Percorso 4 Finanza sostenibile - Gli investimenti sostenibili convengono o no?

Percorso 4 Finanza sostenibile - Gli investimenti sostenibili convengono o no?
Finanza sostenibile, un percorso per Clienti Premium
15 Jun 21

I fondi d'investimento sostenibile sono sempre più diffusi. Che siano in forma di fondi comuni d'investimento o di ETF (Exchange-Traded Funds, le cui quote sono scambiabili in borsa), questi fondi investono i soldi dei loro azionisti in società che soddisfino determinati requisiti di sostenibilità, spesso selezionandole in base al loro punteggio ESG (Environmental, Social and Governance): una sorta di voto complessivo sulla loro sostenibilità ambientale, sociale e gestionale emesso da una agenzia di rating. 

La domanda che molti si fanno è se questi fondi, oltre a farci sentire più a posto con la coscienza, siano in grado di generare rendimenti paragonabili a quelli che otterremmo investendo in un fondo simile ma non "sostenibile". In altre parole: investire secondo i nostri valori ha un costo in termini di rendimenti non realizzati?

Sulla questione sono stati fatti numerosi studi accademici, i quali però hanno dato esiti molto diversi tra loro, spesso in completa antitesi. Molti sono giunti alla conclusione che gli investimenti sostenibili abbiano rendimenti maggiori di quelli del mercato preso a paragone (in gergo: il benchmark), altri però hanno riscontrato performance inferiori. Per altri ancora, non ci sarebbe alcuna differenza.

Il problema con questi studi è che hanno per oggetto fondi diversi, analizzano dati diversi e hanno periodi di osservazione diversi, perciò i loro risultati, che dipendono dal database e dalla metodologia di volta in volta utilizzati, sono difficilmente paragonabili. Inoltre, il fenomeno dei fondi sostenibili (anche detti SRI: Socially-Responsible Investments) è relativamente recente, perciò le serie storiche dei rendimenti a disposizione sono relativamente brevi. Insomma: ci sono ancora troppo pochi dati per capire chi abbia ragione.

Ovviamente, non essendo la questione dirimibile a livello scientifico, spesso la discussione prende la forma di uno scontro puramente ideologico tra chi crede che investire in aziende più sostenibili paghi sul lungo termine e chi ritiene che la sostenibilità non abbia nulla a che vedere coi rendimenti.

Una delle argomentazioni spesso addotte dai sostenitori della validità economica degli investimenti SRI è che questi sarebbero più resilienti della media, cioè in grado di sopportare meglio e riprendersi più in fretta da periodi di crisi. Uno studio condotto nel 2019 da Morningstar (società che si occupa di ricerca finanziaria e gestione di investimenti) sottolineava come, durante il calo delle borse americane del 2018, i fondi ESG avessero performato meglio degli altri. Secondo un altro report della stessa società, anche nel primo trimestre 2020, quando lo scoppio della pandemia da COVID-19 ha fatto crollare le borse, i fondi sostenibili hanno perso meno degli altri. A queste osservazioni, gli oppositori fanno notare come la buona performance di questi fondi rispetto agli altri in questi particolari periodi possa essere dovuta in buona parte alla crescente popolarità degli investimenti sostenibili a cui si sta assistendo: in altri termini, questi fondi crescevano più (o perdevano meno) degli altri non perché avessero scelto le azioni migliori, ma perché le persone li compravano a prescindere, spinte dalla moda del momento. 

La supposta maggior resilienza dei fondi ESG è caldeggiata anche da BlackRock (il più grande gestore di fondi al mondo per asset gestiti), il quale, in un report del 2018 ripreso in altri più recenti, sosteneva che le società ad alto rating ESG tendano ad essere eccellenti anche sul piano operativo e a mostrare perciò indici di bilancio molto buoni, rientrando così tra quelle che vengono definite "quality stocks", azioni di qualità. 

Le quality stocks sono azioni di aziende che hanno profitti stabili, margini alti e situazioni patrimoniali solide. Queste azioni tendono a essere meno volatili della media (il loro prezzo si muove cioè meno bruscamente) e a rendere meno di azioni più rischiose quando i mercati salgono (momenti in cui gli investitori, trascinati dalla paura di perdere l'occasione, diventano più propensi a correre rischi, preferendo titoli più rischiosi nella speranza di rendimenti più alti), ma a rendere di più quando i mercati scendono, perché in questi momenti la paura di perdere troppo denaro fa preferire agli investitori titoli di società con bilanci più solidi e modelli di business affermati. Insomma, secondo Blackrock e Morningstar, i fondi sostenibili possono essere uno strumento per ridurre il downside risk, la perdita potenziale del proprio portafogli in caso i mercati crollino.

Proprio questa correlazione tra "quality stocks" e società con alti punteggi ESG è usata però dai detrattori degli investimenti ESG per sostenere che non ci sia alcun vantaggio nel detenere questi fondi. Se le caratteristiche di resilienza delle società ad alto rating ESG derivano dal fatto di essere generalmente quality stocks, un investitore che voglia ottimizzare la resilienza del proprio portafogli farà meglio a scegliere direttamente un fondo specializzato in quality stocks.

Questa è la tesi sostenuta in un report pubblicato nel 2021 da ScientificBeta, una società di analisi secondo cui gli investimenti ESG non darebbero alcun vantaggio in termini di rendimenti o riduzione del rischio rispetto ad altri fondi. Nel report, la società ha analizzato ventiquattro strategie d'investimento in titoli ESG che renderebbero più della media di mercato secondo diversi studi accademici. Anche l'analisi di ScientificBeta riconosce questa migliore performance, ma una volta tenuto conto dell'impatto del fattore qualità (cioè di tutte quelle caratteristiche che definiscono le azioni ad alto rating ESG come quality stocks), nessuna delle strategie ESG analizzate ha dato rendimenti superiori alla media. In altre parole, il fatto che i loro titoli rendano bene dipende dal fatto che sono aziende solide, non che siano sostenibili.

Un'altra critica viene mossa alla teoria stessa su cui si basa la filosofia dell'investimento sostenibile, quella per cui escludere aziende non virtuose dai fondi d'investimento le renda sempre meno attraenti per gli investitori (meno fondi comprano le azioni di un'azienda, meno il suo prezzo tende a salire). Ma se questo farà scendere troppo il loro prezzo, faceva notare Robert Armstrong in un suo articolo del 2020 sul Financial Times, queste azioni diventeranno molto appetitose per investitori con meno scrupoli, che le compreranno facendone risalire il prezzo. E nulla vieta che questo rialzo le renda più redditizie di quelle sostenibili per un periodo di tempo più o meno lungo.

Insomma il dibattito è ancora acceso, e prima di capire se i fondi ESG siano più o meno redditizi del mercato bisognerà aspettare che il settore maturi, che emerga uno standard condiviso per le metodologie di valutazione dei criteri ESG (al momento diverse per ogni agenzia di rating), che leffetto moda svanisca e che questi fondi mostrino serie storiche di rendimenti abbastanza lunghe. Fino ad allora, la decisione di investire o meno in un fondo ESG non potrà essere presa con la certezza di stare facendo un investimento migliore o peggiore rispetto a un fondo simile ma non "sostenibile". Almeno dal punto di vista economico.