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Percorso 1 - Risparmio I concetti fondamentali, prima parte: Tutto quello che c'è da sapere

Percorso 1 - Risparmio I concetti fondamentali, prima parte: Tutto quello che c'è da sapere
Risparmio, un percorso per Clienti Premium
05 Feb 21

Occupandosi di economia e finanza, capita a volte di sentirsi sopraffatti da paroloni e concetti sconosciuti. A volte, si tratta di modi complicati di dire cose anche molto semplici e concrete, altre volte sono solo esempi della reale complessità dell'economia. Conoscere meglio il significato di queste parole e di questi concetti è però importante, anche se non studiate microeconomia e non dirigete un fondo di investimento: perché essere più informati aiuta tutti a prendere decisioni migliori.

In questo articolo proviamo a chiarire i concetti fondamentali per capire le cose che influenzano le decisioni di tutti, dai risparmiatori ai governatori delle banche centrali. Non sarà esaustivo come un manuale, ma vi aiuterà a farvi sentire meno intimiditi, e magari anche più curiosi.

Le basi, per non sfigurare

Un asset è qualunque cosa che abbia un valore, cioè che possa essere scambiato con del denaro. Più precisamente, sono asset tutti i beni materiali, come i telefoni cellulari, la macchina e un appartamento, ma anche quelli immateriali, come le obbligazioni e le azioni che possedete.
Obbligazioni e azioni sono dei titoli di credito: in poche parole, dei contratti che ci danno diritto a qualcosa, anche dopo un certo periodo di tempo. Le obbligazioni sono dei titoli che vengono emessi da chi ha bisogno di un finanziamento e che sanciscono l'obbligo di restituire il denaro preso in prestito, più un interesse. Sono obbligazioni i titoli di stato.

Le azioni, invece, sono dei "pezzi" in cui è diviso il capitale di un'azienda: in altre parole, detenere delle azioni significa essere in parte proprietari dell'azienda, con tutti i diritti e gli oneri che ciò comporta. Per esempio, gli azionisti hanno diritto a ricevere i dividendi, ossia una porzione dei profitti di un'azienda della quale possiedono le azioni. Come tutti i titoli, anche le azioni si possono trasmettere, cioè rivendere, ad altri soggetti.

Il patrimonio, semplificando, è l'insieme di tutti gli asset, fisici o meno, che possediamo, al netto del debito. Ad esempio, il nostro patrimonio è l'insieme di tutti i nostri beni, dalla casa all'automobile, passando per i mobili, meno il mutuo che dobbiamo ripagare. Il reddito (salario o stipendio), invece, misura quanto cambia il nostro patrimonio nel tempo.

Allo stesso modo, il prodotto interno lordo, o PIL, è una misura del reddito di una nazione, che si può calcolare in più modi, ma tutti equivalenti. La definizione più usata è questa: dato un intervallo di tempo, solitamente un anno o un trimestre, il PIL rappresenta la somma di tutte le attività economiche che avvengono in un territorio. Con "attività economiche" intendiamo comunemente quattro cose: i consumi delle famiglie, la spesa pubblica, gli investimenti privati e la differenza tra esportazioni ed importazioni.

Uno stato si finanzia in tanti modi: emettendo obbligazioni, cioè indebitandosi, ma anche raccogliendo le tasse o imposte. Una distinzione tra i tipi di tasse consiste in quelle sul patrimonio (la cosiddetta patrimoniale) e quelle sul reddito, la più nota della quali è l'IRPEF, ossia l'imposta sul reddito delle persone fisiche. Le tasse sul reddito si dividono a loro volta in due tipi: quelle sul reddito da lavoro e quelle sul reddito da capitale, cioè quello ottenuto investendo. Inoltre, se dal reddito sottraiamo le tasse che paghiamo, otteniamo il reddito disponibile: quello che usiamo per i consumi. Finalmente arriviamo al risparmio: ossia quella porzione del reddito disponibile che non spendiamo e che mettiamo da parte mese dopo mese.

Che cosa è la moneta e chi la controlla?
Non facciamo altro che parlare di soldi e forse ora è il caso di darne una definizione: perché in realtà 'soldi' e 'denaro' non sono vere parole dell'economia e con 'moneta' non si intendono gli spiccioli che abbiamo sparpagliati per casa. La moneta è tutto ciò che può essere usato come metodo di pagamento e il contante, cioè le banconote e le monete metalliche, è una forma di moneta. 

Chi si occupa della moneta di un paese? La risposta è la banca centrale, un ente indipendente dai governi che, per dirla come gli economisti, regola l'offerta di moneta, cioè la quantità di moneta in un'economia. In questo modo, la banca centrale influenza i livelli del tasso di interesse e dell'inflazione, e quindi il costo dei prestiti contratti dalle famiglie e soprattutto dalle aziende. In altre parole, la politica monetaria della banca centrale ha un effetto sull'economia di un paese, ma prima di spiegare come è possibile, cerchiamo di capire meglio che cos'è l'inflazione.

Che cos'è l'inflazione?
L'inflazione, in poche parole, è l'erosione del potere di acquisto del nostro reddito, che principalmente è dovuta a un aumento della spesa per i consumi delle famiglie anno dopo anno. A cambiare non sono solo i prezzi, ma anche le cose che compriamo: pensiamo al boom dei monopattini e delle bici elettriche, o delle mascherine e del gel detergente a causa della pandemia da COVID-19.

Gli istituti di statistica dei vari paesi devono quindi capire quali beni includere in questo elenco, che si chiama paniere, anche in base a quali fasce della popolazione li acquistano. Per questo motivo c'è più di un indicatore dell'inflazione: l'ISTAT in Italia ne ha addirittura tre, anche se spesso si guarda al NIC, che è riferito alla totalità delle famiglie italiane, e al FOI, riferito alle famiglie di operai e impiegati. Anche i panieri sono aggiornati ogni anno: quello del 2020 ha incluso quasi 1700 «prodotti elementari», circa 200 in più rispetto al 2019, tra cui il sushi da asporto e i pasti consegnati a domicilio.

Se i prezzi aumentano, allora mille euro oggi non varranno quanto mille euro tra uno, cinque o dieci anni. In altre parole, l'inflazione erode il potere di acquisto dei nostri salari. Al contrario, però, se l'inflazione fosse negativa (se cioè i prezzi diminuissero) aspetteremmo il più tardi possibile per fare i nostri acquisti. Certo, spenderemmo di meno: ma avremmo molti altri problemi, e le aziende sarebbero in difficoltà a pagare i propri dipendenti.
Il compito di una banca centrale consiste proprio in questo: regolare attentamente la quantità di moneta in un'economia per assicurarsi che l'inflazione non sia né troppo bassa, deprimendo i consumi, né troppo alta, riducendo troppo il potere di acquisto dei salari. In questo modo, la Banca Centrale influenza anche i tassi di interesse: vediamo perché.

Il tasso di interesse e le banche centrali
Abbiamo tutti un'idea del tasso di interesse: una quantità aggiuntiva da pagare se, per esempio, prendiamo dei soldi in prestito. In altre parole, il tasso di interesse rappresenta il costo di un servizio particolare, ossia prendere in prestito il denaro di altre persone. Anche se a prima vista possono sembrare scelti arbitrariamente dalle banche, in realtà ci sono almeno quattro criteri per aiutare a capire come vengono stabiliti. 

La prima è proprio legata all'inflazione: il tasso di interesse deve essere uguale almeno all'inflazione per assicurare che venga restituito il valore reale del denaro prestato. In altre parole, più alta è l'inflazione, più i tassi di interesse saranno alti. Quindi, se i redditi non crescono abbastanza, ripagare i debiti diventa molto oneroso: per questo motivo la banca centrale controlla attentamente l'offerta di moneta e la variazione dei prezzi.

La seconda ragione è che, banalmente, le banche devono finanziare le proprie attività e per farlo ricorrono sia ai tassi di interesse che alle commissioni sui depositi. Per evitare che le banche approfittino della loro posizione, i governi istituiscono le autorità bancarie, che vigilano per evitare che si costituiscano monopoli e promuovono le condizioni per una concorrenza più vasta e corretta possibile tra gli istituti di credito.

Ovviamente, i tassi di interesse dipendono anche dalla richiesta di prestiti: più ce ne sono e più si alzano. Soprattutto, gli interessi dipendono direttamente dalla durata dei prestiti e dal rischio stesso del prestare i soldi a quella persona o istituzione. In altre parole, più il prestito è lungo, o più è rischioso, e più si deve pagare per convincere qualcuno a prestare quei soldi.