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Appunti d'Archivio | TELEX: quando il telegrafo era a domicilio

Nel nostro archivio storico troviamo testimonianza di questo mezzo di comunicazione del quale oggi in pochi ricordano l’esistenza. Ma prima dell’avvento del digitale e del web, il servizio TELEX, basato sulla rete telegrafica, ha rappresentato un sistema affidabile e sicuro per le comunicazioni mondiali, utilizzato soprattutto dalle imprese in ogni parte del pianeta. Tanto da essere definito un «potente mezzo di progresso e di sviluppo nei rapporti tra i popoli». E Banca Sella fu prima a installarlo in città.
Appunti d'Archivio | TELEX: quando il telegrafo era a domicilio
Una impiegata scrive sul TELEX (Photo by Walter Nurnberg / SSPL / Getty Images)

L’atmosfera nell’ufficio TELEX

Un terminale scrivente senza video, il ticchettio sulla tastiera dell’operatore, un nastro giallo lungo e stretto che viene perforato a ogni lettera, e poi il suono metallico che conferma l’avvenuto collegamento in rete; infine, l’avvio del lettore nastro che riproduce in diretta il testo perforato e lo invia all’apparecchio ricevente, collocato magari dall’altra parte del mondo. E il miracolo accade: il terminale scrivente a destinazione riporta su carta il messaggio in tempo reale. 

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È così, con un piccolo sforzo di immaginazione, che possiamo ricreare (o ricordare) l’atmosfera interna di un ufficio fra gli anni del dopoguerra e il 2001, ogni volta che fosse necessario inviare un messaggio in tempo reale a un corrispondente in qualsiasi parte della Terra. Infatti, l’apparecchio magico in grado di risolvere la situazione, il TELEX appunto, fu in servizio fino a quando l’avvento del digitale e del web non presero il sopravvento.
Ordini di compravendita, disposizioni e richieste di informazioni, o anche semplici interlocuzioni, condotte non a voce ma per iscritto, erano possibili mediante questo apparecchio che risolveva in un sol colpo una serie di problematiche essenziali per gli utilizzatori. Anzitutto, il valore legale dei messaggi scambiati che, essendo testo scritto, potevano essere staccati e conservati nelle pratiche relative. Poi, la preparazione dei messaggi in anticipo mediante perforazione di un nastro, risparmiando così sui tempi della chiamata ed evitando errori di battitura in diretta. Inoltre, la possibilità di colloquio in tempo reale (sempre per iscritto) o, al contrario, l’invio dei messaggi anche se l’interlocutore umano non era presente a destinazione, avendo garanzia dell’avvenuta ricezione. 

Per gli istituti di credito quali la Banca Sella, inoltre, il TELEX era strumento prezioso, ad esempio, per il commercio estero e l’invio di lettere di credito, grazie alla possibilità di inserire una chiave di cifratura a garanzia dell’integrità del testo e dell’identità del mittente.

Il servizio TELEX si differisce quindi dal servizio telefonico perché i messaggi sono scritti

Tutto ciò accadeva prima dell’avvento del web con le sue nuove possibilità di contatto e comunicazione e, per un certo periodo di tempo, in associazione o in alternativa a esso. Ma come funzionava questo apparecchio quasi magico? Una réclame anni Sessanta delle Poste Italiane fornisce una descrizione efficace e sintetica: «E’ affine al servizio telefonico in quanto è un pubblico servizio i cui abbonati sono collegati fra loro mediante centrali automatiche; essi comunicano tra loro con telescriventi anziché con telefoni. Il servizio TELEX si differisce quindi dal servizio telefonico perché i messaggi sono scritti; è proprio questa una delle sue caratteristiche particolari che in molti casi lo rende preferibile. Gli scambi commerciali e le operazioni economiche vengono così conclusi in brevissimo tempo e perciò il TELEX rappresenta un potente mezzo di progresso e di sviluppo nei rapporti tra i popoli».


Una storia di telescriventi, reti e codici

Il progresso nelle telecomunicazioni ebbe infatti uno scatto negli anni ’20 con lo sviluppo delle telescriventi; queste sfruttavano la rete telegrafica, erano dotate di tastiera come una normale macchina per scrivere e codificavano il testo battuto secondo un codice a cinque bit: il codice Baudot. Meno conosciuto del codice Morse, fu inventato nel 1870 dal francese Emile Baudot e venne usato per le comunicazioni telegrafiche in genere e, in particolare, per le telescriventi. Il codice Baudot fu il predecessore dei codici ASCII ed EBCDIC, basati su un codice a otto bit e introdotti nel corso degli anni ‘60. Con queste premesse, dagli anni ’30 cominciò a svilupparsi una rete estesa di telecomunicazioni dedicata alle telescriventi: il sistema TELEX, appunto. 

Nel dopoguerra, il servizio si sviluppò in Italia sulla rete telegrafica a commutazione automatica, messa a punto dalla fine degli anni Cinquanta come esito del Piano regolatore telefonico e telegrafico nazionale, approvato con decreto del Ministro per le poste e le telecomunicazioni in data 11 dicembre 1957. La rete telegrafica serviva, oltre il TELEX vero e proprio, anche la rete Pubblitèlex, cioè gli uffici telegrafici per servizio pubblico, e il servizio chiamato Telestàto per collegare tra loro gli uffici centrali e periferici delle Amministrazioni statali. 

Il TELEX sta al telegrafo come l'automobile sta alla diligenza

Banca Sella: un piccolo primato nel suo territorio


Da parte sua, Banca Sella fu il primo soggetto del proprio territorio a installarlo. La stampa locale segnalò con soddisfazione l’avvenimento. Sul giornale Eco di Biella del 10 settembre 1962 un articolo dedicato all’avvenimento recita: «Anche a Biella il servizio TELEX. Il primo ‘posto’ è in funzione da giovedì alla Banca Sella. L’economia biellese con questo servizio si porta alla pari nella concorrenza coi maggiori centri italiani ed esteri in fatto di comunicazioni rapide e sicure». Con un stile molto più sobrio e conciso, ma non privo di soddisfazione, l’amministratore delegato di Banca Sella, sig. Giorgio Sella, comunicò al Consiglio di Amministrazione che «il 5 settembre abbiamo avuto, primi nella Città, il collegamento Telex che potrà esserci di discreto vantaggio». La banca aveva allora la propria sede in via Seminari a Biella; infatti, la costruzione del nuovo palazzo di via Italia prese avvio in quello stesso 1962, e sarà completata col trasloco degli uffici nel 1966. Nella sua nuova sede la banca raddoppierà gli impianti TELEX: uno per il collegamento diretto con la borsa e l’altro per le comunicazioni internazionali. 

223106 BANSEL: questo è l’indirizzo che identificava Banca Sella nella rete TELEX. Si tratta di un codice univoco, composto da una serie di numeri e lettere, che consentiva di instradare i messaggi al destinatario corretto, allo stesso modo dell’odierno indirizzo Email, non associato però al nome di dominio, bensì a una specifica macchina TELEX.

Ma che aspetto aveva questo primo macchinario TELEX in banca? Dalla collezione di beni strumentali storici del nostro archivio, emergono due modelli di telescriventi che ebbero ampia diffusione dagli anni ‘60: il Teletype Model 33 ASR, e l’Olivetti TE 300. Possiamo immaginare all’opera le signorine del “Pool Dattilografico” alle prese con questi apparecchi che, simili a grandi macchine per scrivere, erano in grado di trasformare i caratteri digitati sulla tastiera nei misteriosi segnali Baudot o ASCII e inviarli in tutto il mondo. Ma questi stessi apparecchi potevano improvvisamente emettere un segnale e mettersi a scrivere da soli, quando giungesse da un corrispondente un messaggio destinato alla banca, e per questo motivo venivano guardati a vista (o anche ascoltati in diretta) per non ritardare la consegna di un testo urgente all’ufficio competente.  

Poi, con la concorrenza del fax, basato sulla rete telefonica ma in grado di trasmettere immagini, e quindi con l’avvento del digitale, di internet e del web, la telegrafia passò in secondo piano, fino a quando il servizio TELEX fu dismesso da Poste Italiane nel 2001. Tuttavia, in alcune parti del mondo il TELEX viene ancora utilizzato, perché ritenuto più opportuno ed efficace rispetto ad altri sistemi: infatti, senza comunicazione non è possibile promuovere il progresso e lo sviluppo nei rapporti tra i popoli.