Una passeggiata nella storia del Lanificio Maurizio Sella
A cura di Ufficio Storico gruppo Sella e Fondazione Sella
Fra gli immobili in cui è presente e opera il gruppo Sella, un posto del tutto speciale ha il complesso dell'ex Lanificio Maurizio Sella, collocato a Biella sulla riva sinistra del torrente Cervo e ai piedi della collina di San Gerolamo, fra il ponte della Maddalena a monte, e il "Ponte Nuovo" di Chiavazza più a valle. In questa lunga e stretta striscia di territorio in località "fra i due ponti", appunto, si concentrano secoli di storia legati all'utilizzo a fini produttivi dell'energia idraulica ricavabile, mediante mulini, dai salti d'acqua del torrente Cervo. La suggestiva sequenza di giardini, edifici, canalizzazioni, cortili e passaggi dell'antico complesso permette di compiere una sorta di percorso nel tempo alla riscoperta di una storia di ingegno e lavoro che qui si è concentrata sin dal Medioevo.
Si parte dalla porzione più a nord del complesso, il cosiddetto "Giardino della Fabbrica", quasi a ridosso del ponte della Maddalena. Da questo punto di osservazione, il ponte offre un'emozionante visione del suo ardito arco in pietra appoggiato all'isolotto roccioso posto nel mezzo del torrente. Una targa al centro dell'isolotto ricorda che proprio lì nel 1307 si consumò sul rogo la vita di Longino e Margherita, fedeli compagni dell'eretico Fra Dolcino, con lui catturati sul Monte Rubello sopra Trivero. Sulla riva opposta è in vista l'ex Lanificio Boussu, sorto nel 1824 sul sito che già fu un monastero benedettino femminile del XII secolo dedicato a Maria Maddalena; venne rilevato nel 1920 da Alfredo Pria e oggi, cessata la propria attività, è sede di varie attività culturali, professionali ed espositive.
Proprio qui partiva il canale che, alimentato da una diga, convogliava l'acqua del torrente alla "roggia molinaria" (il canale che porta l'acqua al mulino) a servizio del Lanificio Maurizio Sella, fornendo mediante salti artificiali e altrettanti mulini il movimento alle macchine. Nell'agosto 1921 una piena distrusse la diga; Gaudenzio e Corradino Sella, titolari del Lanificio, risolsero il problema alla radice facendo costruire (negli anni 1923 - 1924) una galleria scavata nella viva roccia della lunghezza di più di 100 metri (tutt'ora integra ma non visibile perché al di sotto del piano stradale), al fine di prelevare l'acqua molto più a monte, dove il Lanificio Boussù-Pria, dopo proprio uso, la reimmetteva nel torrente.
Proprio il ripristino di questa antica canalizzazione è oggi al centro di un progetto del gruppo Sella per realizzare un nuovo impianto idroelettrico ad acqua fluente, con l'installazione di due turbine che permetteranno di sfruttare nuovamente l'acqua per produrre energia.
Proseguendo verso sud, giungiamo nei pressi degli edifici già usati come tintoria del lanificio, oggi recuperati mediante riconversione in Centro Formazione e Auditorium del gruppo Sella. Ma tornando alla struttura del sito, a questa altezza la vista sul torrente consente di cogliere l'utilità dei salti d'acqua, utilizzati come punti di forza per azionare mulini in grado di trasmettere un movimento rotatorio o alternato a meccanismi di lavorazione (macine, forge per metalli, "piste" per battere canapa, battitori di stracci per produrre carta, alberi-motore in grado di trasmettere movimenti a macchine complesse, ecc.). I salti d'acqua rappresentavano una vera risorsa primaria che condusse infatti alla loro ricerca e sfruttamento con conseguente collocazione delle attività produttive proprio lungo le rive dei torrenti, nelle valli come presso la città. Osservando ora l'altra riva del torrente, risultano ben visibili gli edifici della Fondazione Pistoletto, sorta riqualificando l'ex Lanificio Trombetta, e l'imbocco della storica canalizzazione d'acqua destinata al Lanificio Fratelli Cerruti, tutt'ora in attività poco più a valle.
Proseguendo la nostra passeggiata all'antico Lanificio Maurizio Sella, si giunge davanti al Multipiano "manchesteriano", grande edificio industriale voluto e fatto costruire nel 1865 da Giuseppe Venanzio Sella, al tempo direttore del Lanificio. L'edificio costituisce un bell'esempio di struttura con sviluppo verticale ideata per la produzione tessile laniera, in particolare per i reparti di tessitura, con distribuzione razionale dell'energia ricavata da un mulino collocato sulla riva opposta. La forza motrice era trasmessa capillarmente mediante pulegge, cinghie e alberi motore e dopo aver scavalcato il torrente giungeva appunto al citato manchesteriano. Pochi passi dopo, si scopre il più antico edificio conservato nel complesso, la Cartiera fondata da Antonio Mondella nel primi decenni del Cinquecento per la produzione di carta mediante macerazione di stracci, alla quale fu associata una tipografia con stampa di "cinquecentine" (alcune oggi conservate presso la Biblioteca Civica di Biella). Proseguendo - guidati dall'indicazione fornita dalla presenza di un'alta ciminiera, l'unica sopravvissuta integra del sito - si trovano i locali con le caldaie a carbone del tipo "Cornovaglia", generanti vapore, posizionate a metà Ottocento per garantire continuità nella produzione di energia, a supporto o in alternativa a quella fornita dall'acqua del torrente. Si giunge così allo spazio ove è collocato il Partitore delle acque, struttura che suddivideva il flusso dell'acqua canalizzata: parte a supporto delle lavorazioni necessarie al lanificio, parte a favore della comunità di Chiavazza, più a valle, al fine di alimentarne i mulini, i lavatoi o le prese d'irrigazione. Le controversie legali, le liti, gli accordi, le concessioni connesse allo sfruttamento dei diritti sull'acqua costituirono per secoli aspetti di profonda rilevanza nel Biellese, in quanto connesse a una risorsa primaria, e mirate a regolarne i diritti di utilizzo e di "resa".
Proprio di fronte al Partitore si trova il locale in origine destinato alla Cappella di San Giobbe, allestita nel Settecento e dedicata al patrono degli allevatori dei bachi da seta e dei "Filatorieri" di Biella. Mostra ancora dipinti raffiguranti santo Stefano, patrono di Biella, e sant'Eusebio, primo vescovo di Vercelli nel IV secolo e fondatore, secondo la tradizione, del Santuario di Oropa. Infatti, nel 1695 la Congregazione amministratrice del Santuario di Oropa decise di installare in questo luogo un filatoio da seta con annesso un lanificio e un Albergo di Virtù, dando accoglienza e lavoro alle giovani diseredate della città, senza trascurare il profitto come si legge nella delibera del 1683, che inoltre ben chiarisce le motivazioni per la scelta del sito di edificazione «per haver la comodità dell'Aqua continuamente per rivoltar le rote».
Passando sotto l'arco di accesso, giungiamo al cortile principale del Lanificio ove si affacciano edifici che testimoniano di quattro secoli di storia: il Settecento con il filatore di seta e l'Albergo di Virtù del Santuario di Oropa; l'Ottocento con il Lanificio Maurizio Sella; il Novecento con strutture utilizzate per la prosecuzione dell'attività laniera Sella fino alla fine degli anni Cinquanta, seguita dall'acquisizione del complesso immobiliare da parte del gruppo Sella, l'installazione dagli anni Ottanta del suo CED e poco dopo della Fondazione Sella, ente morale costituito nel 1980 per conservare e valorizzare le memorie della famiglia Sella e di tante altre famiglie e imprese; gli anni Duemila con il recupero degli antichi edifici mediante l'insediamento di nuove attività del gruppo Sella: SellaLab, Fintech, Private. E il presente con un nuovo spazio di Open Coworking aperto anche a soggetti esterni al Gruppo.
Importante quindi la presenza Sella nella struttura. Fu infatti Maurizio Sella ad acquistare nel 1835 dal Santuario di Oropa l'immobile del "Filatore" con i relativi diritti d'acqua. Egli si dedicò in modo esclusivo alla produzione laniera impiantando un lanificio a ciclo completo, si stabilì qui con la moglie Rosa, e la coppia ebbe venti figli. Fra questi, Giuseppe Venanzio e Quintino continuarono ad abitare all'interno del lanificio con le rispettive famiglie, ma il primo, dopo l'acquisto dell'ex monastero di San Gerolamo sulla collina prospicente, vi si trasferì nel 1865, mentre Quintino mantenne qui la residenza con la moglie Clotilde e i figli, pur essendo egli spesso impegnato altrove per via della sua carriera politica. La sua casa appare ancora sul lato nord del cortile, dotata della torretta soprastante con orologio e campana ancorché modificata dall'espandersi della struttura produttiva.
Sarà la generazione successiva a fondare la Banca Sella nel 1886, con Gaudenzio Sella, figlio di Giuseppe Venanzio, socio accomandatario e gerente. Questa nuova impresa Sella ebbe proprio nella ditta Maurizio Sella, cioè nel lanificio di famiglia, uno dei propri soggetti fondatori, sottoscrittore di una quota importante del capitale sociale.
Concludiamo la nostra passeggiata passando sotto la cosiddetta "andadora", struttura di ferro e muratura che collega ai vari piani gli edifici paralleli del cortile, e giungendo al largo d'ingresso, ove notiamo due epigrafi murate nella facciata della settecentesca casa padronale: una ricorda la fondazione del filatoio di seta da parte del Santuario di Oropa nel 1695; l'altra la visita nel 1880 di re Umberto I, il quale soggiornò a San Gerolamo e si recò al lanificio ove abitava Quintino con la famiglia, e la madre Rosa Sella. Da questo punto, osservando il fianco della collina di San Gerolamo, notiamo i terrazzamenti con muretti in conci di pietra, i quali ospitavano le "ramme", cioè gli stenditoi in legno utilizzati per l'asciugatura dei panni provenienti dalla lavorazione tessile del lanificio. Anche il colle dunque era parte integrante del processo produttivo.
Il complesso dell'antico Lanificio Maurizio Sella è giunto ai nostri giorni grazie alle opere di tutela e conservazione poste in atto nel tempo dal gruppo Sella, con l'assidua collaborazione della Fondazione Sella, ed è oggi sede di un articolato insieme di centri d'azione e iniziative di grande vitalità e apertura all'innovazione.