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Extra | La nuova era dell'intelligenza aumentata passa dall'alleanza tra persone e macchine

Extra | La nuova era dell'intelligenza aumentata passa dall'alleanza tra persone e macchine
Getty Images
29 Mar 23

Con questo post su Sella Insights inizia un viaggio sui temi chiave che declinano al meglio i trend emergenti, quelli che stanno riscrivendo prodotti servizi, visioni e relazioni per la organizzazioni in Italia e nel mondo. Un ciclo di longform per raccontare i consumi delle nuove generazioni e le sfide del futuro per imprese e comunità.

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Anche se può sembrare un paradosso, il concetto di intelligenza artificiale, uno dei termini oggi più in voga, nasce nel 1955, da John McCarthy, che con le sue ricerche esplorava i modi in cui le macchine possono ragionare come gli esseri umani. Da quando è stato introdotto il concetto di intelligenza artificiale è stata fatta molta strada. Come riporta un articolo di Science, l'AI consente oggi di avere prestazioni migliori agli esseri umani in molti ambiti, tra cui l'elaborazione del linguaggio naturale e il riconoscimento delle immagini, e laddove presentano ancora potenzialità inferiori alle persone, possono arrivare a surclassarle nell'arco di un solo anno di allenamento. Il fatto notevole è che in passato l'AI è migliorata nell'arco di decenni; ora, invece, migliora nell'arco di mesi. Questo dato impressionante pone di fronte a una serie di scelte le organizzazioni e le aziende, che sono chiamate a confrontarsi con nuovi modelli di automazione del lavoro.

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L'AI nella finanza
Se fino a cinque o sei anni fa - ossia tra il 2017 e il 2019 - abbiamo di fatto vissuto quella fase definita di sperimentazione verso l'intelligenza artificiale, ora quasi tutti gli analisti sono concordi nel ritenere che siamo arrivati al momento della maturità, dentro e fuori le aziende, in particolare nel settore della finanza. Infatti è proprio l'ambito finanziario il maggiore utilizzatore di tecnologie automatizzate. Nell'arco del prossimo decennio l'AI conoscerà un processo di democratizzazione tale da renderla pervasiva in quasi ogni attività finanziaria, ma già oggi i sistemi di AI consentono di conoscere meglio, tra le altre cose, il proprio mercato di riferimento e i clienti finali, e aiutano le funzioni aziendali a elaborare strategie, lanci di soluzioni, piani di marketing e politiche finanziarie. Una visione predittiva possibile grazie ad un'intelligenza scalabile come quella artificiale. Ecco, fare questo tipo di previsioni un tempo era lungo e costoso, e gli errori assai comuni. Ma oggi? In questa fase storica, segnata da quella che l'Economist definisce l'era della "prevedibile imprevedibilità", si registra un aumento esponenziale del numero di organizzazioni che adottano l'intelligenza artificiale, con graduale incremento degli investimenti. L'uso di tecnologie di AI da parte delle aziende è più che raddoppiato negli ultimi cinque anni, raggiungendo in Italia nel corso del 2022 la cifra aggregata di 500 milioni di euro, ossia il 32 per cento in più rispetto al 2021. Una maggioranza schiacciante dei consulenti finanziari è convinta che l'intelligenza artificiale giocherà un ruolo nel futuro dell'advisory: lo sostiene una percentuale del 99% dei 500 consulenti nordamericani intervistati da Accenture nel report AI in Wealth Management.

In molte delle attività quotidiane nel settore della finanza l'AI sta consentendo ai CFO di evolvere verso una posizione più strategica

Aziende accelerate dall'AI
Con il tempo e le risorse risparmiati grazie all'AI, le organizzazioni finanziarie hanno la possibilità di creare più valore e possono perseguire nuove opportunità, rendendo i processi decisionali più efficienti e più rapidi, rafforzando al contempo team e cultura aziendale. Uno studio condotto da MIT Sloan Management Review e Boston Consulting Group intitolato "The Cultural Benefits of Artificial Intelligence in the Enterprise" si è concentrato sul rapporto tra l'utilizzo dell'intelligenza artificiale e i modelli organizzativi, raccogliendo le testimonianze di oltre 2000 addetti ai lavori e l'esperienza di una ventina di manager di grandi aziende. Il 58 per cento di coloro che ha implementato servizi di AI in azienda dichiara che queste soluzioni hanno migliorato il team di lavoro e le sue prestazioni, aiutandoli a prendere decisioni migliori e più velocemente.

L'AI aiuta i gestori patrimoniali, crea efficienze operative, trasforma l'esperienza del cliente con prodotti iper-personalizzati

Combinare le potenzialità dell'intelligenza artificiale con le competenze delle risorse umane ha già portato benefici in realtà come H&M, Mastercard, McDonald's, Moderna e Spotify. E anche nel settore della finanza oggi ben 8 professionisti finanziari su 10 stanno integrando l'AI nei processi di investimento, e si prevede che la spesa per le soluzioni di machine learning raddoppierà entra il 2025, riporta la testata britannica Finextra, precisando come la scelta di puntare sull'intelligenza artificiale sia un passo strategico verso lo sviluppo di soluzioni personalizzate, un modo per incrementare quote di mercato e migliorare le prestazioni. Ad esempio è sempre più comune l'utilizzo di software per favorire il processo di selezione del personale. Disponibili in decine di lingue, questi sono strumenti fatti per raccogliere dati imparziali e per misurare il potenziale dei candidati. Nelle fasi che precedono il colloquio con un responsabile delle risorse umane utilizzano tool del genere, tra gli altri, grandi aziende multinazionali come la banca JP Morgan, McDonald, la società di consulenza PricewaterhouseCoopers e il gruppo del settore alimentare Kraft Heinz. L'obiettivo è favorire valutazioni iniziali basate non sui curriculum dei candidati, ma su «dati comportamentali oggettivi», a fronte di una precedente calibrazione personalizzata dell'algoritmo da parte del datore di lavoro, basata sulle esigenze e priorità dell'azienda.

Il cambio di passo 
L'AI favorisce il passaggio a una visione complessiva della gestione del lavoro e stimola una maggiore comprensione del ruolo dei dipendenti e dell'impatto delle proprie azioni sull'intera organizzazione. La sfida a cui sono chiamati gli addetti ai lavori è quella di guidare il cambiamento dall'alto, sviluppando quel linguaggio comune fatto di competenze e approcci necessario a coinvolgere i dipendenti nell'implementazione di soluzioni di AI. I benefici dell'introduzione dell'intelligenza artificiale nel mondo della finanza e del banking non ricadono solo sulle istituzioni finanziarie, ma anche su clienti e investitori. Tra le altre cose l'intelligenza artificiale può aiutare in operazioni come il recupero crediti, il procure to pay e la riconciliazione bancaria.

Sul cammino dello sviluppo dell'intelligenza artificiale ci sono però ancora molte sfide aperte: «Alcuni lavori spariranno, altri verranno ridisegnati. Per tenere il passo con gli sviluppi dell'intelligenza artificiale sarà necessario un imponente piano di educazione e formazione a tutti i livelli. E consideriamo che siamo ancora solo all'inizio», dice Cosimo Accoto, tech philosopher e research affiliate e fellow al MIT di Boston, uno dei più influenti filosofi digitali contemporanei. Ricorrere in modo sistemico all'AI nei propri processi presuppone un grande cambiamento culturale nelle organizzazioni, perché si rende necessario un linguaggio condiviso che porti a chiedersi quali soluzioni attivare e a quali ambiti applicarle. Se da un lato le AI consentirebbero alle aziende di conseguire prestazioni elevate, tanto da essere considerate le tecnologie principali a livello strategico, è altresì vero che le realtà che non riusciranno a stare al passo con l'adozione di questa tecnologia perderanno competitività. Difatti le Pmi non sempre dispongono delle risorse - economiche, finanziarie e umane - per poter accedere e adottare tali tecnologie, ma potrebbero ricavarne innumerevoli benefici qualora riuscissero a superarne le criticità.

Perché il progresso del settore sia sostenibile e porti a cambiamenti positivi, l'AI deve essere una trasformazione pervasiva e culturale prima che tecnologica. Una volta superata l'idea sbagliata che questa tecnologia si sostituirà completamente all'uomo, l'intelligenza artificiale può integrarsi ulteriormente nei processi produttivi, diventando uno strumento di management in grado di allineare i singoli output a obiettivi più ampi, oltre a generare benefici finanziari. Quello che bisogna fare da adesso non è tanto un lavoro ulteriore sull'AI - che si sta già integrando nel tessuto produttivo del Paese - ma sulla cornice istituzionale e culturale che la circonda.