Cresce l'ecosistema del fintech e dell'open banking in Italia

Cresce l'ecosistema del fintech e dell'open banking in Italia
Una veduta di Milano, città che ospita anche la community del Fintech Distrct (Getty Images)
02 Dec 21
#scenari

Il fintech italiano cresce e si sviluppa. Volendo dirlo con i numeri, gli investimenti in tecnologie fintech nell'industria finanziaria del nostro paese sono passati da 456 milioni di euro dello scorso biennio ai 530 milioni per il biennio in corso 2021-2022. Il numero dei progetti è passato da 267 e 329. A partire dal 2023, inoltre, i progetti censiti comporteranno ulteriori investimenti per 281 milioni di euro. 

Ma a ben guardare i numeri relativi agli investimenti non bastano a spiegare un fenomeno che oggi prolifera e cresce in un ecosistema ampio, variegato e aperto di iniziative, collaborazioni e interconnessioni. Nei nuovi modelli di business, infatti, accanto agli investimenti produttivi, cresce soprattutto la rete delle partnership (330 accordi censiti), delle collaborazioni e delle partecipazioni. Il valore di queste ultime, nelle Fintech, ad esempio, ammonta a 204 milioni di euro, da parte di 28 intermediari. 

È un dato di fatto che quattro quinti dei progetti innovativi censiti nell'indagine ricade nel perimetro dell'open banking e quattro quinti sono sviluppati con la collaborazione di società e istituzioni terze o affidando ad esse l'intero ciclo di realizzazione del progetto. Un approccio, questo, che risponde principalmente all'esigenza di assicurarsi tecnologie avanzate non disponibili al proprio interno e di accelerare i tempi di realizzazione dei progetti stessi. 
Sono questi alcuni dei principali dati che emergono dalla terza indagine conoscitiva sul Fintech condotta dalla Banca d'Italia nel primo semestre del 2021, una rilevazione che ha cadenza biennale e che ha coinvolto l'intero settore bancario (qui il documento completo).

(Fonte: Indagine fintech nel sistema finanziario - Banca d'Italia)

I settori coinvolti 

I settori più coinvolti dai progetti innovativi riguardano il credito e i pagamenti digitali, in particolare quelli per il mobile banking, il digital lending e appunto i servizi connessi con l'open banking. In aumento anche il numero di progetti per l'innovazione dei processi delle business operations e della governance, per quanto con risorse investite che sono ancora significativamente inferiori. 

Oltre la metà degli investimenti tecnologici, il 58%, ha riguardato interfacce applicative (API). Si sono consolidati i progetti basati sulla biometria, legata prevalentemente alle procedure di onboarding. E sono cresciuti in termini di spesa i progetti fondati sull'intelligenza artificiale, il Machine Learning e il Natural Language Processing.

Le banche rappresentano ancora i principali soggetti investitori, col 76,5% della spesa complessiva (era l'80,5% nella precedente indagine), seguite dagli istituti di pagamento, con una quota stabile pari al 14,7%, le società finanziarie (5,4%) e le SGR (3,2%).

 

L'ecosistema dell'innovazione

I progetti di investimento, come detto, sempre più spesso sono realizzati attraverso la collaborazione con alti soggetti o con l'acquisizione diretta di partecipazioni in aziende fintech. Il 46% degli intermediari ha stretto almeno un rapporto di collaborazione in ambito fintech. Nel 71 per cento dei casi gli accordi sono connessi a specifiche iniziative sviluppate dall'intermediario, mentre nei rimanenti si tratta di accordi non agganciati alla realizzazione immediata di uno specifico progetto.

Nei tre quarti dei casi l'intermediario collabora con più di una società partner. Ciascun intermediario, inoltre, si relaziona in media con 4,6 imprese. In circa un terzo dei casi le collaborazioni comportano lo sviluppo e l'utilizzo di API e altri strumenti di integrazione nella logica dell'open banking. Seguono le collaborazioni per lo sviluppo dell'intelligenza artificiale e delle applicazioni web o mobile, il cloud computing, lo sfruttamento dei big data e in misura minore quelle negli ambiti delle DLT e degli smart contract.

(Fonte: Indagine fintech nel sistema finanziario - Banca d'Italia)

Nella grande maggioranza dei casi nelle collaborazioni è l'impresa a conferire un servizio o un prodotto (la fornitura di servizi all'intermediario e la vendita di servizi alla clientela di quest'ultimo rappresentano le modalità più diffuse), mentre sono più rare le partnership che prevedono un flusso opposto (come il collocamento di prodotti e servizi dell'intermediario presso la clientela dell'impresa). 

I due terzi delle collaborazioni sono strette con imprese localizzate in Italia (quasi la metà in Lombardia, seguono a distanza Lazio ed Emilia Romagna). Gli accordi coinvolgono in particolare imprese specializzate nella produzione di software, nella consulenza informatica e nei servizi di informazione, per lo più collocabili nella fascia delle piccole imprese.

 

Le partecipazioni in società fintech

Un altro segnale di crescita è dato dal valore nominale delle quote in società Fintech, che ammonta a 204 milioni di euro ed è detenuto da 28 intermediari. La quota detenuta rappresenta in media il 15% per cento del valore della società. Le partecipazioni sono riferibili a 62 imprese, prevalentemente insediate in Italia, Stati Uniti e Regno Unito (con quote pari rispettivamente al 58,1, al 17,7 e al 12,9 per cento), specializzate nel marketplace lending, nell'insurtech, nel mobile banking e nel trasferimento di fondi peer to peer; le tecnologie caratterizzanti sono in prevalenza le API, l'AI, i Big Data e la RPA.

 

Guarda il video della tavola rotonda "Embedded Finance and Artificial Intelligence", tenutasi in occasione del Digital Innovation Days Italy, che è svolta a Milano nel mese di novembre con la partecipazione di Andrea Tèssera, Head of Banking as a Service di Banca Sella.

Condividi e partecipa alla discussione