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"L'innovazione utile" al servizio dell'economia reale

'L'innovazione utile' al servizio dell'economia reale
Un braccio robotico al lavoro in una serra (Getty Images)
Stefano Azzalin
Stefano Azzalin

Ceo dpixel

È ormai riconosciuto che le startup rappresentano il motore dell'innovazione e che un ecosistema ricco di progetti e iniziative sia un segnale della proiezione di un Paese verso il futuro. In questo senso i numeri sono molto positivi e la strada intrapresa è sicuramente quella giusta: gli investimenti in private equity, secondo i dati AIFI, sono cresciuti nell'ultimo anno del 123%, come pure i capitali messi a disposizione dal governo tramite CDP Venture a favore dell'ecosistema che ammontano a circa un miliardo e mezzo di euro. Nel frattempo, iniziamo a intravedere i primi unicorni italiani.

Uno scenario che desta particolare interesse e al tempo stesso motivante e confortante per chi come noi lavora da anni con le startup e con l'innovazione. La qualità del sistema startup italiano comincia a dare i primi frutti e a farsi conoscere anche fuori dai confini nazionali, attraendo così le risorse degli investitori stranieri. 

Il tutto spesso viene trainato da una narrazione orientata alla sola vista finanziaria, al mercato. Le valutazioni post money rilevanti, aumenti di capitali stellari, guidati spesso da fondi esteri, rischiano di coprire un altro punto di vista, quello che di fatto sta emergendo sempre più: il talento straordinario che vive e caratterizza il nostro Paese, un talento fatto di team, di spin-off universitari hi-tech, di startup che lavorano nei laboratori di qualche partner industriale. Realtà molto poco avvezze a mettersi in mostra, forse meno appetibili per i fondi di investimento, ma perfettamente orientate ai fabbisogni di innovazione delle piccole e medie imprese, orientate mai come oggi a risolvere problemi reali e concreti, e le cui tecnologie o modelli di business vanno a incastrarsi e a completare le traiettorie di innovazione delle organizzazioni. 

Parlando con le Medie Imprese italiane ho scoperto decine di collaborazioni di team e startup con le aziende. Startup fuori dai radar degli incubatori o degli acceleratori, ma che innovano e che assumono. Quella che personalmente definisco come "innovazione utile", a beneficio diretto del sistema produttivo delle filiere industriali e quindi dello sviluppo dei territori in cui operano. Sono startup che possono non risultare attrattive per il mercato finanziario, ma che assumono senza dubbio un ruolo rilevante nei processi aziendali in cui si inseriscono.

Affinché emergano anche le innovazioni utili è importante sostenere iniziative come la call "Rinascere dalla Xylella", una opportunità di sviluppo e di innovazione che nasce da un problema reale, che erode milioni di euro su un territorio con un potenziale straordinario come il Salento e la Puglia. Per questo motivo abbiamo aderito come Gruppo all'iniziativa, con Sellalab e dpixel, rivolgendoci a team, startup e pmi innovative che hanno idee o soluzioni che grazie alla integrazione con le organizzazioni e aziende partner possono dare un reale contributo di "innovazione utile" al territorio.

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