Il coraggio di innovare. Carlo Felice Trossi, aristocratico visionario tra motori, cieli e telai
Nel cuore del Piemonte, tra le colline di Biella, nacque nel 1908 un uomo destinato a sfidare i limiti della velocità e dell’immaginazione: Carlo Felice Trossi, l’imprenditore tessile che nel 1934 divenne conte di Pian Villar, in riconoscimento del suo talento e dei successi ottenuti nel mondo dell’automobilismo, in un’epoca in cui le imprese sportive erano considerate espressione di prestigio nazionale.
Immagine di copertina del volume: Carlo Felice Trossi. Una vita tra terra, mare e cielo / di Giorgio Spallarossa (disponibile in Biblioteca Archivio Storico gruppo Sella)
Ma la sua storia non inizia con un motore acceso: affonda le radici in una dinastia di imprenditori tessili, fra i pionieri dell’industria italiana. Il nonno, Carlo Trossi, fu un commerciante in lane che nel 1882 fondò a Vigliano Biellese un opificio destinato a diventare, nel 1905, la Società Pettinatura Italiana Limited, una delle realtà più importanti del settore. Uomo d’iniziativa e visione, contribuì a trasformare il Biellese in un distretto laniero di rilevanza europea. Suo figlio, Felice Trossi, nacque nel 1886 e ne raccolse l’eredità con spirito moderno. Educato con una cultura anglosassone e una profonda conoscenza degli ambienti lanieri di Francia, Inghilterra e Germania, assunse la guida dell’azienda ancor prima dei trent’anni. Durante la Grande Guerra, la sua impresa forniva metà del preparato necessario all’intera industria tessile italiana. Ma Felice non fu solo un industriale: fu anche un innovatore sociale. Costruì villaggi giardino, scuole, refettori, infermerie e persino una sala di allattamento per le madri operaie. Credeva fermamente che «i guadagni dell’industria debbano ridondare a beneficio dei lavoratori».
Copia di lettera d’affari inviata il 2 novembre 1886 dalla banca Gaudenzio Sella & Compagni alla ditta Carlo Trossi (Archivio Storico gruppo Sella)
A testimonianza della solidità e della rilevanza della famiglia Trossi nel tessuto economico locale, dall’Archivio Storico del Gruppo Sella emergono numerosi documenti che attestano le relazioni intercorse, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, fra la banca Gaudenzio Sella & C.i e la ditta Carlo Trossi, poi portata avanti dal figlio Felice. Un legame che racconta non solo di affari, ma di fiducia reciproca e di una visione condivisa di sviluppo industriale e sociale.
Fu in questo ambiente di progresso, responsabilità e passione per la tecnica che crebbe Carlo Felice Trossi. Il giovane rampollo nacque infatti dal matrimonio fra Felice e Clementina Sella, figlia di Vittorio Sella, noto fotografo, alpinista ed esploratore, e nipote di Gaudenzio Sella, primo gerente della banca Gaudenzio Sella & Compagni. Questa parentela colloca Carlo Felice Trossi al crocevia tra due grandi dinastie biellesi: da un lato i Trossi, protagonisti dell’industria tessile, e dall’altro i Sella, protagonisti della finanza, della politica e della cultura scientifica oltre che, a loro volta, imprenditori lanieri. Ma il giovane Carlo Felice aveva un’altra vocazione: la velocità.
A ventitré anni, il rombo di un motore Mercedes-Benz segnò il suo debutto nelle corse. Era il 1931, e la Biella-Oropa divenne il suo primo palcoscenico. Da lì, una carriera in ascesa: vinse il Circuito di Firenze, il Gran Premio di Vichy, e si impose a Biella davanti a nomi leggendari come Varzi e Farina.
Ma Trossi non correva per la gloria: correva per il gusto della sfida, per l’ebbrezza del rischio, per l’eleganza del gesto. Fu tra i primi a unire la figura del pilota a quella del progettista. Con la sua Monaco-Trossi, un’auto dal motore radiale a 16 cilindri, sembrava voler costruire un aereo senza ali. E in effetti, volava anche nei cieli: possedeva diversi aerei, costruì un’aviosuperficie a Gaglianìco, e si dilettava in acrobazie che facevano tremare i cuori e le convenzioni.
Il suo spirito pionieristico si estendeva anche al mare. Trossi fu socio dello Yacht Club Italiano e partecipò a competizioni di motonautica con imbarcazioni da lui stesso progettate, spesso equipaggiate con motori Alfa Romeo. Possedeva un elegante motoscafo Baglietto, che utilizzava anche come base logistica durante le gare a Montecarlo. Come per le auto e gli aerei, anche in ambito nautico applicava il suo gusto per l’innovazione e il design.
Carlo Felice Trossi ebbe un rapporto significativo con Enzo Ferrari, sia come pilota che come presidente della Scuderia Ferrari nei suoi primi anni di attività. Fu uno dei primi piloti della Scuderia, contribuendo allo sviluppo della leggendaria Tipo B P3, e incarnò una visione dell’automobilismo come arte, sfida e innovazione. Enzo Ferrari lo descrisse così: «Con estrosa e scanzonata disinvoltura faceva cose che altri avrebbero giudicato impossibili, sia nella vita sia sulla pista». La sua figura rappresenta una delle espressioni più complete dell’automobilismo tra le due guerre: pilota, progettista, dirigente e visionario.
Durante la guerra, quando la Piaggio trasferì parte della produzione a Biella per sfuggire ai bombardamenti, Trossi mise a disposizione il suo castello e collaborò alla nascita del prototipo MP5, il “Paperino”, antenato della Vespa. Ancora una volta, l’industriale e l’innovatore si fondevano in un’unica figura.
Nel dopoguerra, tornò alle corse con l’Alfa Romeo. Vinse il Gran Premio d’Italia nel 1947 e quello di Svizzera nel 1948.
Esposizione alla mostra “Carlo Felice Trossi. Eroe incompiuto” allestita presso il MAUTO - Museo Nazionale dell'Automobile (foto Bin Jia)
Ma il destino, come spesso accade ai grandi, fu crudele: un cancro lo portò via nel 1949, a soli 41 anni. Il campionato di Formula 1, che sarebbe nato l’anno dopo, non lo vide mai in griglia. Ma tutti sapevano che avrebbe lasciato il segno.
Oggi, un’importante strada porta il suo nome a Gaglianìco, suo paese d’origine. Ma è nei motori che ruggiscono, nei cieli attraversati da ali leggere, nei telai tessili che ancora battono nel Biellese, e nei sogni di chi osa, che vive ancora Carlo Felice Trossi, l’eroe incompiuto, il conte che correva più veloce del tempo.
La suggestiva mostra a lui dedicata è in corso al MAUTO - Museo Nazionale dell'Automobile e resterà visitabile fino al 28 settembre 2025. L’esposizione, curata da Giordano Bruno Guerri, racconta la sua vita attraverso auto storiche, progetti di aerei e barche, fotografie, disegni e cimeli inediti. Un viaggio immersivo nella mente e nel cuore di un uomo che ha saputo unire tecnica, arte e coraggio.