Cresce sempre di più l'attenzione verso i prodotti finanziari sostenibili

Cresce sempre di più l'attenzione verso i prodotti finanziari sostenibili
Alcune colonnine per la ricarica di auto elettriche in Svezia (Karol Serewis/SOPA Images/LightRocket via Getty Images)
17 Nov 21
#scenari

Il Sole 24 Ore - Radiocor

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Nove risparmiatori su dieci che hanno investito in strumenti finanziari sostenibili (sri) sono soddisfatti e pronti ad incrementarne la quota. E' questa una delle evidenze che emerge dall'indagine commissionata dal Forum per la Finanza sostenibile in occasione della Settimana Sri. L'indagine ha coinvolto mille investitori e risparmiatori over 25 anni che hanno investito nell'ultimo anno almeno mille euro.  L'indagine del Forum per la Finanza Sostenibile, associazione non profit nata nel 2001 che ha come missione la promozione dell'investimento sostenibile, con l'obiettivo di diffondere l'integrazione dei criteri ambientali, sociali e di governance, ha, inevitabilmente, dovuto fare i conti con l'impatto del Covid sui comportamenti dei risparmiatori.

Una maggiore propensione al risparmio, una maggiore prudenza e quindi basso rischio e anche una maggiore attenzione ai prodotti finanziari sostenibili sono i tratti più evidenti dopo quasi due anni dallo scoppio del fenomeno. Dall'inizio della pandemia il 35% dei sottoscrittori di prodotti Sri dichiara infatti di aver incrementato la quota di questa tipologia di investimenti nel proprio portafoglio e il 57% pensa di farlo in futuro. C'è quindi un elevato tasso di soddisfazione per investimenti che hanno saputo mantenere performance in linea con le aspettative, durante una fase di grave turbolenza e alta incertezza.  

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L'indagine, inoltre, a monte dell'analisi sui comportamenti di investimento dei risparmiatori già sensibili a questi temi, riscontra un altro fenomeno: cresce la percentuale di coloro che negli ultimi due anni hanno sentito parlare di investimenti sostenibili. Rispetto a due anni fa si stima un 20% in più. Una conoscenza, in realtà, ancora superficiale: dalle risposte del campione si desume che un risparmiatore su tre non sappia esprimere un'opinione su redditività e rischiosità degli investimenti sostenibili nel lungo periodo. In ogni caso si riscontra una maggiore informazione rispetto al passato fornita da chi assiste il risparmiatore, sia la banca, l'assicuratore o il consulente finanziario.  

Altro effetto della pandemia: maggiore percezione dell'importanza delle tematiche Esg da parte di questa tipologia di risparmiatori. Rispetto a due anni fa alcuni temi ambientali sono più citati come motivo alla base delle scelte di investimento (energie rinnovabili ed efficienza energetica ad esempio). E anche la consapevolezza dei temi sociali è in crescita (salute e sicurezza e prevenzione dello spreco alimentare, tra gli altri).  

Una modifica di comportamenti evidenziata da Alessandro Marchesin, amministratore delegato di Sella Sgr: "Negli ultimi anni l'attenzione dei risparmiatori e dell'opinione pubblica, inizialmente focalizzata sulle tematiche ambientali, si è spostata verso il sociale e la governance (leggi l'articolo dedicato), considerando la sostenibilità a livello globale".

Tornando alle evidenze della ricerca, l'impatto della pandemia sulle scelte finanziarie ha comportato un aumento della quota di coloro (circa la metà del campione) che stanno cambiando abitudini e scelte finanziarie. C'è un 40% che indica la volontà di accantonare somme maggiori per il futuro della propria famiglia nonché una maggiore attenzione all'andamento dei mercati e, in generale, dell'economia. Una maggioranza di questo cluster indica poi di affidarsi di più al proprio consulente rispetto al recente passato. Guardando quindi agli investitori di prodotti sostenibili, dall'indagine - curata da Bva Doxa - emerge come la pandemia abbia avuto un impatto significativo nell'approccio agli investimenti. Da un lato sono aumentate le esigenze di controllo diretto sugli investimenti mentre dall'altro si sono accesi i riflettori su alcuni settori protagonisti in questo periodo. E' il caso dei settori più coinvolti e quindi ritenuti più promettenti dal punto di vista dell'investitore: farmaceutico, sanitario e tecnologico-digitale.