Percorso 4 Finanza sostenibile - Cos'è e come funziona il microcredito?
Per le persone più povere del mondo, ottenere soldi in prestito può essere una questione complessa, perché una richiesta di finanziamento prevede procedure da seguire, garanzie da poter offrire a chi presta e la prospettiva di un guadagno per chi il denaro lo rischia con un prestito. L'accesso al credito è però considerato fondamentale, non solo per fare crescere i consumi, ma anche per permettere a un maggior numero di persone di poter fare investimenti in nuove attività e uscire dalla povertà. Per questo, tra gli anni Settanta e Ottanta si è diffusa in tutto il mondo la pratica del microcredito, uno strumento di inclusione finanziaria pensato per rendere più equo il mercato finanziario e permettere di accedere a prestiti anche a chi non ne avrebbe altrimenti la possibilità, nei paesi più poveri.
Prestare denaro a persone povere per aiutarle a migliorare la loro situazione economica non è un'idea particolarmente originale, ma per le istituzioni finanziarie tradizionali prestare a chi di denaro ne ha molto poco ha delle controindicazioni. Chi presta chiede solitamente delle garanzie in caso di mancata restituzione del prestito e - applicando gli interessi - dal prestito vuole guadagnare: chi è molto povero solitamente non ha nulla da offrire come garanzia in cambio del prestito e se le somme che chiede sono troppo piccole, tolti i costi di gestione che un prestito comporta, i guadagni potenziali per chi presta rischiano di essere troppo bassi (se non assenti) perché il prestito abbia senso.
Nel corso del Novecento diverse organizzazioni avevano provato a creare strumenti finanziari utili per migliorare l'accesso al credito in paesi molto poveri, ma le cose sono cambiate radicalmente grazie al lavoro dell'economista bengalese Muhammad Yunus, che nel 1983 fondò la prima "banca per i poveri", Grameen Bank. Yunus, che per il suo lavoro ha ricevuto nel 2006 il Nobel per la Pace, cercò di trovare soluzioni che rendessero sostenibili i prestiti ai poveri, creando forti incentivi perché venissero restituiti senza creare situazioni schiaccianti (per esempio facendo cominciare le rate immediatamente dopo l'ottenimento del prestito) e eliminando gran parte dei costi di gestione tradizionali (per esempio quelli legati alla gestione di un ufficio fisico).
Yunus spiegò di aver avuto l'idea di Grameen Bank dopo aver conosciuto una donna di un villaggio del Bangladesh, che lavorava e vendeva manufatti di bambù, e che nonostante la sua bravura e il molto lavoro non riusciva mai a guadagnare più del minimo necessario per sopravvivere. Il motivo, raccontò Yunus, era che la donna non aveva soldi da anticipare per l'acquisto del bambù, si indebitava con uno strozzino e finiva per usare quasi tutti i suoi ricavi della vendita dei suoi prodotti solo per pagare gli interessi sul prestito ottenuto. Se la donna avesse avuto accesso a un prestito con interessi ragionevoli, pensò Yunus, avrebbe potuto aiutare la sua famiglia e uscire dalla povertà: e come lei molte altre persone nella stessa situazione.
Grameen Bank nacque con questa missione e in poco tempo il suo modello si diffuse in tutto il mondo: nel 2015 gli istituti di microcredito erano più di 3.000, concentrati per la maggior parte in alcuni dei paesi più poveri del mondo, come India e Bangladesh.
Se Yunus aveva trovato un modello sostenibile per prestare denaro ai poveri, generando guadagni da investire in nuovi prestiti ed evitando di peggiorare le condizioni di vita dei debitori con interessi troppo alti, si è invece molto discusso se con il microcredito avesse davvero creato uno strumento utile per ridurre la povertà. L'idea originale di Yunus, basata sulla sua convinzione che ognuno abbia un innato spirito imprenditoriale, era infatti quella di dare alle persone piccoli capitali da investire per attività economiche che le aiutassero a uscire da situazioni di profonda povertà. Secondo gli studi che sono stati fatti nel corso degli anni su questo aspetto, il microcredito non sembra però avere avuto un effetto percepibile nel miglioramento delle condizioni economiche di chi riceve prestiti. Ci sono molte storie di successo, spesso raccontate dai giornali, ma anche molte storie di fallimento.
Il sito Vox si è chiesto se questo debba portare a concludere che il microcredito sia di fatto stato un fallimento e se quindi l'idea di prestare soldi ai poveri sia da scartare completamente. La risposta che dà Vox è "no": è vero che il microcredito non sembra aver raggiunto l'obiettivo sperato da Yunus, ma grazie a organizzazioni come Grameen Bank, decine di milioni di persone hanno ottenuto aiuto economico quando ne avevano bisogno (spesso per fare fronte a emergenze o imprevisti) e grazie alle pratiche del microcredito sono riuscite a restituire i prestiti senza peggiorare la loro situazione economica.
In Italia il governo ha cominciato a occuparsi di microcredito nel 2006, con l'istituzione del Comitato nazionale italiano permanente per il microcredito, poi ribattezzato nel 2011 Ente nazionale per il microcredito, che permette di accedere al credito ai cosiddetti "soggetti non bancabili", ovvero le categorie sprovviste delle garanzie richieste dalle banche.
La categoria più diffusa in Italia è detta microcredito d'impresa - esiste anche il microcredito sociale, rivolto a individui e famiglie in situazione di difficoltà, ma è meno diffuso - e ha lo scopo di finanziare le attività micro e auto imprenditoriali di soggetti che non riceverebbero finanziamenti tramite i canali tradizionali. È destinato a professionisti, imprese individuali e società - di persone, tra professionisti, cooperative o srl semplificate - titolari di partita Iva da meno di cinque anni con un massimo di cinque dipendenti (dieci nel caso delle società), per sostenere l'attività appena avviata o per aiutare lo sviluppo di quella già esistente.
A fare da garanzia, in un certo senso, è proprio la sostenibilità del progetto d'impresa: chi fa richiesta del finanziamento per il microcredito deve rivolgersi direttamente a una delle banche convenzionate con l'Ente. Riceve poi l'assistenza dei tutor per il microcredito, che verificano le condizioni di sostenibilità delle richieste, fornendo aiuto per delineare l'idea d'impresa e il piano di sviluppo per realizzarla, e in caso di approvazione della richiesta verificano periodicamente la riuscita delle attività dell'impresa.