Percorso 4 Finanza sostenibile - Perchè viene incentivato il rifacimento delle facciate?

Percorso 4 Finanza sostenibile - Perchè viene incentivato il rifacimento delle facciate?
Finanza sostenibile, un percorso per Clienti Premium
15 Jun 21

Da diversi mesi una delle conversazioni più frequenti nelle riunioni di condominio riguarda il cosiddetto "bonus facciata", espressione che si riferisce genericamente ad alcune misure adottate dal governo italiano per incentivare lavori edilizi e interventi di ammodernamento che rendano case ed altri edifici più efficienti dal punto di vista del consumo energetico. I bonus approvati dal governo permettono a chi ne ha diritto di ottenere notevoli sconti sul costo dei lavori che decide di fare: può sembrare strano che il governo decida di finanziare con soldi pubblici lavori di cui beneficiano privati cittadini, ma se si pensa allo stato del patrimonio immobiliare italiano la decisione può trovare delle giustificazioni.

Una delle caratteristiche che contraddistinguono le case italiane è l'età media: secondo le stime dell'Istat, l'istituto nazionale di statistica, nel paese ci sono quasi 12,2 milioni di immobili residenziali, e il 60 per cento di questi ha più di quarant'anni. Di queste case, 5,2 milioni sono state costruite all'inizio degli anni Settanta, il 42,5 per cento del totale. Si tratta quindi in molti casi di case  vecchie, con pareti e infissi scarsamente isolanti, con costi di gestione molto alti e costruite senza particolare attenzione al tema dei cambiamenti climatici e del consumo energetico.

La scarsa consapevolezza sull'impatto ambientale delle attività umane era piuttosto comune anche in ambito edilizio almeno fino alla fine degli anni Sessanta, quando anche in Italia furono approvate le prime normative per regolare l'efficienza energetica delle costruzioni: fino ad allora, i criteri di progettazione erano poco stringenti per quanto riguardava il consumo di energia. Secondo le stime del rapporto annuale 2020 sull'efficienza energetica di Enea, l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, gli edifici sono la categoria che consuma più energia in Europa, con il 40 per cento del totale, e con la produzione di oltre un terzo delle emissioni di gas serra, per il 36 per cento del totale. 

Il rapporto sull'efficienza energetica di Enea stima inoltre che in Europa oltre l'80 per cento degli edifici esistenti sarà ancora in uso nel 2050, e che il 75 per cento di questo patrimonio risulta inefficiente dal punto di vista energetico. Quello che è un problema oggi, dunque, lo sarà anche tra molte decine di anni, quando gli effetti dei cambiamenti climatici potrebbero però essere ormai irreversibili. Se si costruiscono nuovi edifici, oggi bisogna rispettare regole europee ed italiane sull'efficienza energetica e sempre di più questo valore è riconosciuto anche da chi compra una nuova casa (visto che l'efficienza energetica corrisponde solitamente a costi di gestione più bassi). Ma intervenire su case vecchie è molto più complicato e costoso.

Per ovviare a questo problema, negli ultimi anni i governi italiani hanno adottato un sistema di incentivi per invogliare i proprietari di casa a investire sull'efficientamento energetico e la riqualificazione degli immobili. L'incentivo è costituito da una detrazione fiscale che si può ottenere sotto forma di detrazione Irpef in fase di dichiarazione dei redditi come sconto sulle tasse da pagare in futuro, spalmato su più rate annuali. Inoltre, per gli ultimi bonus introdotti nel 2020 - il cosiddetto Superbonus, ci torniamo più avanti - la detrazione può essere usata come sconto in fattura: l'impresa che ha svolto i lavori anticipa la spesa e li recupera sotto forma di credito d'imposta, una sorta di pagamento in anticipo delle tasse dovute allo stato. In alternativa, tanto il committente quanto l'impresa esecutrice possono cedere questo credito alle banche e agli intermediari finanziari che si occupano di cessione del credito. 

Nello specifico, la forma più basilare di Ecobonus copre il 50 per cento degli interventi di riqualificazione come il cambio delle porte e delle finestre dotate di infissi più isolanti, l'installazione di caldaie a condensazione almeno di classe energetica A, o l'installazione di generatori di calore alimentati da biomasse quali trucioli, pellet o scarti di frutta secca. Esiste poi un'agevolazione al 65 per cento per interventi più estesi sul cambio della caldaia e sui sistemi di condizionamento, o sull'installazione dei pannelli solari per produrre acqua calda.

Interventi del genere permettono di migliorare l'efficienza energetica di case e condomini, e il miglioramento può essere misurato tramite l'Ape, o attestato di prestazione energetica, che calcola i consumi annualizzati di energia per scaldare gli ambienti domestici. Un po' come succede con le etichette che certificano i consumi degli elettrodomestici, la lettera A indica consumi più bassi e la lettera G si riferisce a prodotti, o case, dai consumi più elevati. In casa, la differenza tra un'Ape di livello G e una di livello A può tradursi in costi anche dieci volte superiori. In questo ambito, l'accelerazione sulle tematiche della sostenibilità si è tradotta nell'adozione di un nuovo livello di detrazione fiscale, stabilito dal decreto legge Rilancio al 110 per centro, dietro la soddisfazione di specifici - e piuttosto stringenti - requisiti. 

Da subito ribattezzato Superbonus nel dibattito pubblico, tra i requisiti principali l'ecobonus al 110 per cento richiede che i lavori di riqualificazione aumento almeno di due livelli l'Ape, per certificare una consistente riduzione dei consumi. Gli interventi detraibili al 50 e al 65 per cento possono essere detratti all'interno del 110 per cento, ma perché possa essere richiesto vanno effettuati dei lavori più impegnativi, definiti "trainanti", quali l'installazione del cappotto termico per l'edificio e l'installazione di un impianto di riscaldamento, raffrescamento e produzione di acqua calda a condensazione non inferiore alla classe A di efficienza energetica. La detrazione è sottoposta anche a dei limiti temporali: l'intervento deve poi raggiungere il 60 per cento del completamento entro il 30 giugno 2022, cosicché lo sgravio copra anche le spese sostenute entro il 31 dicembre 2022.