11:02, 06 dic 2018

Il XXI secolo in cerca di una nuova narrazione

Yuval Noah Harari propone 21 lezioni sul momento storico che stiamo vivendo, innescando un intenso dibattito nel mondo

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"Gli esseri umani preferiscono pensare in termini di storie piuttosto che di fatti, numeri o equazioni, e più semplice è la storia, tanto meglio è". Ma qual è la "storia" che stiamo vivendo, cosa sta accadendo nel mondo e qual è il senso profondo di quello che sta succedendo? È questa "la domanda delle domande" che pone e si pone Yuval Noah Harari nel suo nuovo libro 21 lezioni per il XXI secolo (Bompiani, pp. 524, 24 euro). Le lezioni sul XXI secolo completano una fortunata trilogia, che ha venduto milioni di copie e sta facendo molto discutere in tutto il mondo (non senza qualche critica, come quella dell'Economist che ne ha contestato l'eccesso di iperboli, ma ammettendo che alcuni contenuti sono vere e proprie "gemme"). Il primo libro della serie era stato Sapiens. Da animali a dèi, dedicato al passato dell'umanità, seguito da Homo Deus, rivolto al suo possibile futuro a lungo termine. Il nuovo libro - nato per lo più rispondendo alle domande suscitate dai precedenti - concentra invece lo sguardo sul momento storico attuale. "Che cosa sta accadendo proprio adesso? Quali sono oggi le sfide più grandi e le opzioni disponibili? A che cosa dovremmo prestare attenzione? Che cosa dovremmo insegnare ai nostri figli?". L'analisi assume una prospettiva globale, ma senza trascurare il livello individuale (l'ultimo capitolo è perfino dedicato alla meditazione, come strumento per tenere sotto controllo le paure, selezionare i temi ai quali prestare attenzione e orientarsi "in un mondo alluvionato da informazioni irrilevanti - citando l'incipit del libro - in cui la lucidità è potere": "almeno per due ore al giorno - rivela - in effetti osservo la realtà per quello che è, mentre per le restanti ventidue ore sono sopraffatto dalle e-mail, dai tweet e dai video di teneri cuccioli"). Le lezioni spaziano dalla tecnologia, alla politica, all'ambiente, alla religione. Ci sono tutti i grandi temi e anche quella che a suo dire è la sapienza o la stupidità umana, che governa tutte le grandi questioni. Ma con una premessa: non ci sono risposte semplificate, semmai lo scopo - è la premessa del volume - "è stimolare ulteriori riflessioni". Uno dei passaggi che più sta facendo riflettere, ad esempio, è quello sui big data, laddove Harari evidenzia il rischio che gli algoritmi conosceranno le persone meglio di come queste conoscano se stesse e che questa conoscenza potrà essere utilizzata dalle aziende o dai governi a fini manipolativi. Uno spunto di riflessione su aspetti etici, questi, che ha portato Bill Gates, sul New York Times, a sottolineare come sia fondamentale distinguere la tipologia di dati che vengono memorizzati, da chi e per quale uso, perché naturalmente è diverso immagazzinare dati "sul tipo di scarpe che vi piace comprare rispetto ai dati circa le malattie verso cui siete geneticamente predisposti." Il libro è suddiviso in cinque sezioni tematiche: la sfida tecnologica, la sfida politica, disperazione e speranza, verità, resilienza. Una chiave di lettura per tutto il libro è nella parte iniziale, dove l'autore analizza l'attuale situazione politica e tecnologica, giungendo alla constatazione che "la duplice rivoluzione informatica e biotecnologica ci pone davanti alle più grandi sfide che la nostra specie abbia mai affrontato". All'inizio degli anni Novanta del Novecento, infatti, si era fatta strada la ferma convinzione di essere arrivati alla "fine della storia" (il libro cardine di questa convinzione fu quello di Francis Fukuyama, La fine della storia e l'ultimo uomo) poiché tutte le grandi questioni politiche ed economiche del passato apparivano risolte dall'unica opzione possibile, vale a dire il "pacchetto liberale" di democrazia, diritti umani, liberi mercati e stato sociale. "Ma la storia non è finita", osserva Harari, ed anzi dopo la crisi finanziaria del 2008 la delusione per la "narrazione liberale" si è diffusa in ampie fasce della popolazione mondiale, toccando il cuore dell'Europa occidentale e degli Usa. "Quindi - spiega Harari - non ci resta che il compito di creare una narrazione aggiornata per il mondo. Proprio come i sovvertimenti provocati dalla Rivoluzione industriale hanno dato vita alle inedite ideologie del XX secolo, così è probabile che le rivoluzioni nelle biotecnologie e nelle tecnologie informatiche che stanno arrivando richiedano visioni innovative".