Dalle schede perforate al cloud: così in Centrico siamo stati pionieri del modello basato sull'innovazione aperta
A pochi mesi dalla firma della partnership strategica fra Centrico e Sesa, grazie alla quale il gruppo Sella prosegue il suo percorso di crescita e amplia la sua presenza sul mercato dell'Open Finance, ripercorriamo quarant'anni di sistemi informatici attraverso la testimonianza di tre colleghi che hanno seguito in prima persona questa evoluzione. Dai terminali scriventi ai primi computer, dall'avvento di internet alle partnership internazionali: un lungo viaggio suggestivo fatto di tanti piccoli progressi e grandi intuizioni.
I protagonisti di questa storia
Roberto Mosca Balma entra in Banca Sella nel febbraio 1981. Impiegato presso l'Ufficio Tecnico, segue la costruzione e il trasloco del CED (il Centro Elaborazione Dati) dalla sede di Via Italia al Lanificio Maurizio Sella. In quel CED comincia poi a lavorare per seguire, nei quattro decenni successivi, l'evoluzione dei sistemi informatici, ricoprendo incarichi di responsabilità in diversi uffici. "Quarant'anni vissuti lungo il torrente Cervo", gli piace affermare.
Ettore Schiapparelli entra in Banca Sella nel marzo 1983. Dopo un periodo "di rodaggio" alla sala macchine, passa all'ufficio input-output che, nello scorrere dei decenni diventerà ufficio IT Gestione, di cui oggi è vice-responsabile.
Gianni Zaratin entra in Banca Sella nell'agosto del 1983 presso l'Ufficio Studi e Controllo di Gestione. Al suo rientro dalla leva militare obbligatoria, nel 1987 passa all'area Organizzazione e comincia ad avvicinarsi all'informatica. Con gli anni, accumula esperienza in questo settore e si dedica, fra le altre cose, all'integrazione dei sistemi informatici degli istituti bancari acquisiti da Banca Sella negli anni Novanta e al lancio della collaborazione con Sella Sinergy India. Ancora oggi si occupa delle procedure relative ai conti corrente presso l'Ufficio IT e Gestione Documentale di Centrico.
Silos, robot, cavi, bracci meccanici, cartucce magnetiche, tabulati, macchine perforatrici, terminali scriventi, inchiostro e carta: tanta carta. Questo è il mondo in cui Roberto, Ettore e Gianni, giovanissimi, cominciano a lavorare nei primi anni Ottanta del secolo scorso. Un mondo molto diverso da quello che conosciamo oggi.
Nei primi anni Ottanta l'informatica non è prevista fra le materie di studio dei percorsi formativi e chi comincia a lavorare in questo ambito spesso acquisisce le prime nozioni grazie ai corsi organizzati appositamente dalle stesse aziende operanti nel settore. Roberto, ad esempio, impara il Cobol grazie ai corsi della Honeywell a Milano. Si impara molto anche dall'affiancamento con colleghi più esperti, veri e propri "padri dei sistemi informatici", come Adelmo Foglia o Aldo Ozino. "Erano persone con grandissima esperienza e conoscenza del mondo degli applicativi e del business", ricorda Roberto.
L'informatica non è nemmeno una presenza comune nella vita quotidiana delle persone. "In quegli anni nessuno aveva un computer in casa", dice Ettore. I computer erano presenti solo nelle aziende di certe dimensioni e propense alle innovazioni. "La prima volta che uno entrava al CED era un po' come immergersi nel futuro, erano degli ambienti che fino allora avevo visto in qualche film: sembrava la NASA", ricorda Roberto.
L'informatica degli anni Ottanta è un'occupazione che richiede molti passaggi manuali. "C'era chi si occupava del montaggio e smontaggio dei nastri magnetici, chi riforniva di carta alle rumorose stampanti ad impatto: per questo, in sala macchine, si lavorava sempre con il camice, per non sporcarsi" ricorda Roberto. Ettore invece, presso l'ufficio input-output, predispone tutto ciò che serve per lo svolgimento dell'elaborazione stessa: "per ogni fase che si doveva lanciare, preparavamo delle schede perforate con le informazioni per la sala macchine che, a sua volta, le elaborava aggiornando archivi, preparando flussi per contabilizzazioni e producendo tabulati con le indicazioni per i vari uffici che servivano ai colleghi per gestire le operazioni quotidiane".
Dai primi computer all'internet banking
Ma questo mondo, dall'aspetto arcaico e suggestivo, dura poco. L'informatica porta in sé il germe della sua stessa obsolescenza e, dalla seconda metà degli anni Ottanta, irrompe negli ambienti di lavoro ridisegnandoli, modificando le procedure, trasformando le attività lavorative di ogni settore professionale. Anche per chi, come Roberto, Ettore e Gianni, vive questo vertiginoso processo evolutivo, è complesso seguire il filo di un cammino caratterizzato da novità continue che aprono prospettive nuove sul domani e che rendono del tutto superate le abitudini di ieri. Un cammino fatto di tanti piccoli miglioramenti e di grandi intuizioni.
Tra le tante innovazioni di cui è stato testimone, Roberto cita l'introduzione dei primi computer. "Fino alla seconda metà degli anni Ottanta, agli sportelli della banca c'erano dei terminali scriventi, si chiamavano low cost, su cui il collega, per eseguire una determinata operazione, doveva digitare lunghi messaggi di testo: era necessaria un'ottima memoria, non c'erano menù guidati, pop up, check box. La diffusione dei video terminali ha permesso agli operatori di eseguire le operazioni guardando uno schermo: fu un passo in avanti enorme".
Ettore sottolinea la costante smaterializzazione del lavoro che ha reso le operazioni sempre più semplici e rapide. "Ricordo, ad esempio, l'introduzione dei primi software che ci avevano consentito di abbandonare il sistema a schede perforate per tutta una serie di attività, e che ci avevano permesso di ridisegnare il flusso informativo fra l'ufficio gestione e la sala macchine".
Il graduale processo di apertura degli anni Novanta
Nel corso degli anni Novanta si presenta l'opportunità di un cambio di paradigma dei sistemi informatici all'insegna di una progressiva apertura. L'infrastruttura tecnologica, che fino ad allora era costituita da un sistema monolitico e centralizzato che si poggiava sull'host, comincia ad avere una fisionomia più decentrata, come testimoniato dalla comparsa dei primi server nelle succursali. "La decentralizzazione fu un lavoro complesso che, anche se forse all'inizio non ha portato ai risultati che ci attendevamo, perché i tempi non erano ancora maturi, ci è servito per presentarci pronti all'appuntamento con internet", dice Gianni.
Nella seconda metà degli anni Novanta, infatti, Banca Sella è tra le prime in Italia a sviluppare e mettere on line un sito internet e a fornire un servizio di internet banking informativo in tempo reale che, nel 1998, diventa dispositivo, consentendo ai clienti di effettuare bonifici e giroconti e di operare in borsa. "Un gruppo di colleghi aveva sviluppato uno strato di software che si chiamava "mapper" che sostanzialmente permetteva alle poche maschere che aveva l'Internet banking di dialogare con l'host: grazie a questa interfaccia, i clienti potevano consultare, ad esempio, la loro lista movimenti", ricorda Roberto. "I clienti accedevano a Internet attraverso il proprio PC con una connessione a 56K: ricordo benissimo che pesavamo le pagine affinché fossero il più possibile sintetiche e leggere per facilitarne la visualizzazione".
Il processo di apertura e trasformazione dell'infrastruttura tecnologica ha il suo passaggio più significativo all'alba del nuovo millennio. L'esperienza accumulata nell'ultimo decennio e le evoluzioni tecnologiche rendono possibili le intuizioni degli anni precedenti. Parte così il progetto della "convergenza", che prevede il progressivo spegnimento dell'host, che fino ad allora aveva sorretto l'intera infrastruttura tecnologica, e la riscrittura completa del sistema informatico con strumenti più evoluti: nasce così H20. "Capimmo, molto prima di altre banche, che esisteva l'opportunità di realizzare un sistema aperto che fosse in grado di far dialogare software differenti: H2O, infatti, significa "host to open". Se oggi in Centrico siamo in grado di offrire soluzioni aperte, flessibili e integrabili con i servizi di terze parti, in qualche modo, è anche grazie a questa scelta", dice Gianni.
Sella Sinergy India e l'avvio di una dimensione internazionale
Nella seconda metà degli anni Novanta, il gruppo Sella è tra i primi a cogliere la possibilità di collaborazioni e partnership internazionali. Nel 1995 nasce Selir, in Romania. L'anno successivo è la volta di Sella Synergy India. Se l'impostazione di una relazione professionale con la Romania è relativamente semplice, la stessa cosa non si può dire dell'India. Gianni fa parte del team di lavoro che in quei primi anni ha il compito di imbastire le relazioni professionali fra colleghi italiani e indiani. "All'epoca non era così comune per un'azienda di piccole dimensioni andare in India. Ricordo che all'inizio le difficoltà erano molte, a cominciare dalla lingua e dalla lontananza sia fisica che culturale. I primi anni sono stati particolarmente complessi ma anche cruciali: solo la visione da parte del Gruppo e la determinazione di tutte le persone coinvolte in questo progetto, da entrambe le parti, hanno permesso di superare questo primo periodo. Con il tempo abbiamo imparato a conoscerci meglio e a stabilire relazioni anche personali riuscendo a cogliere i pregi e le capacità delle due parti e a sfruttarle per conseguire obiettivi comuni. La tecnologia ci è poi venuta incontro e ha ulteriormente facilitato le cose".
C'è spazio, in questo racconto intriso di evoluzione, per elementi di continuità? Roberto ne individua due: "Il primo è essere rimasti indipendenti. Quando l'informatica ha cominciato a permeare i processi aziendali, infatti, Banca Sella era una realtà piccola: eppure ha sempre tenuto duro, nella convinzione che rimanere indipendenti fosse un valore aggiunto e questa si è dimostrata una scelta vincente. Il secondo è la costante propensione all'innovazione: siamo passati dall'host a un'infrastruttura tecnologica completamente open e adesso al Cloud. Non ci siamo mai fermati ai risultati acquisiti, abbiamo sempre cercato la forma di migliorare e di anticipare le tendenze sulla base delle possibilità tecnologiche del momento".
Gianni, invece, cita l'approccio verso le persone. "Quando sono entrato, il cliente veniva prima di qualsiasi cosa e questo in quarant'anni non è cambiato di una virgola. Un'altra costante di tutti questi anni è la capacità dell'azienda di riuscire a coinvolgere tutti, anche l'ultimo arrivato, e di responsabilizzare ogni persona, come se l'azienda fosse sua. Ricordo che poco dopo il mio ingresso fui mandato a un incontro importante con persone molto più competenti e con molta più esperienza di me. Lì io rappresentavo la banca e da me dipendevano tante cose. In pratica fui buttato nell'acqua alta senza salvagente. E così ho imparato a nuotare".