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Dieci anni di investimenti a impatto: un bilancio e uno sguardo al futuro

Dieci anni di investimenti a impatto: un bilancio e uno sguardo al futuro
Getty Images

Intervista a Carmine Da Fermo, Vice Direttore Investimenti Sella SGR 

In un momento di profonda trasformazione per la finanza sostenibile, il decimo anniversario del Report di Impatto del fondo Investimenti Sostenibili rappresenta un’opportunità per riflettere sul percorso compiuto dall’impact investing e sulle sue prospettive future.
Carmine Da Fermo, Vice Direttore Investimenti di Sella SGR e Responsabile dello Steering Committee Investimenti Sostenibili del gruppo Sella, ripercorre le tappe di un cammino avviato dieci anni fa in un contesto ancora immaturo, oggi consolidato grazie a una maggiore disponibilità di dati, a standard di trasparenza più elevati e a un universo investibile in costante espansione.
Accanto ai temi ambientali, hanno progressivamente assunto rilevanza anche le dimensioni sociali – inclusione, salute, educazione – oggi misurabili mediante l’utilizzo di strumenti e metriche sempre più evolute. L’innovazione, intesa come leva strategica, resta un tratto distintivo dell’approccio del fondo, con l’obiettivo di generare impatti positivi senza compromettere la performance finanziaria.
Guardando al futuro, l’impact investing sarà chiamato a rispondere a nuove vulnerabilità e rischi emergenti, ma potrà farlo su basi solide, continuando a evolversi nel segno dell’integrazione e dell’efficacia.


Quest’anno festeggiate la decima edizione del vostro report di impatto. Cosa rappresenta per voi questo traguardo?
È un momento importante, che ci spinge a guardare sia indietro sia avanti. Ripensare a dove eravamo dieci anni fa mette davvero in prospettiva quanto sia cambiato il mondo degli investimenti a impatto. Il primo report, a rivederlo oggi, fa quasi sorridere: era graficamente semplice e i contenuti limitati. Ma già allora c’era una forte intenzionalità. Eravamo tra i primi a credere in un approccio strutturato all’impact investing, quando ancora era un tema di nicchia. Oggi il report è uno strumento maturo, con una ricchezza di dati e storie che riflette la crescita dell’intero ecosistema.

Quali sono stati i principali cambiamenti in questi dieci anni?
Sicuramente la disponibilità e la qualità dei dati. All’inizio avevamo a disposizione poche informazioni: sapevamo, ad esempio, che un’emissione obbligazionaria destinava una quota ai progetti green, ma non quali fossero né come venissero valutati. Oggi, grazie agli standard internazionali e alla trasparenza sempre maggiore, possiamo raccontare le storie dietro ogni investimento, valutarne l’impatto e misurarlo con precisione. Il nostro universo investibile si è espanso enormemente: da poche decine di green bond a oltre 3.500. Questo ha cambiato radicalmente anche il modo con cui costruiamo i portafogli.

Qual è stata l’intuizione che vi ha spinti, già nel 2015, a investire su questa strada?
Credo che ci abbia guidati una visione chiara: l’idea che rendimento finanziario e impatto sociale e ambientale potessero andare insieme. Quando abbiamo iniziato, non c’erano regole né definizioni ufficiali. Abbiamo scelto di costruire un nostro approccio, basato su misurabilità, intenzionalità, addizionalità e rendicontazione. Oggi quei principi sono diventati standard di mercato.

In questi dieci anni come si sono evoluti i vostri obiettivi di impatto?
All’inizio si parlava quasi solo di ambiente: energia rinnovabile, efficienza energetica, riduzione delle emissioni. Oggi il nostro approccio è più ampio e tiene conto anche della dimensione sociale. Temi come l’accesso al credito, l’inclusione, la salute, l’educazione sono diventati parte integrante della nostra strategia. Siamo riusciti a intervenire su aree dove dieci anni fa era difficile agire perché mancavano strumenti, metriche, benchmark. Oggi possiamo misurare anche impatti sociali con una certa precisione, e questo ha ampliato molto il nostro campo d’azione.

Global risks over the long term (10 years), ranked by severity 

 
Fonte: World Economic Forum Global Risks Perception Survey 2024-2025.


C’è un elemento che distingue il vostro approccio rispetto ad altri?
Sì, credo che la centralità dell’innovazione sia una nostra caratteristica distintiva. Lo abbiamo formalizzato anche nel nostro Manifesto Impact. Per noi l’innovazione – tecnologica, di processo, di prodotto – è una leva fondamentale per generare impatto positivo. Anche per questo motivo guardiamo con interesse alle soluzioni più avanzate, in grado di affrontare problemi ambientali e sociali in modo efficace e scalabile. E non dimentichiamo mai l’obiettivo di fondo: generare impatto senza rinunciare al rendimento finanziario. Non è filantropia, ma vogliamo dimostrare che è possibile conciliare performance e trasformazione.

E guardando al futuro, come ti immagini il report di impatto del 2035?
Sarà ancora più integrato, più interattivo, più personalizzato. Ma soprattutto, credo che cambierà la natura stessa degli impatti che andremo a misurare. Già oggi vediamo emergere nuovi rischi sociali e ambientali legati, ad esempio, alla tecnologia e alla sicurezza dei dati. Tra dieci anni questi saranno temi centrali. L’impact investing dovrà evolvere per intercettare nuove vulnerabilità e nuove sfide. Ma se guardo al percorso fatto finora, sono ottimista: abbiamo costruito fondamenta solide su cui possiamo continuare a innovare.

Hai un ricordo personale che sintetizza questa evoluzione?
Io tendo ad avere un approccio piuttosto analitico – per deformazione accademica e professionale – quindi quando penso a questi dieci anni mi viene in mente un’immagine molto concreta: i file Excel con cui lavoravamo all’inizio. Contenevano al massimo cinquanta titoli obbligazionari, ed era da lì che costruivamo i portafogli. L’universo investibile era povero, certe valute o settori nemmeno si potevano considerare. Oggi, invece, abbiamo accesso a migliaia di strumenti, in mercati molto più ampi e articolati. È cambiato tutto, in termini di possibilità operative. Ma la motivazione di fondo è rimasta la stessa: contribuire, nel nostro piccolo, a un cambiamento reale e misurabile.
 

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