Nonostante la pandemia gli italiani non rinunciano ad investire parte dei propri risparmi
Il Sole 24 Ore - Radiocor
Risparmiare per la tranquillità e per il futuro: questo il filo rosso che caratterizza il risparmiatore italiano nel 2021. Lo indica la tradizionale ricerca Acri/Ipsos che accompagna, ormai da vent'anni le celebrazioni della Giornata Mondiale del Risparmio.
La percentuale di coloro che, nonostante la crisi legata alla pandemia sono riusciti ad accumulare risparmi negli ultimi 12 mesi, e lo ha fatto con tranquillità, è risultata del 45%. Al contempo, però, è tornato a crescere rispetto al 2020, il numero di famiglie che ha fatto ricorso a risorse proprie o a prestiti (19% contro il 16%. Tra chi riesce a risparmiare, in ogni caso, è proseguita la crescita di chi dichiara di riuscire ad investirne una piccola parte. La percentuale ha raggiunto il 37% e cresce ininterrottamente dal 2017. Torna a calare, dopo lo spavento del 2020, la quota di coloro che dichiarano di mantenere tutti i risparmi liquidi anche se resta ampiamente maggioritaria (61%).
L'indagine mette poi in evidenza che due italiani su tre risparmiano e pianificano guardando al breve e al medio termine. In questi ultimi dodici mesi (le interviste vengono realizzate sempre a settembre) è cresciuto la quota (36%) di coloro che indicano un orizzonte di 4-5 per l'investimento che pareggia così la quota di coloro che invece hanno un orizzonte di 6-24 mesi.
Riguardo alla tipologia degli investimenti riprende la tendenza a privilegiare strumenti finanziari meno rischiosi e di protezione come i fondi pensione e i fondi di investimento mentre si riduce ulteriormente la quota di coloro che dichiarano di avere titoli di Stato poliennali. La ricerca Acri-Ipsos sottolinea, inoltre, che c'è una quota minoritaria ma in forte crescita di italiani che indicano di aver investito parte dei risparmi in strumenti finanziari più rischiosi (dal 9 al 14% nell'ultimo anno) forse anche perché aumenta la fiducia nella tutela del risparmio, che si declina nel giudizio sulle leggi e sui controlli vigenti nel Paese.
Gli italiani che ritengono efficace la tutela del risparmio per la prima volta da vent'anni (da quando è iniziata l'indagine) hanno raggiunto il 50% del totale (44% nel 2020) pareggiando così la quota degli scettici. C'è poi l'altra motivazione: una maggiore propensione verso gli investimenti più rischiosi frutto dei più alti rendimenti. Chi risparmia, inoltre, segnala con maggiore frequenza rispetto all'anno precedente l'importanza della solidità di chi propone l'investimento. Si registra invece un lieve calo della percentuale di italiani che dichiarano di investire in attività con impatto positivo su ambiente e società mettendo in secondo piano il rendimento.
Un'altra evidenza della ¿fotografia' sul risparmio è la maggiore importanza che gli italiani danno al legame con la crescita del Paese. Il 63% del campione vede nella transizione ecologica un tassello molto importante per lo sviluppo e un 61% indica come prioritario investire sui giovani e in generale sul capitale umano per il rilancio dell'economia.