Per la Bce l'Unione dei mercati dei capitali aiuterà la transizione ecologica
Il Sole 24 Ore - Radiocor
Nello scenario post pandemia sarà importante avere un effettivo mercato dei capitali europeo per favorire gli investimenti privati che saranno indispensabili per la transizione digitale ed ecologica. Ne è convinta la presidente della Bce, Christine Lagarde, che in un intervento pronunciato la scorsa, settimana, ha sottolineato come il Next generation Ue per quanto ambizioso e capiente da solo non riuscirà a far centrare gli obiettivi della transizione se non ci sarà l'apporto delle risorse private. Serviranno le emissioni 'green' e per poterle realizzare un'Unione dei mercati dei capitali sarà essenziale. "Next Generation EU aiuterà a canalizzare gli investimenti pubblici verso i settori in trasformazione ma è attualmente meno chiaro se il settore finanziario privato potrà fare la stessa cosa".
La frammentazione dei mercati finanziari nazionali in Europa può limitare la capacità di finanziare investimenti in volumi sufficienti. Lagarde ha calcolato che l'Europa ha bisogno di investimenti per circa 330 miliardi l'anno entro il 2030 per raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici e circa altri 125 miliardi l'anno per realizzare la trasformazione digitale. Non basta quindi il Next Generation EU che vale 800 miliardi spalmati in diversi anni.
L'Europa intanto, mentre la pandemia sta recedendo, mostra segnali di profondo cambiamento. Le aziende - nota Lagarde - hanno digitalizzato le proprie attività da 20 a 25 volte più velocemente di quanto ritenessero possibile in precedenza. Si prevede che un giorno lavorativo sarà in smart a casa dopo la fine della pandemia, rispetto a solo uno su 20 prima. La richiesta di stili di vita più ecologici è diventata più forte. Dopo aver accettato dure restrizioni per combattere la pandemia, il 70% degli europei è ora a favore di misure governative più severe per combattere il cambiamento climatico.
Secondo le stime della Bce dopo la pandemia "si potrebbe accelerare la crescita della produttività del lavoro di circa l'1% all'anno entro il 2024, più del doppio del tasso raggiunto dopo la grande crisi finanziaria". In questa fase le autorità di vigilanza stanno spostando il punto di osservazione dai rischi di liquidità delle imprese alla loro vulnerabilità di bilancio a seguito dell'aumento dell'indebitamento. A giudizio della banchiera centrale è importante evitare che la combinazione di debito elevato e profitti più deboli, soprattutto nei settori più colpiti dalla crisi, porti a insolvenze di imprese che nel medio termine sarebbero ancora redditizie. Se ciò avvenisse, "potrebbe aumentare il costo sociale ed economico di questa crisi e anche aumentare la rischiosità nei portafogli crediti delle banche".
È altrettanto importante affrontare in modo efficiente le insolvenze di imprese non redditizie, in modo che le risorse possano essere riallocate in modo più produttivo aggiunge la banchiera centrale francese. La forte crescita dei prestiti nella prima fase della pandemia, aiutata da generose misure di sostegno alla liquidità, ha portato come detto a un maggiore indebitamento delle imprese. Una situazione che ha colpito particolarmente le piccole imprese e i settori più direttamente colpiti dalla pandemia. Per le banche, la priorità è riflettere pienamente il rischio di credito nella classificazione dei prestiti e nell'accantonamento in modo tempestivo. Per i governi, la priorità è gestire una transizione graduale dal sostegno alla liquidità a un sostegno alla solvibilità più mirato per le imprese redditizie. Dovrebbero inoltre sviluppare strategie per la ristrutturazione del debito societario delle imprese redditizie, compresi incentivi per i creditori privati. Nel caso di imprese che si rivelano non redditizie nell'economia post-pandemia, "i governi dovrebbero garantire l'applicazione di procedure di insolvenza efficienti e lo sviluppo di nuove ove necessario".