Percorso 4 Finanza sostenibile - Come possiamo rendere sostenibili le nostre scelte finanziarie?
Negli ultimi anni, la popolarità degli investimenti sostenibili è cresciuta: in altre parole, imprese finanziarie e investitori privati hanno cominciato a interessarsi non più soltanto al rendimento di un'azienda ma anche, ad esempio, all'impatto ambientale delle loro attività. La domanda di prodotti finanziari sostenibili è aumentata moltissimo: il Forum per gli investimenti sostenibili e responsabili (Forum for Sustainable and Responsible Investment o US SIF) ha stimato che, solo nel 2020, negli Stati Uniti un terzo degli asset gestiti dagli investitori rientrava nella categoria di quelli sostenibili. In termini assoluti, si tratta di oltre diciassette trilioni di dollari (cioè diciassettemila miliardi di dollari: un numero a dodici zeri) e di un aumento di oltre il quaranta percento rispetto al 2018. In tantissimi, quindi, si stanno chiedendo come fare per investire il proprio denaro in modo sostenibile: una domanda che non riguarda solo gli investimenti in azioni, ma sempre di più quelli che hanno a che fare con molte scelte di vita, a partire dall'acquisto di una casa.
Come investire in prodotti finanziari sostenibili
Come tutti gli altri prodotti finanziari, anche quelli sostenibili possono essere acquistati tramite un broker: la propria banca (se ha una divisione di investimenti), un libero professionista, un gestore di fondi di investimento, ma anche un'app di trading. Per scegliere e costruire questi prodotti finanziari, i broker di tutte le dimensioni adottano principalmente due strategie. La prima, detta screening negativo, consiste nell'escludere dal paniere di aziende quelle che svolgono attività con un alto impatto sociale - come le industrie delle armi, del gioco d'azzardo e del tabacco - ma anche ad alto impatto ambientale, come le compagnie petrolifere.
Lo screening è fatto secondo delle scelte di principio: è molto selettivo e non aiuta a classificare tutti gli altri strumenti finanziari. Così, le aziende finanziarie hanno anche sviluppato i cosiddetti rating ESG: cioè delle classifiche delle aziende in base al loro impatto ambientale, sociale e alla loro governance (ESG è un acronimo inglese per environment, social and governance).
I rating ESG sono spesso prodotti da grandi imprese finanziarie che offrono software o report dettagliati, come Morningstar e MSCI (una società della banca Morgan Stanley), o che gestiscono indici azionari come S&P, ma anche dai grandi gestori fondi di investimento, come BlackRock e Vanguard. Spesso però questi rating sono proprietari, e cioè sono accessibili solo tramite un abbonamento - che spesso i broker sottoscrivono. Su Yahoo Finance, un popolare portale di informazione finanziaria, si può visualizzare il punteggio di sostenibilità di molte aziende quotate: è quello calcolato da Morningstar. È un buon modo per cominciare a farsi un'idea di come funzionino questi rating.
A partire da questi rating, i broker costruiscono vari portafogli azionari per diverse offerte di fondi, sia attivi che passivi. Vanguard, ad esempio, gestisce sia fondi ESG attivi che passivi (ossia un ETF). Ad esempio, il VEIGX è un fondo comune attivo che raccoglie tra le 40 e 50 tra le aziende di tutto il mondo con il più alto ESG, che viene calcolato dalla stessa Vanguard. Charles Schwab, un'altro gestore di fondi, ha usato i ranking di Morningstar per stilare una lista di fondi comuni ed ETF sostenibili. Anche l'US SIF ha pubblicato un elenco simile, che è consultabile liberamente: in altre parole, chiunque potrebbe scegliere i titoli che preferisce da questa lista e acquistarli, sia tramite il proprio broker che, per esempio, tramite un'app di trading.
I green bond in Italia e le riforme europee
Anche gli stati possono emettere titoli di questo tipo: non a caso, a marzo il governo italiano ha collocato la sua primissima tranche di BTP green, obbligazioni destinate a finanziare specifici investimenti sostenibili. Il Ministero dell'Economia e delle Finanze (MEF) ha comunicato che all'asta hanno partecipato 530 investitori per una domanda di 80 miliardi di euro. I titoli hanno una durata molto lunga: scadranno il 30 aprile 2045 e staccheranno una cedola annua dell'1,5 percento. La stragrande maggioranza dei titoli (ben oltre il settanta percento) è stata acquistata da investitori del continente, a cominciare dal Regno Unito. Oltre la metà del collocamento è andata a gestori di fondi specializzati in investimenti ESG.
La popolarità di questi strumenti è dovuta anche al fatto che gli stati stanno approvando progetti ambiziosi per affrontare l'emergenza climatica: sia prefiggendosi obiettivi per azzerare le emissioni di anidride carbonica (il principale gas responsabile dell'emergenza climatica) sia con enormi stimoli fiscali. L'amministrazione del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden punta a un pacchetto da duemila miliardi di dollari (circa 1600 miliardi di euro), e anche l'Unione Europea dovrebbe mobilitare altrettante risorse, sommando quelle stanziate dal Green Deal Europeo e il Next Generation EU.
L'UE sta poi realizzando una più ambiziosa riforma del mercato finanziario, per orientarlo verso un modello di crescita sostenibile; tra i vari punti della riforma è prevista la realizzazione di una nuova tassonomia europea per definire le attività sostenibili e la creazione di uno standard europeo per i green bond statali. In particolare, la tassonomia UE prevede che dal 2022 praticamente tutte le attività economiche debbano indicare quanto siano allineati agli obiettivi di sostenibilità e come contribuiranno all'obiettivo delle «emissioni zero» entro il 2050.
Il mercato immobiliare e gli investimenti ESG
La tassonomia UE imporrà dei nuovi standard per il settore immobiliare, che comunque negli ultimi anni ha dovuto adeguarsi alle spinte verso una maggiore trasparenza in termini di impatto ambientale ed efficienza energetica. Abitazioni private e uffici costituiscono circa un terzo delle emissioni globali di CO2 e dei consumi di energia elettrica: per questo sono una delle aree dove gli interventi saranno prioritari e dove i parametri ESG sono già stati in parte adottati.
In altre parole, i criteri di efficienza energetica degli immobili sono diventati sempre più importanti anche tra i fondi immobiliari (come ha fatto, per esempio, la divisione immobiliare di BNP Paribas nel 2018). I rating ESG hanno esplicitato l'importanza del contributo dell'efficienza energetica nel valore di un immobile - non solo in termini di risparmio energetico e di affitti più remunerativi (come riporta il World Economic Forum), ma anche per altri effetti collaterali, come l'impatto in termini reputazionali per un'azienda e l'effetto che hanno nel quartiere o nell'area dove sorgono. Insomma, acquistare una prima casa più verde o ristrutturare un vecchio edificio per aumentare la classe energetica non sono solo scelte sostenibili, ma anche investimenti il cui valore si mantiene di più nel tempo e che possono portare rendimenti superiori.