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Percorso 1 - Risparmio Storia, prima parte: Dalla nascita del concetto di risparmio al colonialismo

Percorso 1 - Risparmio Storia, prima parte: Dalla nascita del concetto di risparmio al colonialismo
Risparmio, un percorso per Clienti Premium
05 Feb 21

Il concetto di risparmio, a quando risale
Per quanto si tratti di un'attività che pratichiamo tutti, in un modo o nell'altro, risparmiare i propri soldi è una cosa piuttosto moderna. Il denaro, che serve anche a misurare la quantità dei nostri risparmi, è uno strumento molto diffuso nella vita di oggi, dalla forma cartacea delle banconote alla versione digitale che usiamo online. Ma l'esigenza di "mettere qualcosa da parte" è ancora più antica del denaro: e il risparmio, prima di essere riconosciuto anche nella Costituzione italiana, ha preso varie forme nella storia dell'umanità.

Un primo esempio lo troviamo nel Neolitico: intorno al 10.000 a.C. alcune popolazioni che abitavano nell'odierno Medio Oriente iniziarono ad addomesticare piante e animali, e cominciarono a formare le prime comunità stabili che si dedicavano all'agricoltura, riunite in villaggi. Se prima di allora si viveva in modo nomade, assecondando le necessità più urgenti, la prima forma di risparmio nacque dalla consapevolezza di non poter consumare tutto il raccolto e che non era possibile ottenerlo in tutte le stagioni: già allora si doveva tener conto dell'imprevedibilità del futuro, del progressivo ingrandimento della comunità, dei fenomeni atmosferici e di eventuali attacchi da villaggi nemici. 

È una necessità che oggi ritroviamo nel modo di dire "vacche grasse e vacche magre", citato nell'Antico Testamento quando Giuseppe, figlio di Giacobbe, mette in guardia il faraone interpretando il suo sogno su sette vacche grasse e sette vacche magre lungo il fiume Nilo. Il sogno anticipa l'arrivo di sette anni di carestia dopo sette anni di prosperità, a cui fare fronte mettendo da parte un quinto del raccolto di grano in ogni anno buono: quello che oggi sarebbe un prelievo fiscale del 20 per cento, per capirsi. Il risparmio dei popoli antichi si ritrova anche nel commercio: a partire dal terzo millennio a.C. i popoli della Mesopotamia iniziarono a usare le merci ritenute di valore come strumento per pagare e valutare altri prodotti. I metalli - dallo stagno e dal rame, che fusi servono per produrre il bronzo, al più pregiato argento - erano usati come rudimentali monete, e venivano prestati dietro il pagamento di un interesse fissato per legge, che poteva arrivare anche al 30 per cento nel caso dell'oro. 

La nascita dei grandi imperi persiano, macedone e romano
L'espansione delle civiltà antiche in Occidente e la nascita dei grandi imperi, come quelli persiano, macedone e romano, stabilizzò le rotte commerciali nel Mediterraneo e verso il lontano Oriente, alimentando l'accumulo di oro e metalli preziosi. I templi furono i primi luoghi dove venivano conservati i risparmi, inizialmente senza il pagamento di interessi, mentre successivamente si diffusero i prestatori di denaro privati e pubblici: quelli che i romani chiamavano argentarii e mensari e che praticavano l'usura con tassi dal 10 al 70 per cento.

Il risparmio vide una prima grande battuta d'arresto con la caduta dell'impero romano d'Occidente - l'unica autorità che nel tempo antico coniava denaro riconosciuto in tutto il mondo occidentale - e l'affermazione, nel Medioevo, del ritorno a un'economia basata principalmente sull'agricoltura, con il feudalesimo. Fino all'inizio del secondo millennio l'abbandono delle città e l'assenza di un'unica autorità centrale provocarono un decadimento dei commerci: si perse quasi l'uso delle monete, con un ritorno al baratto per scambiare beni nelle piccole comunità. 

Il Medioevo

Lo storico dell'economia Carlo Cipolla, che si era a lungo occupato della diffusione della moneta nella storia umana, rintracciò quelli che lui definiva "dollari del Medioevo": monete forti, che pesavano tra i 3 e i 5 grammi, di oro puro e usate a livello internazionale. Seguirono l'espansione e la caduta degli stati medievali, con il solidus bizantino dal quinto al settimo secolo, seguito dal dinar musulmano, dal fiorino di Firenze che prevalse tra il 1250 e il 1400, scalzato nel quindicesimo secolo dal ducato di Venezia. Nel suo saggio-parodia Allegro, ma non troppo, Cipolla descrive l'ossessione medievale del pepe per gli europei. I commerci europei avevano ripreso vigore già dalla fine del quattordicesimo secolo, soprattutto con la produzione dei tessuti di lana in Italia - di cui era la più apprezzata produttrice -, Inghilterra e Paesi Bassi, e l'aumento della ricchezza spingeva a desiderare prodotti diversi. Quasi impossibile da trovare, il pepe era costosissimo e proveniva dal lontano Oriente, passando via terra per la Via della Seta. Era commerciato dagli arabi e dai veneziani, e secondo Cipolla provocò la prima crociata perché Pietro l'eremita, ingordo mangiatore di cibi piccanti, voleva conquistare la terra santa per strappare il commercio delle spezie dalle mani degli infedeli. L'aneddoto è quasi paradossale, ma non va sottovalutato: nel quindicesimo secolo la corona portoghese inviò Vasco da Gama a trovare una rotta marittima per l'India così da rompere il monopolio sulle spezie, e la spedizione di Cristoforo Colombo per arrivare in Asia navigando da ovest per conto dei sovrani spagnoli doveva ottenere lo stesso scopo. 

Il colonialismo
Il gusto per le spezie, che per secoli vennero usate anche come medicinali, era una prerogativa dei pochi che nel Medioevo potevano permettersi una dieta che non fosse di sussistenza: fu uno dei motori dei viaggi di scoperta che, grazie all'invenzione di navi più grandi e resistenti in grado di attraversare gli oceani, rivoluzionarono l'economia europea e mondiale. L'avvio del colonialismo, lo sfruttamento degli schiavi africani e l'esportazione dei manufatti europei diedero il via a una prima globalizzazione che portò i principali stati europei - Francia, Inghilterra, Spagna, Portogallo e Paesi Bassi - a competere per la creazione di imperi coloniali, che permettevano di sfruttare le risorse naturali delle colonie per alimentare le casse dei regnanti e degli stati europei. 

I portoghesi per quasi un secolo comprarono le spezie in Asia al 4 per cento del prezzo finale a cui le rivendevano, producendo enormi guadagni e arricchimenti. Dopo l'iniziale vantaggio di Spagna e Portogallo, nel sedicesimo e diciassettesimo secolo inglesi e olandesi diedero il via a un'espansione che mirava a scalzare il nuovo monopolio portoghese sulle terre delle spezie: gli avamposti indiani, le Molucche e i possedimenti nell'odierna Indonesia. Gli europei avevano ricominciato ad arricchirsi, a risparmiare e a commerciare le merci che producevano. E la prima borsa valori, per stabilire il valore e il prezzo delle merci e delle monete scambiate, nacque ad Anversa nel 1531. Le navi che avevano permesso di attraversare gli oceani, inoltre, erano le stesse che inglesi e olandesi impiegavano nei loro commerci sulle rotte europee, esportando tessuti a costi inferiori in grado di far fallire le migliori, ma più costose, produzioni italiane.

Per gestire l'espansione coloniale, nel 1600 gli inglesi fondarono la Compagnia inglese delle Indie Orientali, seguiti due anni dopo dagli olandesi. L'arrivo degli olandesi e la rottura del monopolio portoghese ridussero di due terzi il prezzo delle spezie, e l'idea di risparmio come la conosciamo oggi deve molto all'organizzazione di queste due Compagnie: erano paragonabili alle aziende moderne che raccolgono capitali in patria grazie all'intervento di investitori che volevano maggiori profitti dai capitali che avevano accumulato, disponevano di forze militari e navali alle proprie dipendenze, edificavano avamposti di commercio fortificati sulle coste delle rotte che battevano. Le imprese coloniali avevano costi crescenti, che le borghesie produttive e mercantili dei due paesi erano in grado di sostenere, in vista dei profitti futuri. Il risparmio cresceva dunque grazie alle imprese della nuova classe produttiva, la borghesia, mentre la maggior parte della popolazione continuava a risparmiare in maniera primordiale, per garantirsi uno stile di vita poco sopra la sussistenza e pagare le tasse ai sovrani e alle istituzioni locali.