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Appunti d'archivio | Dal Piave al Biellese e ritorno: storia di una tenace ripresa dopo la tragedia della Grande Guerra

Appunti d'archivio | Dal Piave al Biellese e ritorno: storia di una tenace ripresa dopo la tragedia della Grande Guerra
Una selezione di libri campionario (Archivio Lanificio Paoletti)

Una difficile valutazione
Nel suo ufficio a Biella, al primo piano in via dei Seminari, Gaudenzio Sella sta valutando attentamente una richiesta di credito ricevuta da un cliente ben conosciuto con il quale la sua banca, la Gaudenzio Sella & C.i  appunto, è in regolare relazione d'affari da circa trent'anni. La richiesta giunge in un momento delicato per via delle difficili condizioni generali del paese. E' infatti il giugno del 1919: l'Italia e l'Europa sono uscite da qualche mese dalla più spaventosa guerra fino ad allora conosciuta, la Grande Guerra del '14-'18, primo conflitto a livello mondiale che causò lutti, distruzioni 
e rivolgimenti politici di portata globale. E ora, in questo difficile periodo di transizione dal regime di guerra a quello di pace, ogni impegno finanziario richiede un'attenta considerazione e comporta un rischio difficile da valutare. Per prendere una risoluzione su questa particolare richiesta di credito, Gaudenzio Sella annota con precisa sintesi i dati a sua conoscenza: «Paoletti Gaspare e Giacomo fu Paolo. Follina e nei comuni limitrofi - fabbrica di panni lana - e poi tenuta ex conte Balbi a Mareno di Piave a 30 km da Follina e Cimetta di Codogné. Vino, grano, bovini, terreni asciutti, bachi. Nessuna ipoteca. Chiedono 100 - 200 - 300 mila lire per rimettere in buono stato tutte le proprietà e la fabbrica».

 

Lo storico Lanificio Paoletti di Follina, Treviso (Archivio Lanificio Paoletti)


Al tempo della Belle Époque
Gaudenzio Sella conosce bene le vicende della famiglia Paoletti di Follina, un paese in provincia di Treviso, e della ditta Gaspare Paoletti, antico lanificio fondato a fine Settecento col quale sin dal 1888 la banca Gaudenzio Sella & C.i è in relazione d'affari. Gaudenzio va col pensiero a quei tempi ormai lontani quando egli, giovane ingegnere, gerente e socio accomandatario della banca di famiglia, muoveva i primi passi nel mondo complesso e impegnativo dei servizi bancari. A fine Ottocento infatti il mondo viveva un periodo di pace e di grande sviluppo: anche le crisi economiche dipendevano dalla troppa produzione e le innovazioni tecnologiche spingevano avanti la società, le industrie e i commerci rendendo possibile un mercato globale accessibile a tutti. Era la Belle Époque, e Gaudenzio Sella ben ricorda come la sua banca, fondata nel 1886, già un anno dopo la costituzione fosse in corrispondenza con mezzo mondo e venisse scelta quale punto di riferimento per regolamenti internazionali legati al commercio della lana. Fu in questo contesto che nacque l'occasione per entrare in relazione d'affari con il lanificio Gaspare Paoletti di Follina, quando il commerciante di lana Antonio Buogo, un italiano che operava sul mercato spagnolo a Barcellona, scelse la Gaudenzio Sella & C.i di Biella come banca per incassare i propri crediti da parte dei suoi clienti presenti sulle piazze di Genova, della Toscana, del Veneto (i Rossi di Schio e i Paoletti di Follina, appunto), del Valdagno, di Lodi, di Torino e ovviamente di Biella.

Lettera del 23 novembre 1888 dal lanificio Gaspare Paoletti di Follina alla banca Gaudenzio Sella e Compagni di Biella (Archivio Storico gruppo Sella)


 

«Il Sig. Antonio Buogo residente in Barcellona mi commette d'inviare a voi la somma che gli devo. [...] Dopo vi farò altre rimesse, che preferisco di fare in più fiate, non avendo mezzi qui annessi meglio delle raccomandate». Così scriveva Gaspare Paoletti a Gaudenzio Sella il 23 novembre 1888, avviando una relazione di conoscenza e d'affari che sarebbe durata nel tempo. Purtroppo il periodo della Belle Époque ebbe una drammatica fine nel 1914 con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. 

E poi fu la Grande Guerra
Il 24 maggio del 1915 anche l'Italia entrò in guerra contro l'Austria. Gaudenzio Sella portò avanti l'attività della banca nonostante tutto, benché alcuni suoi impiegati fossero chiamati alle armi. Da parte sua, il lanificio Gaspare Paoletti di Follina ebbe commissioni quale fabbrica militare di divise e di coperte per le truppe dell'esercito italiano. Ma le vicende della guerra causarono ugualmente al lanificio di Follina drammatici e imprevisti sviluppi che, forse, Gaudenzio Sella udì narrare proprio dalla viva voce di Gaspare Paoletti. Seguiamo anche noi questo drammatico racconto.

 

Giulio Aristide Sartorio, dipinto Ponte Priula (Roma, Palazzo della Farnesina, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale)

 

La notte del 24 ottobre 1917 l'Esercito austro-tedesco riuscì a sfondare il fronte a Caporetto e tutto lo schieramento italiano dell'Isonzo fu costretto a ripiegare in fretta e furia sulla linea del fiume Piave, fuggendo dal nemico che arrivava dal Friuli e stava raggiungendo il Veneto. Gaspare Paoletti decise di partire per mettere in salvo la sua famiglia; lasciò Follina insieme alla moglie Lucia, al fratello Giacomo e ad alcuni anziani e dipendenti del lanificio che non erano partiti per il fronte; caricò tutto su carri trainati da cavalli: persone, materiali, coperte; e seguì il flusso gigantesco di sfollati che procedevano verso ovest insieme alla ritirata dell'esercito italiano. Tutti a tentare di raggiungere e passare il Piave, il fiume oltre il quale, forse, poteva esserci la salvezza. «Fate saltare il ponte!»: fu l'ordine perentorio del Comando supremo italiano per tentare di fermare l'avanzata dell'esercito austro-tedesco; il ponte era quello della Priula presso Susegana, l'ultimo passaggio lasciato intatto sul Piave. Soldati sbandati, civili in fuga, carri e animali, veicoli a motore si affrettavano, si affollavano, creavano file interminabili premendo per attraversare il fiume su quell'ultimo ponte. Fra questi, riuscì miracolosamente a passare il Piave anche Gaspare Paoletti con i suoi, all'ultimo momento, sfruttando l'attesa per il rientro in ritirata dell'ultimo Battaglione del 152° Reggimento della Brigata Sassari. Subito dopo il ponte venne distrutto, e il nemico fermato sulla linea del Piave. E ora, che fare? La famiglia Paoletti scelse di proseguire verso ovest e raggiungere una meta che in quei drammatici giorni appariva come una terra promessa per poter tirare avanti: il Biellese.

Dal Piave al Biellese...
Nella Biella del 1917 l'arrivo di rifugiati dalle zone di guerra non era fatto insolito. Gaspare Paoletti prese in affitto a Pavignano, sobborgo cittadino, locali e macchinari per la filatura di lana cardata dai nipoti dell'industriale Antonio Tamagno allo scopo di proseguire la propria attività produttiva. Intanto gli giungevano notizie da Follina: lo stabile del lanificio era occupato dalle truppe austro ungariche e adibito a ospedale militare, mentre la casa Paoletti ospitava il comando tedesco. Fra mille difficoltà l'impresa Paoletti proseguì l'attività nel Biellese, pur con lo scioglimento temporaneo del contratto di obbligazione alle forniture militari, e nonostante il rifiuto in primo collaudo di una partita di panno grigio-verde da parte delle autorità militari. 

... e ritorno
Venne infine la vittoria italiana a Vittorio Veneto e l'armistizio in vigore dal 4 novembre 1918, con la liberazione dei territori del Veneto già occupati dalle truppe austro-tedesche. I due fratelli, Gaspare e Giacomo Paoletti (il quale a Biella aveva nel frattempo sposato l'erede di una famiglia laniera) non ebbero dubbi né indugi: bisognava tornare a casa, e fare tutto ciò che potesse servire per ricostruire e ripartire con l'attività produttiva. Lasciate dunque per il momento a Biella le rispettive famiglie, tornarono a Follina e avviarono la conta dei danni agli immobili, ai macchinari e alle scorte subiti a causa della guerra. Quindi i due fratelli si divisero le imprese di famiglia col metodo delle pagliuzze: a Gaspare toccò il lanificio, a Giacomo le terre. In questa scelta si sentì coinvolta l'intera popolazione del paese, e le campane della chiesa a Follina vennero fatte suonare a stormo. Infine, il 10 marzo 1919, fu avviato il grande trasloco da Biella: furono caricati su vagoni ferroviari mobilio, materiale elettrico, stufe, maioliche e macchinari tessili, tutto per essere inviato a Conegliano e in seguito a Follina, oltre che filati e altri prodotti come risulta dall'ultimo registro di prima nota tenuto a Pavignano. Si concludeva così il drammatico periodo di guerra, che era stato annotato nel Libro mastro del lanificio Paoletti con la secca dicitura in inchiostro rosso: “Intermezzo Invasione”. Nel 1919 i danni furono quantificati in un milione di lire: una cifra ingente che i fratelli Paoletti erano decisi a trovare per poter ripartire con le attività produttive delle terre e del lanificio.

 

"Intermezzo Invasione", scrittura sul Libro Mastro del Lanificio Paoletti (Archivio lanificio Paoletti)

 

Torniamo così a quel giugno del 1919 per ritrovare il nostro Gaudenzio Sella seduto alla sua scrivania, intento a considerare la richiesta di credito ricevuta da Gaspare Paoletti: «Chiedono 100 - 200 - 300 mila lire per rimettere in buono stato tutte le proprietà e la fabbrica. [...] Il sig. Gaspare è a Follina nella fabbrica. Il sig. Giacomo è a Mareno di Piave [sulle terre]. Scrivere a Follina». Già, bisogna scrivere e mandare la risposta; Gaudenzio, ripensando a tutto ciò che era stato e guardando a quello che potrà essere, prende la sua decisione: «Rispondo che può star certo che manderemo il credito, che ad ogni modo scriveremo per informazioni come egli desidera». E così fu fatto.

E' passato più di un secolo dagli avvenimenti che abbiamo narrato, e la storia è andata avanti. Il Lanificio Paoletti è tutt'ora in piena attività a Follina, e prosegue la propria storica vocazione di manifattura tessile specializzata nella creazione e produzione di tessuti in pura lana cardata a ciclo completo. Il lanificio è oggi guidato da Paolo e Marco, con il padre Andrea: sono alla decima generazione della famiglia, ma ancora ricordano con un po' di emozione l'avventura del bisnonno Gaspare che passò miracolosamente il Piave con i suoi, col nemico alle spalle e un incerto futuro di fronte. Una storia che oggi siamo in grado di raccontare grazie alle memorie e ai documenti custoditi nei rispettivi archivi storici dal lanificio Paoletti e dal gruppo Sella.

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