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Fasciglione (CNR): «Dare un volto umano al mercato globale. L'impegno delle aziende all'impatto positivo non è più derogabile»

«Le organizzazioni devono impegnarsi a generare impatto positivo su persone, ambiente e società»: il guest post di Marco Fasciglione, ricercatore del CNR e componente del CdA dell'Agenzia dei diritti fondamentali dell'Unione Europea
Fasciglione (CNR): «L'impegno delle aziende all'impatto positivo non è più derogabile»
Marco Fasciglione, ricercatore del CNR e componente del CdA dell'Agenzia dei diritti fondamentali dell'UE
07 Mar 24
#impatto positivo

La prevenzione e la gestione dell'impatto negativo sui diritti umani e sull'ambiente sono diventate a pieno titolo l'elemento cardine delle strategie sulla condotta di impresa responsabile. Alle imprese, in effetti, è richiesto in misura crescente un ruolo proattivo da co-protagoniste nel dare un volto umano al mercato globale e di impegnarsi a tal fine non solo al proprio interno, ma anche nei confronti dei contesti in cui operano. Occuparsi di tali impatti eventualmente collegati alle loro attività deve essere parte integrante delle loro più ampie strategie di business e del loro modo di fare impresa.

L'approccio gestionale da utilizzare si fonda su un forte impegno interno e si avvale di meccanismi di assessment che considerano tutte le dimensioni dell'organizzazione aziendale e dei contesti in cui si opera, per definire piani strategici di azione caratterizzati da obiettivi, indicatori di performance (i KPI) e meccanismi di verifica. Lo standard di riferimento è quello sviluppato nei Principi Guida ONU su Impresa e Diritti Umani e nelle Linee Guida OCSE per le imprese multinazionali: si tratta del dovere di diligenza aziendale, nota anche come due diligence. Finalità specifica della due diligence è aiutare l'impresa a evitare di causare o di contribuire a causare impatti negativi sulle persone, sull'ambiente e sulla società e di prevenire gli impatti negativi che siano direttamente collegati alle sue attività, prodotti o servizi attraverso le sue relazioni commerciali. Se non è possibile evitare l'impatto negativo, il dovere di diligenza deve consentire alle imprese di mitigarlo, impedirne nuovamente il ripetersi e nel caso porvi rimedio. 

Ebbene, costruita in questi termini la nozione di due diligence risulta fondata sul rischio e consiste in una procedura suddivisa in fasi tra loro correlate che sono volte a identificare e valutare gli impatti negativi, già esistenti o quelli potenziali, adottare misure operative sulla base dei risultati della valutazione di impatto, seguire l'efficacia delle misure adottate a tale fine, comunicare all'esterno come vengono affrontati gli impatti negativi in relazione alle attività dell'impresa, alle sue catene di fornitura e alle altre relazioni commerciali. Insomma, il dovere di diligenza costituisce una parte integrante del più ampio processo decisionale e di gestione dei rischi di un'impresa. Peculiarità specifica è che i rischi in esame non riguardano le conseguenze economiche per l'impresa – che è quello che in genere interessa gli investitori, bensì le conseguenze – gli impatti negativi – per le persone, le comunità e l'ambiente.

Ne deriva, quindi, che è alle caratteristiche dell'impatto – da prevenire, da mitigare o da rimediare – che occorre guardare per determinare quali misure l'impresa deve adottare per agire secondo la diligenza dovuta dal caso concreto. Se, ad esempio, la probabilità e la gravità di un impatto negativo sono elevate, allora l'impresa dovrà operare con una diligenza e con una cautela maggiore. Allo stesso modo le misure potranno cambiare a seconda che l'impatto o il rischio di impatto riguardino un determinato gruppo di diritti umani, piuttosto che un altro, oppure l'ambiente o la corruzione. Insomma, così come avviene per il confezionamento di un vestito sartoriale, è necessario adattare le politiche aziendali ai rischi specifici e tenere conto di come essi si ripercuotono sui diversi gruppi interessati

Non sorprende che le imprese più lungimiranti si stiano già attrezzando per affrontare questo cambiamento, che richiede di lavorare sulla crescita delle competenze, sulla formazione e sul mutuo apprendimento secondo una logica in cui problemi e soluzioni vengono condivisi e affrontati in uno spirito di collaborazione e di confronto non solo interno ma anche con gli esperti esterni e ogni altro stakeholder.

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