Scenari

Le incertezze della pandemia pesano sulle stime europee della ripresa

09 Nov 20
#scenario

Il Sole 24 Ore - Radiocor

Due anni non basteranno all'Italia per tornare ai livelli di Pil pre Covid anche perché la pandemia è ancora in circolazione è c'è incertezza sugli effetti della seconda ondata. Le previsioni di autunno della Commissione europea rivedono al ribasso le stime di crescita per l'Italia e l'Eurozona nel prossimo biennio e, allo stesso tempo, riducono l'impatto della recessione che è scaturita quest'anno dai vari lockdown nazionali.

Il problema principale per l'Italia deriva dal settore dei servizi. Il turismo, ad esempio, così importante per il prodotto interno lordo del Belpaese avrà bisogno di molto più tempo per recuperare il livello di attività precedente lo scoppio della pandemia. Le previsioni della Commissione di Bruxelles, presentate dal Commissario Paolo Gentiloni, indicano per quest'anno una recessione in Italia del 9,9% con un recupero l'anno prossimo limitato al +4,1% e un ritmo di crescita del 2,8% nel 2022 (le stime del Governo italiano indicano -9% quest' anno, +6% nel 2021 e +3,8% nel 2022).

Bruxelles l'estate scorsa aveva previsto un +6,1% per l'Italia l'anno prossimo. Le stime di Bruxelles per l'Eurozona indicano un -7,8% nel 2020 e un rimbalzo del 4,2% nel 2021 e del 3%. Deficit e debito pubblico sono ovviamente in crescita in tutta l'Unione, ma l'Italia è tra i Paesi più sotto pressione: il rapporto deficit/Pil arriverà al 10,8% quest' anno, per scendere al 7,8% nel 2021 e al 6% nel 2022. Lo scenario è tale che si inizia a ipotizzare un ulteriore congelamento del Patto di stabilità oltre il 2021. Nelle stime autunnali sull'economia la Commissione scrive che "il ritmo della ripresa sarà decisamente asimmetrico".

Ci saranno molti Paesi che recupereranno i punti di Pil persi con la pandemia entro fine 2022 ma non l'Italia, appunto "che paga debolezze strutturali" e un trend di crescita che l'ha sempre vista in fondo alla classifica negli ultimi anni - sarà ancora indietro di 2,7 punti rispetto al livello pre Covid. Sotto i riflettori degli economisti della Commissione di Bruxelles nell'analisi sull'Italia c'è il settore dei servizi "sono più sensibili all'aumento dei tassi di infezione e alle limitazioni alla mobilità" si legge e sono il settore che registrerà la maggiore perdita di posti di lavoro. Se l'occupazione è stata salvaguardata dalla copertura estesa della Cassa integrazione Covid e dal blocco dei licenziamenti fino all'anno prossimo, i lavoratori temporanei hanno pagato il prezzo più alto ma, si osserva Bruxelles, è "improbabile che quelli a tempo indeterminato restino illesi una volta che le misure di emergenza finiranno".

La speranza di poter cambiare passo è tutta nelle risorse comunitarie per gli investimenti che arriveranno con il piano Next Generation Ue da 750 miliardi. I tempi di erogazione, però, si stanno allungando. Per l'anticipo del 10% si ipotizza uno slittamento e si inizia a indicare il prossimo mese di maggio anche se i più cauti, a Roma, già indicano agosto 2021.