Quei servizi tagliati su misura delle persone e dei loro diritti. Tutti dentro uno smartphone
Questa è la nuova puntata della nuova rubrica mensile Insights - Il punto di Pierangelo Soldavini, giornalista italiano esperto di economia e innovazione considerato un riferimento sui temi legati al mondo bancario.
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Quando ero giovane, un secolo fa, e mi preparavo a uscire, mia mamma si raccomandava sempre di non dimenticarmi tre cose: i soldi, la carta d’identità e le chiavi di casa. Oggi quei tre oggetti necessari per qualsiasi evenienza sono racchiusi in uno strumento unico. Lo smartphone lo usiamo da tempo per pagare, che sia con Apple Pay, con una carta abilitata o qualsiasi altro wallet, ormai ha preso agilmente il posto dei contanti. L’identità sta ormai arrivando: lo smartphone è in grado di certificare la nostra faccia o l’impronta, il riconoscimento biometrico è una modalità utilizzata sempre più per i pagamenti e non solo. A breve, più velocemente di quanto ci si aspetti, un wallet digitale – italiano prima ed europeo poi – racchiuderà la nostra identità, a partire dai documenti. Per le chiavi si sta lavorando: i servizi di sharing della mobilità si basano già oggi sullo sblocco dei veicoli via smartphone. In men che non si dica quello che una volta era un semplice “telefonino” potrà contenere anche le chiavi di casa.
Quella scatolina tecnologica senza la quale non possiamo più vivere rappresenta sempre più il nostro “digital twin”, la replica digitale della nostra persona: sa tutto di noi, molto più delle persone che ci stanno accanto, ci connette con il mondo e con il sapere, ci supporta nel lavoro, ci fa divertire e ci intrattiene, abilita tante funzioni cui non eravamo abituati. Insomma, ci semplifica la vita e di molto. Certo, ha anche molte controindicazioni legate alla privacy e alla scarsa discrezione insita in quel device, al condizionamento e all’impatto che ha sulla nostra personalità e sul nostro modo di pensare, di comportarci, di esplorare il mondo. Ma non c’è dubbio che abbia il grande pregio di risolvere i nostri problemi quotidiani, alla fine di semplificarci la vita. Oggi ci sinceriamo solo che i nostri figli abbiano con loro lo smartphone: in primo luogo per essere tranquilli e sapere che sono rintracciabili in qualsiasi momento, ma anche perché con quell’oggetto possono sempre cavarsela.
Lo smartphone è proprio l’incarnazione di quella accelerazione tecnologica che nel device quotidiano converge a voler mostrare tutta la sua potenza, sotto forma di piccole icone colorate che si trasformano in servizi personali a disposizione sempre e ovunque (o quasi). Vogliamo sottolinearlo proprio alla vigilia del Salone dei Pagamenti 2024 di Milano, l’appuntamento annuale di riflessione sull’evoluzione del mondo dei servizi finanziari in continuo movimento. Proprio la semplificazione e la customizzazione dell’offerta per le persone e per le aziende saranno al centro di tanti dibattiti. D’altronde è un dato di fatto che la convergenza tecnologica abiliti servizi sempre più agili e personalizzati, tagliati su misura delle singole esigenze, che superano barriere in apparenza insuperabili e puntano nella direzione dell’inclusione.
Basti pensare solo al recente lancio da parte di Banca Sella di carte di debito pensate per ipovedenti e non vedenti, completata dall’adozione di TQ Braille, innovativo dispositivo di individuazione tattile che permette alla stessa categoria di persone di accedere a dati e informazioni su prodotti e servizi (qui l’uscita su Wired). Al di là del fatto che sia il primo istituto in Italia e in Europa ad adottare questa tecnologia, si tratta di una soluzione mirata all’inclusione di una categoria specifica di persone, pensata specificatamente per renderle autonome per quanto riguarda i servizi finanziari. Una risposta semplice ed efficace a un bisogno effettivo e reale. Così è anche per l’utilizzo della biometria. Già due anni fa Sella Personal Credit aveva lanciato l’innovativa carta di credito con riconoscimento biometrico, con tanto di kit per accoppiare autonomamente la propria impronta digitale alla carta. Ora è scesa in campo Jp Morgan con l'ambizione di far pagare con la faccia. L’anno scorso aveva annunciato il progetto, quest’estate ha messo a disposizione di merchant e retailer la possibilità di concludere transazioni semplicemente mostrando la faccia. Già qualche brand ha avviato le sperimentazioni in questi mesi, ora si potrà passare all’adozione reale di un sistema che promette di rivoluzionare l’esperienza di acquisto dei consumatori. Ad averlo sperimentato, tra gli altri, è il gestore del Gran Premio di Miami di Formula Uno, con un proof of concept che ha raggiunto un’affidabilità del 100% nell’autenticazione delle transazioni e un processamento che scende a meno di un secondo. Intanto Google Pay ha finalizzato l’intesa con Checkout.com per sviluppare soluzioni di autenticazione biometrica nei negozi fisici in modo da poter rendere più semplici anche in questo caso le operazioni legate alle transazioni.
In effetti non si tratta solo di tempi più rapidi. La vera novità sta nella semplificazione estrema della transazione: il pagamento anche fisico diventa sempre più frictionless e invisibile, immediato e senza la necessità di mediazioni con device e codici. Goode Intelligence stima che i pagamenti abilitati in modalità biometrica potranno raggiungere i 5,8 trilioni di dollari e i tre miliardi di utenti per il 2026, vale a dire dopodomani. È vero che le previsioni sono fatte per essere smentite, ma il valore dà un’idea della posta in gioco. Quindi della necessità di adeguarsi e di non perdere tempo nell’affrontare la nuova svolta. La biometria è solo una delle soluzioni a disposizione, ma indica la strada che la tecnologia abilita anche in ambito finanziario: una convergenza verso strumenti semplici, immediati e sempre più invisibili per rispondere a bisogni espressi e latenti. D’altra parte è questa la frontiera competitiva, all’insegna del senza frizioni e senza interruzioni, coerente e integrato nell’esperienza a cui l'utente è abituato nella vita quotidiana. Basti pensare alle opportunità che si aprono ora con l’avvento dell’intelligenza artificiale, soprattutto nella sua declinazione generativa, in chiave di personalizzazione e profilatura. Ma anche alle opzioni connesse con l’It Wallet, la nuova applicazione che a breve sarà disponibile per tutti gli italiani tramite l’app IO per semplificare l’identità digitale integrando per il momento carta d’identità, patente, tessera sanitaria. Se non si possono frapporre indugi nel perseguire soluzioni innovative, è necessario sempre farlo nel pieno rispetto delle persone e dei loro diritti, soprattutto quando si tratta di banche, depositarie di dati così sensibili e personali. Oggi più che mai le persone vengono prima di tutto, soprattutto quando si tratta di affrontare un salto tecnologico.