Scenari
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«Oggi lo storytelling di banche e finanza rafforza la relazione con clienti e dipendenti»

«Oggi lo storytelling di banche e finanza rafforza la relazione con clienti e dipendenti»
Joy Macknight, editor del magazine The Banker del gruppo Financial Times
21 Aug 23
#scenari
di Filippo Fantasia

English version

 

"Pur in presenza di una contrazione, il settore bancario è ancora molto forte e ben capitalizzato. Quest'anno i sistemi bancari italiano, spagnolo e greco hanno fatto relativamente bene. Guardando al futuro, ci sono sfide importanti che a livello mondiale le banche dovranno affrontare. Il cambiamento climatico sta accelerando e c'è davvero bisogno di fare qualcosa". Sono alcuni dei passaggi salienti dell'intervista a Joy Macknight, editor della testata The Banker del gruppo Financial Times dove è approdata otto anni fa. Dall'evoluzione del settore finanziario europeo e globale al caso SVB, dal brand storytelling e reputazione all'innovazione e alla tecnologia, con un focus su AI e ChatGPT, fino al tema ESG e ai sempre più evidenti cambiamenti climatici. Una conversazione a tutto campo nella City londinese, a Bracken House, un edificio di mattoni rossi e muri in pietra rosa diventato punto di riferimento della cosiddetta "High Tech Architecture". Lì c'è il cuore dell'informazione economico-finanziaria globale. La sede del quotidiano FT, anno di nascita 1888, e di The Banker, autorevole mensile del gruppo editoriale inglese dal 1926.

Direttore, come sta evolvendo il settore finanziario in Europa e a livello globale?
Abbiamo appena pubblicato la Top 1000 World Banks e credo sia molto interessante ciò che mette in evidenza riguardo lo stato di salute del sistema bancario mondiale. Il capitale Tier1 è sceso leggermente così come il totale degli asset. Ed anche gli utili al lordo delle imposte, che lo scorso anno avevano registrato un'impennata di oltre il 50%, sono diminuiti con percentuali nell'ordine di una singola cifra. Abbiamo assistito ad una lieve contrazione di questi tre importanti parametri ma gli asset, i prestiti e i depositi risultano comunque essere decisamente stabili. Come nel 2022, questa flessione può essere attribuita al dollaro che si è rafforzato molto come conseguenza dei rialzi dei tassi d'interesse da parte della Federal Reserve e ciò ha avuto un impatto sui Paesi di tutto il mondo e, naturalmente, sulla loro competitività nel settore bancario. Pertanto, anche se in presenza di una contrazione, in realtà il settore bancario è ancora molto forte, ben capitalizzato e credo che si stia preparando a ciò che accadrà in futuro. Per quanto riguarda l'Europa, ritengo che le banche nel nostro continente siano ancora alle prese con il problema della redditività che si protrae ormai dai tempi della crisi e che non è stato ancora del tutto risolto. I sistemi bancari italiano, spagnolo e greco hanno fatto relativamente bene quest'anno. Credo che i problemi maggiori che si trovano ad affrontare le banche a livello mondiale riguardino l'evoluzione dei tassi di interesse, ovviamente a causa dell'inflazione elevata ma anche delle pressioni normative a cui sono sottoposte. Guardando al futuro, a mio avviso, sono proprio queste le sfide più importanti che dovranno affrontare.

Il 9 marzo scorso è scoppiato il caso della Silicon Valley Bank. In che modo gli eventi legati alla banca californiana hanno influenzato il settore e come dobbiamo interpretare questa situazione?
E' una vicenda interessante perché il caso della Silicon Valley Bank è come se fosse spuntato dal nulla, ma al contempo offre uno spunto di riflessione su ciò che sta accadendo negli Stati Uniti. Si è trattato di un incidente isolato che però ha avuto ripercussioni anche su altre banche, come First Republic Bank. Va anche detto che, in questo scenario, una parte della Dodd-Frank Act - la legge introdotta per stabilizzare il sistema bancario dopo la crisi finanziaria del 2008 - era stata revocata durante la presidenza Trump. Nonostante il fatto che SVB fosse riuscita a quadruplicare i propri depositi nell'arco di due anni, era comunque rimasta al di sotto della soglia di controllo da parte degli organi di vigilanza che operano negli Stati Uniti. Quindi, pur essendo la sedicesima banca statunitense per dimensioni, non era sottoposta allo stesso tipo di controllo delle banche sistemiche globali. Le autorità di vigilanza statunitensi avrebbero dovuto prestare maggiore attenzione a questo aspetto. Inoltre, SVB era molto particolare, perché serviva la cosiddetta innovation economy e quindi tutti i depositi provenivano da società fintech o da società tecnologiche della Silicon Valley. Ma era una realtà piuttosto a rischio, non aveva un Chief Risk Officer da circa 9 mesi; non c'era, quindi, nessuno che si occupasse di questi aspetti. E mi risulta avessero modificato il loro business model in modo piuttosto drastico nei due anni precedenti. Come dicevo, si è trattato di un incidente piuttosto isolato che è stato descritto come una sorta di Twitter Storm, con enormi prelievi sui depositi effettuati nel giro di poche ore e su una scala mai vista in precedenza. Un caso interessante ed unico che sta però mettendo sotto la lente d'ingrandimento alcune delle Regional e Community Bank. Credo che assisteremo a un forte consolidamento, peraltro già iniziato, un fenomeno che crescerà ancora nel prossimo futuro all'interno del sistema bancario degli Stati Uniti che conta ancora circa 4.000 istituti.

 

L'Europa è abbastanza forte da resistere o vedi qualche altro possibile effetto legato a quanto successo alla Silicon Valley Bank?
Non vedo altre conseguenze. HSBC ha rilevato la Silicon Valley Bank UK che ora ha cambiato nome in HSBC Innovation Banking mantenendo Erin Platts, che era il CEO di SVB UK, a capo di questa Innovation Unit. Credo che l'effetto sia stato relativamente contenuto: e che in Europa non ci sia la stessa esposizione verso le aziende tecnologiche. Non c'è nessun'altra banca che sembra essere altrettanto esposta. Come dicevo, si è trattato di una tempesta perfetta che ha riguardato solo SVB.

Parliamo di comunicazione e, in particolare, di brand storytelling, un ambito in cui tramite Sella Insights stiamo portando avanti diverse azioni. Dal tuo punto di vista come si stanno orientando le aziende in ambito bancario e finanziario verso lo storytelling?
Si stanno effettivamente muovendo proprio in quella direzione. È uno sviluppo interessante e di fatto molto coinvolgente. Stanno cercando di creare una sorta di supereroi all'interno delle loro organizzazioni, per parlare di ciò che stanno facendo, in particolare per quanto riguarda l'innovazione. Ritengo che lo storytelling sia di grande aiuto in termini di comunicazione con i clienti, con gli azionisti, e con gli altri stakeholder, oltre che per la comunicazione interna. Aiuta a far capire cosa fa la banca, per molti versi la sua raison d'etre, ma anche il suo ruolo all'interno della società. Penso che questo sia l'altro grande cambiamento a cui stiamo assistendo: le banche pongono maggiore attenzione nel comunicare ciò che reputano essere il loro ruolo all'interno della società.

Quanto conta il capitale reputazionale per le banche e come è possibile salvaguardarlo?
È un fattore strategico e di notevole importanza, perché per costruire la reputazione occorre molto tempo e la stessa può svanire da un giorno all'altro. È la capacità di comunicare correttamente con tutti i vari stakeholder all'interno e all'esterno dell'organizzazione, ma bisogna essere onesti, aperti e trasparenti in quello che si fa. È così che si creano fiducia e reputazione. Una banca, come si sa, si fonda sulla fiducia e quindi essere in grado di mantenere questa fiducia da parte dei clienti è fondamentale, soprattutto al giorno d'oggi, in un momento in cui regna l'incertezza, la preoccupazione, l'inquietudine dei mercati. Essere in grado di essere un partner fidato è veramente importante.

Uno dei manifesti celebrativi per i 130 anni di FT

Qual è oggi il valore dell'innovazione e della tecnologia, nello specifico del fintech?
Credo sia di grandissimo valore e che le banche lo sappiano. Se si pensa ad esempio, a qualche anno fa, nel 2015, quando le fintech si stavano affacciando sulla scena, le banche erano un po' guardinghe, come ha detto una volta Jamie Dimon: -"Stanno venendo a mangiare nel nostro piatto". In realtà quello che è successo è che le fintech hanno molto aiutato le banche a modernizzarsi e a migliorare i loro servizi per soddisfare le richieste dei clienti: le hanno aiutate a pensare ai servizi finanziari non solo in termini di ciò che la banca può offrire alla clientela, ma anche di ciò di cui il cliente ha bisogno. Ritengo che l'innovazione abbia aiutato molto le banche e abbia anche contribuito a cambiare l'ambiente normativo: basti pensare a cose come la tecnologia cloud alla quale fino a pochi anni orsono le banche non si potevano nemmeno avvicinare perché le autorità di controllo ne negavano l'utilizzo. Credo che le fintech siano state capaci di accompagnare le authority nel loro percorso e, come risultato, le banche si stanno buttando ora a capofitto nel cloud.

Si discute molto di AI e Chat GPT. Qual è il tuo pensiero a riguardo?
Penso che sia ovviamente un passo avanti gigante in termini di elaborazione del linguaggio, come ad esempio nel caso di ChatGPT. Credo anche che, per certi versi, sia anche pericoloso e che le banche debbano essere molto più trasparenti sul modo in cui utilizzano l'IA all'interno della loro organizzazione. A prescindere da tutto, penso sia comunque necessario che un essere umano esamini quanto prodotto dall'IA o da ChatGPT per assicurarsi che i bias inerenti a questi grandi insiemi di dati non vengano poi replicati nelle decisioni adottate dalle banche. Qualche anno fa scrissi un articolo sull'etica in ambito IA. Vi sono molte banche e autorità di controllo, come l'Autorità Monetaria di Singapore e Bank of America, che fanno parte di una grande organizzazione che si occupa di etica nell'IA e che ha coinvolto non solo il settore bancario ma anche tutti gli altri settori per studiare a fondo come utilizzare questa nuova tecnologia in modo sicuro. Ma ancora una volta si torna alla questione della fiducia, di come le banche debbano essere molto aperte e trasparenti circa il loro utilizzo dell'IA. Penso che per noi giornalisti sia una grave minaccia, ma anche in questo caso occorre precisare che è anche possibile scrivere un testo di base, ma non è possibile cogliere gli spunti che si avrebbero intervistando le persone, non si può avere un'idea di ciò che sta accadendo sul mercato chiedendo a ChatGPT di scrivere l'articolo.

Uno dei manifesti celebrativi per i 130 anni di FT

L'ESG è un tema attualissimo. Come definiresti l'importanza e l'impatto di questi fattori sul settore bancario e finanziario?
Enorme, veramente enorme. Ho partecipato alla Women's World Banking Conference di Mumbai qualche mese fa, un evento davvero straordinario, e sono emersi diversi spunti interessanti soprattutto nel panel sull'ESG. Ritengo che la "E" sia ormai decollata, ha un'enorme importanza con dei parametri di riferimento anche se, come si sa, si sta ancora discutendo degli standard, ma è abbastanza ben definita ed è relativamente facile da misurare. Ho detto facile, ma non è proprio così, almeno abbiamo dei parametri di riferimento. Poi, però, c'è anche la "S", la parte social, che a volte può entrare in conflitto con la "E". Ma come si misura l'impatto sociale? Penso che sia molto interessante in termini di sustainability-linked bonds che sono analizzati attraverso una lente gender. I loro KPI sono legati al miglioramento della condizione femminile all'interno dell'organizzazione, o al sostegno, come nel caso di NatWest che ha appena creato un social-linked bond per aiutare le donne imprenditrici, o PMI guidate da donne, cercando di dare impulso alle loro attività, perché si possano espandere e così via. Questo è davvero molto importante. La situazione sarà molto interessante, perché questi tre aspetti non possono essere percepiti separatamente l'uno dall'altro. Ci deve essere una sorta di struttura che le colleghi tra loro e permetta di avere una matrice di ciò che è più importante e di come si possa davvero cambiare il mondo.

E poi c'è il cambiamento climatico che genera non poca preoccupazione...
Sono convinta che sia il problema numero uno che ci troviamo ad affrontare al giorno d'oggi. Naturalmente ci sono altre cose, come i conflitti globali e così via, ma il cambiamento climatico sta accelerando e c'è davvero bisogno di fare qualcosa. Penso che il settore bancario stia prendendo sul serio la questione e stia cercando di trovare il modo di aiutare le aziende ad affrontare la transizione e a diventare più rispettose dell'ambiente. Vi è un alto livello di innovazione, e questo è un fattore molto importante.

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