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Scuola e percorsi formativi per migliorare l'alfabetizzazione finanziaria in Italia

Scuola e percorsi formativi per migliorare l'alfabetizzazione finanziaria in Italia
skynesher / Getty Images

A cura di FEduF

A mezzanotte del 31 dicembre 2020, accanto alla gioia e al sollievo perché l'annus horribilis fosse finalmente giunto al termine e alla speranza nel nuovo anno si sono fatti strada, come da tradizione, i buoni propositi: questi di solito spaziano dal leggere di più al fare più allenamento per essere più in forma, raramente riguardano la salute delle nostre finanze. 

Sostanzialmente ci sono tre aspetti sulla creazione di ricchezza a lungo termine dei quali tener conto ma che, per tutta una serie di ragioni che andremo a vedere attraverso i dati, purtroppo rimangono distanti: come guadagnare denaro, come mantenerlo e come farlo crescere.

Le nostre abitudini nel rapporto con il denaro si formano a partire dai sette anni ed è a questo punto che si pone il primo grande intoppo: in Italia, secondo la ricerca sull'alfabetizzazione finanziaria condotta dalla Banca d'Italia, esistono ampie fasce della popolazione che pur non avendo un livello di competenze adeguato gestiscono quotidianamente l'economia familiare: si tratta di circa otto milioni di adulti.

Definita dal grado di competenza questa numerosa popolazione si divide in due grandi gruppi: gli esclusi e gli incompetenti. I primi rappresentano il 24 per cento degli individui con età compresa fra 18 e 79 anni e mostrano basse conoscenze finanziarie, riportando un punteggio medio di 1,1 su una scala da 0 a 7. Circa un terzo (28%) per cento di loro dichiara di gestire quotidianamente le finanze familiari. Le caratteristiche salienti sono un maggior orientamento alla spesa piuttosto che al risparmio (ciò è in parte dovuto al basso reddito), una bassa partecipazione nei mercati finanziari e, soprattutto, un minor ricorso alla ricerca di informazioni da più fonti in caso di acquisto di un prodotto. Il lato buono della medaglia è che la maggior parte di queste persone è consapevole dei propri limiti ma, sull'altro versante, quasi un terzo ritiene di avere conoscenze finanziarie almeno nella media. La frequenza degli esclusi è maggiore nel Sud e nelle Isole, fra coloro che hanno più di 65 anni e coloro che non sono diplomati.

Il secondo gruppo ricomprende tutte quelle persone che hanno alcune conoscenze finanziarie, che sono tuttavia insufficienti per prendere decisioni finanziarie oculate. Rappresentano circa un terzo della popolazione (15,2 milioni di adulti) e, nel 32 per cento dei casi, sono i responsabili della gestione quotidiana delle risorse familiari. La maggior parte di loro ha una percezione corretta delle proprie modeste conoscenze, mentre il 40 per cento per cento tende a sopravvalutarle. La frequenza di incompetenti cresce nella fascia di età vicina al pensionamento (55-64 anni), fra i pensionati e fra coloro con un basso livello di istruzione.

Questi dati ci confermano come sia necessario, riprendendo le parole di Anna Grosso - Condirettore Generale di Banca Sella, introdurre e predisporre "percorsi formativi differenti progettati sulle diverse fasce di età, dai ragazzi in età scolare che si avvicinano per la prima volta al mondo del risparmio, agli adulti che hanno necessità di essere accompagnati su temi di discontinuità rispetto alle loro esperienza - come ad esempio l'innovazione e la tecnologia - fino alla famiglia che ha necessità di capire come nel concreto si possano gestire i progetti di vita, dalle spese quotidiane alla gestione del patrimonio complessivo".

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