Il Sole 24 Ore - Radiocor
La seconda ondata dell'epidemia Covid non frena le aspettative di nuovi investimenti delle imprese italiane. Il Bollettino economico della Banca d'Italia ha scattato una fotografia che mostra la luce in fondo al tunnel dalla prospettiva delle imprese industriali: le condizioni per investire da un lato sono certamente peggiorate a dicembre ma si è molto lontani dal pessimismo emerso dopo la prima ondata e il lockdown della primavera dello scorso anno.
La Banca d'Italia stima una ripresa della crescita dell'economia italiana al 3,5% quest'anno dopo la recessione (-9%) del 2020, in accelerazione al 3,8% l'anno prossimo e in decelerazione nel 2023 al 2,3% quando il prodotto interno del Paese dovrebbe recuperare il livello pre-pandemia. Le previsioni degli economisti di via Nazionale si basano su due assunti: la fine della pandemia con i suoi effetti nel 2022 e l'efficacia delle risorse del Recovery Plan da 209 miliardi che dovrebbe iniziare ad affluire in maniera copiosa nel triennio in questione. Il Bollettino segnala soprattutto che l'avvio delle vaccinazioni ha cambiato le prospettive delle aziende manifatturiere italiane mentre quelle dei servizi sono e hanno la percezione di essere ancora lontane dalla fine del tunnel.
Nell'industria manifatturiera la quota di imprese che si attende un aumento della domanda dei propri prodotti nei primi tre mesi di quest'anno resta superiore di otto punti percentuali a quella che ne prefigura una riduzione; il saldo è invece negativo nei servizi in peggioramento rispetto alle risposte che le imprese avevano dato nell'indagine campionaria (1.200 imprese con almeno 50 addetti) realizzata a settembre. Oltre tre quarti delle imprese italiane produce a livelli inferiori a quelli pre-Covid e si stima che il recupero completo della propria attività possa arrivare in media tra 15 mesi. Il saldo fra la quota di imprese che ritengono migliorate le condizioni per investire e quelle che le considerano peggiorate è negativo (-15,7 punti) e in peggioramento rispetto a settembre ma molto lontano dal 'fondo del pozzo' toccato a giugno dopo il lockdown (-50,6 punti percentuali).
C'è un altro fattore rilevato nel Bollettino economico di via Nazionale che può indurre all'ottimismo sulla situazione delle imprese italiane: le misure pubbliche di sostegno alla liquidità hanno certamente ampliato l'indebitamento delle imprese nel terzo trimestre al 74,7% del Pil ma si tratta di un livello "comunque ancora molto più basso di quello medio dell'Eurozona" (115,4 per cento).
Situazione simile per le famiglie: l'indebitamento in rapporto al reddito disponibile è aumentato raggiungendo il 63,6% ma è un livello ancora nettamente inferiore alla media dell'Eurozona (96,9%). In rapporto al Pil il debito è al 44,4% (61,6 per cento nell'Eurozona). La fiducia delle famiglie a dicembre è risalita, anche per la prospettiva della diffusione dei vaccini anti Covid-19 e, secondo il sondaggio realizzato dalla Banca d'Italia, poco meno della metà delle famiglie giudica che la flessione dei consumi dipenda dalle minori disponibilità economiche quanto dalla paura della contagio. Un fattore destinato a ridursi progressivamente, quindi, con il prosieguo della campagna vaccinale per la quale l'Italia si sta mostrando molto veloce rispetto ai principali partner europei.