Aumentare le competenze finanziarie per mitigare il rischio di fragilità economica
A cura di FEduF
Il "Proposal for a Joint Employment Report 2021" pubblicato dalla Commissione Europea, rende evidenza di una drammatica realtà: in Italia, Paese che detiene anche il non invidiabile record europeo di NEET (Not in Education, Employment or Training), sempre più giovani tra i 15 e i 24 anni non studiano e non lavorano.
Questa dinamica si innesta su un quadro sociale reso particolarmente sensibile dalla pandemia tuttora in corso, rappresentato in una survey condotta da Ipsos per Save the Children: a causa della crisi economica molti ragazzi in età scolare ricompresa tra i 14 e i 18 anni pensano seriamente di abbandonare il loro percorso formativo per aiutare la propria famiglia.
In questo particolare momento, soprattutto nella prospettiva di una lenta e moderata ripartenza, il ruolo della scuola all'interno del quadro sociale assume un rilievo fondamentale per avvicinare e gestire i cambiamenti culturali ed economici. Questo aspetto è ancora più importante alla luce dei dati negativi sulle competenze economiche degli adulti, che non riescono quindi a trasmettere informazioni e comportamenti adeguati.
Che i giovani, ma non solo loro, siano fragili dal punto di vista dell'educazione finanziaria è un dato di fatto testimoniato nell'analisi condotta da Doxa per il Comitato per l'educazione finanziaria, "Emergenza COVID-19: gli italiani tra fragilità e resilienza finanziaria", dove la correlazione tra fragilità e scarsa conoscenza caratterizza sia la generazione Z, sia una buona parte di quella Y.
La fascia individuata ricomprende quindi i giovani adulti tra i 18 e 34 anni che, all'interno dell'analisi sono indicati come il gruppo finanziariamente più fragile, insieme alle donne, ed anche quello con un livello di conoscenze inferiore.
I dati dell'ultimo rapporto IACOFI (Banca d'Italia) confermano questa tendenza (l'alfabetizzazione finanziaria è più elevata tra i 35 e i 44 anni, mentre è bassa nelle persone con meno di 35 anni, l'alfabetizzazione degli uomini si conferma più elevata rispetto a quelle delle donne) e evidenziano come esistano ampie fasce della popolazione che pur non avendo un livello di competenze adeguato gestiscono quotidianamente l'economia familiare e considerando sia gli esclusi sia gli incompetenti, si tratta di circa 8 milioni di adulti.
Alla luce di tutti questi riscontri scientifici è evidente che il processo di educazione finanziaria delle persone dovrebbe cominciare sui banchi di scuola e continuare, andando ad incidere sulla fascia sociale dei NEET, perché la vita di una persona è caratterizzata da fasi di guadagno e di spesa molto diverse e dal susseguirsi di decisioni finanziarie di cruciale importanza, specie in un contesto dove l'incertezza economica è crescente.
Questo è ciò che fa FEduF con l'apporto fondamentale e imprescindibile di realtà come Banca Sella: nelle centinaia di incontri online e sul territorio nazionale, portiamo consapevolezza nelle scelte individuali legate all'uso del denaro, nelle azioni quotidiane (quanto spendiamo e con quali strumenti) e nella pianificazione del futuro (attraverso il risparmio, l'assicurazione e la previdenza).