Banca d'Italia, cresce l'ottimismo per una forte ripresa del Pil italiano
Il Sole 24 Ore - Radiocor
Ci voleva un evento epocale come una pandemia per vedere l'Italia con un ritmo di crescita da 'tigre asiatica' degli anni Novanta: +5% il Pil quest'anno. È la considerazione che nasce spontanea dalla lettura delle nuove previsioni macroeconomiche della Banca d'Italia, redatte per l'esercizio condotto all'interno dell'eurozona dalle rispettive banche nazionali e che hanno portato la Bce a modificare le previsioni economiche per tutta l'area.
C'è aria di alta quota quindi, nella nuova stima della Banca che, forse con una punta di pudore, lascia, di fatto, ai giornalisti fare la somma tra la previsione dei suoi economisti e la revisione al rialzo dell'Istat sul dato del primo trimestre 2021 che consente di aggiungere un ulteriore mezzo punto percentuale (e forse qualcosa di più) alla stima. Il risultato è appunto una previsione del 4,9-5% per quest'anno. Un numero che fa impressione dopo il trentennio di bassa crescita e rincuora per la possibilità di alimentare le aspettative che si rifletteranno positivamente in consumi e, si spera, investimenti.
La stima si basa su una serie di circostanze prese in considerazione dai tecnici della Banca d'Italia, non impossibili da realizzarsi come vedremo, che, nel dettaglio, si devono avverare o nel caso siano presenti non si dovranno deteriorare. Via Nazionale ha predisposto dunque con i suoi economisti le nuove stime per il triennio 2021-2023 che rispetto al quadro previsionale di gennaio sono nettamente più alte (5%; 4,5% e 2,3% oggi e 3,5%; 3,8% e 2,3% sei mesi fa).
Cosa serve per arrivare alla fine di quest'anno così in alto? Quattro fattori: una campagna vaccinale nazionale che prosegua "in linea con i piani" con il conseguente miglioramento del quadro sanitario nazionale e la rimozione della "gran parte degli ostacoli alla mobilità" nel Paese. Serve ovviamente, date le caratteristiche di paese esportatore, anche un parallelo miglioramento del quadro sanitario internazionale. Serve poi all'Italia una ripresa del commercio mondiale che si traduca in una robusta crescita della domanda estera per i beni prodotti nel nostro paese (ipotizzata all'8,8% nel 2021 e in media attorno al 5% annuo nel successivo biennio, nonché un mantenimento della politica monetaria accomodante (cosa che la Bce si è impegnata a fare ancora a lungo).
Stesso discorso per le politiche fiscali: la conferma dell'attuale sostegno è confermato dal fatto che nessuno in Europa stia premendo per un ritorno rapido alle regole del patto di stabilità. Sulle stime di crescita dell'economia italiana ci sono poi altri assunti che mettono in gioco complessivamente 4 punti percentuali nel triennio, non pochi. Sono ovviamente l'efficacia delle misure del Pnrr (spinta aggiuntiva del 2% da solo nell'arco di previsione) con i fondi europei e degli altri interventi che l'Italia potrà fare sulla base del suo bilancio interno. L'indicazione degli economisti della Banca d'Italia è molto semplice: sono cruciali gli investimenti del Pnrr da realizzare "senza significativi ritardi" e in modo efficace per sostenere la capacità produttiva del Paese.
La Banca d'Italia si aspetta poi una dinamica più vivace dei prezzi con un'inflazione al consumo attesa all'1,3% (0,7% la stima presentata a gennaio) e confermata a quel livello per il prossimo biennio. La crescita dei prezzi beneficia del riavvio del ciclo economico, del rincaro delle materie prime a del riassorbimento dei margini di capacità inutilizzata. Dalla Banca d'Italia si prevede poi una crescita dei consumi più graduale, con un tasso di risparmio in discesa rispetto al 2020 anche se ancora superiore ai livelli pre-pandemia (per la cautela indotta dall'incertezza). Se tutti i tasselli andranno al loro posto, osserva in sintesi la Banca d'Italia, il fosso scavato dalla severa recessione dello scorso anno (-8,9%) sarà interamente colmato entro il 2022.