambiata da quindici anni a questa parte, cioè dall'avvento dei social, semplicemente ora non possiamo più idealizzarla, perché ne vediamo in modo più nitido tutte le sfaccettature sui social. Lo stesso Umberto Eco non diceva che i social hanno fatto nascere legioni di imbecilli, ma diceva che ne ha dato voce. Ma quelli ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Forse ora si sentono di più perché sono usciti dal bar e sbarcati sui social», precisa Bandiera, che comunque vede il bicchiere mezzo pieno.

Bisogna adottare i social in modo sano, creando una comunità rispettosa che discute civilmente: io stesso negli anni ho finito per creare una comunità social attorno a me che mi assomiglia e che non ha bisogno di alzare i toni per esprimersi. Del resto bisogna ricordarsi che i social sono un prodotto del recentissimo presente, siamo ancora tutti novizi nel loro utilizzo poiché ancora non esiste uno storico né un modello educativo. Quindi sono convinto che, con il passare del tempo, le aziende, gli algoritmi e tutti noi troveremo dei canoni di comportamento. La situazione può solo migliorare».

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