Percorso 2 - Investimenti Storia della borsa
Nell'immaginario di molti la borsa può evocare le scene finali di Una poltrona per due, famoso film girato nel 1983 e diventato in Italia un classico natalizio: caos, gente che si affretta a piazzare e raccogliere ordinativi, urla, tanta aggressività e camicie con colletto e maniche bianche. È uno scenario molto familiare, che ha caratterizzato le borse di tutto il mondo per grande parte dell'Ottocento e del Novecento, ma che descrive solo un breve momento della lunga storia della borsa. Le prime borse erano infatti luoghi di incontro e di scambio di merci e valute usati dai mercanti europei, molto diverse da quelle degli anni Ottanta, mentre oggi le borse sono cambiate di nuovo tantissimo: la rivoluzione informatica e l'avvento di internet hanno reso le transazioni telematiche e immediate, realizzabili perfino da uno smartphone.
Nel quattordicesimo secolo i mercanti europei - e tra loro soprattutto gli spregiudicati veneziani - prestavano somme di denaro e scambiavano i certificati che documentavano i debiti, ricavando profitti dagli scambi tra prestiti più o meno rischiosi, che avrebbero garantito differenti tipi di interessi. L'attività dei prestatori di denaro, unita al bisogno di attribuire un valore comparabile alle merci provenienti dai vari territori del continente, spinse i commercianti dell'Europa settentrionale a riunirsi per stabilire di comune accordo il valore delle merci e delle valute. Nacque così il concetto di "borsa" come luogo di ritrovo per la contrattazione dei prezzi delle merci: a Bruges, nelle Fiandre, il palazzo dove avevano luogo tali incontri era detto della Borsa, per via della famiglia di nobili che l'aveva costruito, i Van der Bourse.
Nel sedicesimo secolo Anversa, città portuale in grande espansione, prese il posto di Bruges per importanza nel mondo commerciale, e creò nel 1531 la prima borsa europea. Dopo Anversa, fu la volta di Lione nel 1548, seguita da Tolosa l'anno dopo e da Rouen nel 1556. Parigi non ebbe una propria borsa fino al 1563, mentre solo l'anno successivo fu fondata la Royal Exchange nella City di Londra, l'antenata dell'odierna Stock Exchange.
Un primo e fondamentale passo in avanti verso la borsa come luogo di negoziazione delle azioni lo svolse la borsa di Amsterdam, nata all'inizio del diciassettesimo secolo con la fondazione della Compagnia olandese delle Indie orientali e considerata la prima borsa moderna. La Compagnia, nota in olandese con l'acronimo VOC, rappresentò il primo esempio di società ad azionariato diffuso, le cui operazioni erano finanziate dal capitale di numerosi investitori e le cui azioni potevano essere comprate e vendute alla borsa di Amsterdam. L'enorme successo commerciale della Compagnia portò all'affermazione di quel modello di impresa e alla già alla borsa di Amsterdam si svilupparono gli antenati di strumenti finanziari e strategie di investimento utilizzati ancora oggi, dai futures alla vendita allo scoperto.
Sulla scia dei certificati usati dai mercanti per documentare i debiti, le azioni nel diciassettesimo secolo erano dei documenti cartacei che si potevano scambiare, e in inglese i titoli finanziari sono ancora generalmente noti come securities per la loro caratteristica di bene cartaceo materiale, in grado di provare il valore del titolo stesso. Un po' come si fa ancora - ma poco - con gli assegni al portatore, dei titoli che rappresentano un determinato valore, a disposizione di chi lo possiede fisicamente. Il loro prezzo, dunque, era determinato dal volume delle compravendite, negoziate in borsa dagli agenti di cambio, che di mestiere tenevano traccia dell'andamento dei prezzi.
Mentre gli olandesi si imponevano sulle rotte verso l'Asia e le Americhe durante il diciassettesimo secolo, i rivali inglesi conducevano i loro affari con un'altra Compagnia delle Indie Orientali, fondata nel 1600 e con azioni pubblicamente negoziabili. A differenza della borsa di Amsterdam, però, al Royal Exchange di Londra era possibile scambiare unicamente merci, e chi voleva scambiare azioni della Compagnia delle Indie si incontrava nelle sale da caffè di Exchange Alley, una strada nelle vicinanze del Royal Exchange. L'importanza delle sale da caffè come luogo di ritrovo e negoziazione finanziaria crebbe fino a che nel 1698 la Jonathan's Coffee House cominciò ad essere usata per affiggere i prezzi dei titoli azionari e delle merci da scambiare, nel primo tentativo di sistematizzare gli scambi azionari britannici.
La crescita degli scambi azionari provocò anche la formazione delle prime bolle finanziarie, eventi in cui il prezzo delle azioni cresce enormemente per ragioni speculative prima che si arrivi a un crollo dei prezzi, con conseguenze che spesso riguardano tutto il mercato. Una delle prime bolle scoppiò nel 1720 e fu legata alla South Sea Company, società britannica fondata nel 1711 con la concessione di un monopolio per la tratta di schiavi africani da trasportare verso le isole caraibiche e l'America meridionale. Nonostante gli affari della Compagnia andassero male, tra il 1719 e il 1720 il prezzo delle sue azioni continuò a crescere enormemente per ragioni speculative, passando in pochi mesi da 100 sterline a più di 1000 sterline. Il crollo delle azioni, che arrivò nel dicembre del 1720, rovinò alcuni investitori ma non ebbe effetti paragonabili a quelli che avrebbero avuto altre crisi di mercato, se non nella misura in cui spinse il parlamento inglese a promulgò il Bubble Act, un primo tentativo di regolare il mercato azionario e limitare le speculazioni.
Sull'altro lato dell'Atlantico, la prima borsa dei neonati Stati Uniti d'America fu fondata a Philadelphia nel 1790, per finanziare l'espansione verso ovest, ma fu presto affiancata dal New York Stock Exchange, fondato nel 1792 da ventiquattro intermediari riunitisi a Wall Street. A rivoluzionare le attività finanziarie di Wall Street fu l'avvento del telegrafo elettrico inventato da di Samuel Morse nel 1835, che rese possibile lo scambio di informazioni sul prezzo e l'andamento dei titoli scambiabili a velocità fino a quel momento impossibili. In Italia le borse valori entrarono in attività solo nei primi anni del diciannovesimo secolo, su impulso napoleonico, con la costituzione delle camere di commercio. Dopo l'unificazione italiana il ruolo di principale piazza di scambio fu assunto dalla borsa di Milano, ma nelle borse delle città capoluogo di regione era possibile negoziare la compravendita di titoli azionari e obbligazioni di varia natura.
La storia dei mercati finanziari ha rilevato fasi di crescita e di contrazione, scatenate da eventi come la crisi del 1929, all'origine della Grande Depressione negli anni Trenta, quando il 24 ottobre il Dow Jones Industrial Average - l'indice della borsa di New York che misurava l'andamento delle più grandi società quotate - perse il 50 per cento del proprio valore in una sola seduta. Gli Stati Uniti impiegarono un decennio a riemergere dalla crisi iniziata nel 1929 e anche in questo caso i danni provocati dalla bolla speculativa che aveva causato il crollo del Dow Jones spinse l'amministrazione del presidente Franklin Delano Roosevelt a fondare, nel 1934, l'agenzia federale Securities and Exchange Commission, con compiti di vigilanza in grado di prevenire la manipolazione dei mercati. Per avere un ente paragonabile, in Italia si dovette attendere fino al 1974 per la costituzione della Commissione nazionale per le società e la Borsa (Consob).
Oltre al bisogno di regolamentazione, a guidare l'innovazione dei mercati azionari nel ventesimo secolo è stato l'avvento del mercato telematico degli scambi, in grado di dematerializzare le contrattazioni di valute, azioni, obbligazioni e prodotti finanziari sottostanti: nel 1971 a New York il Nasdaq, il primo mercato azionario elettronico automatizzato, entrò in competizione con la vecchia borsa di Wall Street, il New York Stock Exchange. Fu in quest'epoca che Michael Bloomberg mise a punto il celebre Bloomberg Terminal, in grado di fornire informazioni finanziarie affidabili e aggiornate in tempo reale, rendendolo disponibile al pubblico nel 1982. A vent'anni dalla sua apertura, nel 1991 il Nasdaq rappresentava il 46 per cento delle azioni scambiate nel mercato statunitense.
La dematerializzazione delle azioni avrebbe rivoluzionato l'intero sistema negli anni a venire. Per tenere traccia del valore di un titolo, per acquistarlo o venderlo, era diventato possibile e sempre più comune un sistema elettronico in grado di rendere disponibile a molti più intermediari informazioni che in precedenza viaggiavano su canali più lenti. Lo scenario delle contrattazioni gridate di Una poltrona per due era attuale anche alla borsa di Milano, il film uscì. Nella "Sala delle Grida" di palazzo Mezzanotte, dove ha sede la borsa, gli intermediari finanziari dovevano gridare i risultati delle negoziazioni che conducevano per conto dei loro clienti, e la borsa "gridata" prevedeva che la contrattazione si svolgesse dentro i "recinti alle grida", chiamati anche corbeille.
Successivamente, negli anni Novanta la virtualizzazione fece il proprio corso anche in Italia, dove alcune riforme portarono all'accentramento dell'attività finanziaria a Milano, sancendo la progressiva chiusura delle borse valori locali. Questo processo svuotò progressivamente la Sala delle Grida, poiché tutta la contrattazione azionaria fu trasferita a una serie di piattaforme telematiche. Oggi il Mercato telematico azionario (Mta) è uno dei comparti di Borsa Italiana - privatizzata nel 1998, fusa con il London Stock Exchange e acquisita nel 2020 da una cordata europea che comprende l'italiana Cassa Depositi e Prestiti - in cui le azioni, e i prodotti sottostanti, sono negoziati tramite aste di apertura, una negoziazione continua che dura dalle 9 alle 17:30, seguita da un'asta di chiusura.