Percorso 6 Denaro - Monete forti, monete deboli

Percorso 6 Denaro - Monete forti, monete deboli
Denaro, un percorso per Clienti Premium
30 Nov 21

Il tasso di cambio tra la valuta nazionale e una valuta estera ci dice quante unità di valuta estera possiamo comprare con un'unità di valuta nazionale. Per esempio, il cambio euro/dollaro (solitamente indicato con la dicitura EUR/USD) ci dice quanti dollari possiamo comprare con un euro. La relazione inversa, USD/EUR, ci dice invece quanti euro si possono comprare con un dollaro. Quando il rapporto EUR/USD sale, il valore dell'euro nei confronti del dollaro cresce, cioè possiamo comprare più dollari con un euro. In questo caso, si dice che l'euro si "rafforza" nei confronti del dollaro. Quando scende, con lo stesso euro potremo comprare meno dollari, perciò si dirà che l'euro si è "indebolito" nei confronti del dollaro.


Il rafforzamento di una valuta nei confronti di un'altra ha vantaggi per alcuni e svantaggi per altri. Quando l'euro si rafforza rispetto al dollaro, servono più dollari per comprare lo stesso ammontare di euro, perciò il prezzo in dollari dei prodotti esportati dall'Europa negli Stati Uniti sale. Di conseguenza, questi beni verranno comprati da meno persone e le esportazioni europee ne risentiranno negativamente. Chi invece ne gioverà saranno le imprese europee che importano prodotti americani (il cui prezzo in euro scende) e i turisti europei in visita negli Stati Uniti, che a parità di budget in euro otterranno più dollari e avranno quindi più potere d'acquisto durante le proprie vacanze. Un discorso speculare vale nel caso di un deprezzamento dell'euro nei confronti del dollaro.


Sebbene solitamente le loro oscillazioni giornaliere siano minime, i tassi di cambio variano continuamente, perché sono soggetti a numerosi fattori che influenzano la domanda e l'offerta delle valute sul mercato dei cambi (il cosiddetto FX o Forex, crasi di Foreign Exchange Market). Questo è il mercato finanziario più grande al mondo: su di esso viene scambiato ogni giorno l'equivalente di 6.600 miliardi di dollari. Come per qualsiasi altro bene scambiato su un mercato libero, a parità di altri fattori, una crescita della domanda per una certa moneta determinerà un aumento del suo valore nei confronti delle altre monete, facendola apprezzare o, come dicevamo, rendendola più "forte". Allo stesso modo, un aumento dell'offerta genererà un deprezzamento della valuta rispetto alle altre, indebolendola.


Per capire cosa fa muovere i tassi di cambio bisogna perciò osservare le variabili che influiscono su domanda e offerta delle valute sul Forex. Lo studio dei fattori che incidono sui tassi di cambio è una delle branche relativamente più recenti dell'economia. Per gran parte dello scorso secolo infatti, i cambi non erano determinati dal mercato ma fissati dai governi. Dal tardo diciannovesimo secolo alla Prima Guerra Mondiale, le maggiori potenze economiche del mondo hanno regolato la propria emissione di moneta in base al gold standard, un sistema in cui ogni paese fissava il prezzo della propria valuta in termini di oro e la sua banca centrale si impegnava a mantenere fisso questo prezzo. Il tasso di cambio tra due valute era perciò fisso e determinato dal rapporto tra i prezzi dell'oro nelle due valute.


Dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1944, gli accordi di Bretton Woods introdussero un diverso sistema chiamato gold exchange standard (già testato da alcuni paesi negli anni tra le guerre), che prevedeva cambi fissi rispetto al dollaro, con il prezzo dell'oro fissato a 35 dollari l'oncia. Anche in questo caso, i tassi di cambio non variavano, perciò non c'era ragione di studiarne le variazioni. Fu solo a partire dal 1973, quando i tassi di cambio furono lasciati fluttuare liberamente dopo la caduta del sistema di Bretton Woods nel 1971, che studiare le determinanti dei tassi di cambio diventò rilevante.


Uno dei fattori principali a influire sul cambio tra due valute è il rapporto tra i tassi di interesse nei due paesi. Quando la banca centrale di un paese aumenta i tassi d'interesse, i titoli di debito denominati nella sua valuta (come i titoli di stato e le obbligazioni) diventano più redditizi. Mettiamo che la Federal Reserve, la Banca centrale degli Stati Uniti, aumenti il tasso d'interesse sul dollaro. Questo attrarrà investitori stranieri, che però per poter comprare titoli statunitensi dovranno prima scambiare la propria valuta con i dollari. Ciò farà sì che la domanda di dollari salga (così come l'offerta delle valute degli investitori stranieri sul Forex), e che quindi il dollaro si apprezzi. Per lo stesso ragionamento, un taglio dei tassi d'interesse tende a causare un deprezzamento della valuta.


Un altro fattore importante è l'inflazione. In un paese con inflazione alta, il prezzo dei beni sale velocemente. Nel tempo, se gli altri paesi con cui esso commercia hanno tassi di inflazione più bassi del suo, i beni da esso prodotti diventeranno sempre meno competitivi sul mercato internazionale: sempre meno persone vorranno comprarli e perciò ci sarà sempre meno bisogno di convertire altre valute nella valuta del paese. Questa tenderà perciò a deprezzarsi, mentre le esportazioni del paese diminuiranno. Insomma: un aumento dell'inflazione tende a indebolire le valute, mentre una sua diminuzione tende a rafforzarle.


Come l'inflazione, qualsiasi altro fattore che abbia un impatto sulla competitività internazionale dei beni prodotti nel paese può influire sulla sua valuta. Banalmente, una crescita della produttività abbasserà il costo di ogni unità prodotta, rendendo possibile una diminuzione del prezzo dei beni esportati dal paese che diventeranno così più attraenti a livello internazionale: la domanda di questi prodotti salirà e perciò dovrà salire anche quella della valuta del paese (che serve a comprarli). Un aumento della competitività dei prodotti del paese tenderà quindi a generare un rafforzamento della sua valuta e un aumento delle sue esportazioni.


C'è poi la bilancia dei pagamenti, cioè la differenza tra i soldi in entrata e in uscita dal paese in un dato periodo. Questa deve rimanere in equilibrio, altrimenti il valore della moneta del paese potrebbe subire variazioni. Quando per esempio il valore delle importazioni di un paese supera quello delle sue esportazioni, il paese sta spendendo più valuta estera di quanta ne entri. Questa situazione può essere ribilanciata in vari modi: attraendo investimenti dall'estero, indebitandosi con l'estero, dando fondo alle riserve di valuta estera della banca centrale o intraprendendo politiche protezionistiche, che scoraggino le importazioni. Se queste scelte non sono percorribili o non sono sufficienti a colmare il deficit, la banca centrale del paese dovrà svalutare la propria moneta comprando valuta estera e vendendo valuta locale, il che renderà meno convenienti le importazioni e più convenienti le esportazioni fin quando la bilancia tornerà in pareggio.


Altro fattore che può avere effetti sul tasso di cambio è il livello di debito di un paese. Se il paese arriva ad avere livelli di debito ritenuti insostenibili dagli investitori, questi ne venderanno i titoli di stato in proprio possesso nel timore che il paese dichiari default e non ripaghi i propri debiti. Dopo aver venduto i titoli, gli investitori convertiranno la valuta del paese ottenuta dalla vendita nella propria valuta, generando una svalutazione della moneta del paese.


Il tasso di cambio tra due paesi può poi variare anche solo in seguito alla decisione della banca centrale di uno dei due di comprare o vendere valuta dell'altro paese in quantità massicce, con l'obiettivo deliberato di modificare il cambio tra le due valute. La Cina per esempio ha comprato per anni titoli di stato statunitensi (operazione che deve essere preceduta da una vendita di yuan e da un acquisto di dollari sul mercato dei cambi), con l'obiettivo di mantenere la propria valuta relativamente debole, in modo da favorire le proprie esportazioni.


Infine, bisogna tenere conto del fatto che sul mercato dei cambi operano investitori che scambiano valute con l'unico intento di speculare sui movimenti dei loro prezzi. Questi operatori agiscono in base alle proprie aspettative sul futuro, le quali diventano così un altro fattore determinante dell'andamento dei tassi di cambio e possono anche confliggere con quanto visto finora, rendendo i movimenti dei cambi osservati sul mercato controintuitivi e imprevedibili. 


Ipotizziamo per esempio che le aspettative sull'inflazione negli Stati Uniti salgano. Anticipando un aumento dell'inflazione e una conseguente svalutazione del dollaro, gli investitori potrebbero essere portati a vendere dollari immediatamente in cambio di una valuta con un'inflazione attesa minore. Questo farebbe scendere il valore del dollaro anche senza che l'inflazione sia effettivamente aumentata. Ma si può fare un passo oltre. Se gli investitori si aspettano un'inflazione alta e sostenuta nel tempo, cominceranno anche a pensare che la Banca centrale degli Stati Uniti a un certo punto dovrà alzare i tassi di interesse per fermarla. E un aumento dei tassi di interesse porta invece a una rivalutazione del dollaro. Perciò, anticipando questa mossa, gli investitori potrebbero decidere non di vendere, bensì di comprare dollari, facendone salire il valore immediatamente senza che sia effettivamente accaduto nulla.