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Appunti d'Archivio | Tascabili, illustrati, utili e curiosi: sono gli orari-guide ferroviari fra Ottocento e Novecento

Appunti d'Archivio | Tascabili, illustrati, utili e curiosi: sono gli orari-guide ferroviari fra Ottocento e Novecento
Una locomotiva a vapore del XIX secolo (DeAgostini / Getty Images)
12 Oct 23
#heritage

Nell'Italia post unitaria la rete ferroviaria era gestita da varie società di dimensioni medie e piccole, e la pubblicazione dell'orario era cura della stessa compagnia ferroviaria che eserciva la tratta. Il piccolo libretto tascabile con l'orario dei treni era concepito come un oggetto dall'estetica apprezzabile, riflesso degli stili in voga nelle varie epoche (Stile Floreale, Art Deco, disegno razionale) che fin dalla copertina si annunciava come invito e accompagnamento al viaggio, proponendo immagini e disegni evocativi dei luoghi attraversati e raggiunti. Il tutto con un ottimistico sguardo verso il futuro. Lo sviluppo della rete ferroviaria portò come conseguenza una maggior velocità e capillarità del servizio. E così anche le pubblicazioni degli orari-guide dovettero evolvere per tenere il passo.

Guide e orari tendono a unificarsi in un unico libro, tanto più apprezzato quanto più aumenta le proprie completezza e densità di informazioni

«Nelle guide moderne le lunghe digressioni concernenti il paesaggio lasciano il posto alla concretezza delle indicazioni commerciali; una volta dimezzati i
tempi di percorrenza dei viaggi in ferrovia, le lunghe letture cedono il passo al rapido sfogliare di opere concepite sempre di più in termini utilitaristici. Così guide e orari tendono ad unificarsi in un unico libro, venduto nelle librerie, tanto più apprezzato quanto più aumenta le proprie completezza e densità di informazioni. Non va dimenticato infatti che la rete italiana era gestita da più compagnie ferroviarie private, obbligate ad accordare i propri orari e le proprie tariffe».

Fu proprio allo scopo di mettere ordine nel sistema caotico di costruzione e gestione delle ferrovie in Italia, che nel maggio del 1865 venne emanata la cosiddetta "Legge dei Grandi Gruppi", voluta dall'allora ministro dei Lavori Pubblici Stefano Jacini, e da Quintino Sella ministro delle Finanze. Con questo provvedimento, lo Stato arrivò ad accorpare le numerose ma piccole società ferroviarie, esistenti soprattutto al nord ove la rete era più estesa, affidando le linee principali a poche società concessionarie.

Vi erano differenti ore locali adottate in Italia e nel mondo, ancora legate al moto apparente del sole

E a proposito di orari, a complicare la materia vi erano le differenti ore locali adottate in Italia e nel mondo, ancora legate al moto apparente del sole, e che proprio la diffusione del mezzo ferroviario rese non più sostenibili. Infatti, un viaggiatore che si spostasse in direzione est-ovest era costretto a confrontarsi con due diversi orari locali fra le stazioni di partenza e di arrivo. Nel 1866 erano ancora sei le ore ferroviarie in Italia (Torino, Verona, Firenze, Roma, Napoli, Palermo). E così in quell'anno fu deciso di unificarle adottando il tempo medio di Roma: slancio patriottico considerando che la città non faceva ancora parte del novello Regno d'Italia. La questione fu risolta a livello globale nel 1884, grazie a una Convenzione Internazionale che introdusse l'artificiale suddivisione della superficie terrestre in 24 spicchi, i Fusi orari, così che ogni Stato potesse adottare l'ora del Meridiano Centrale del proprio Fuso. L'Italia introdusse il nuovo sistema sin dal 1893, sottomettendovi il servizio delle strade ferrate.


Esempi e modelli di riferimento erano le affermate guide inglesi e tedesche Murray, Baedeker e Bradshaw

Ma torniamo ai nostri orari-guide. Esempi e modelli di riferimento erano le affermate guide inglesi e tedesche Murray, Baedeker e Bradshaw, quest'ultima specifica per il turismo ferroviario. In Italia fu Carlo Collodi, proprio l'autore di Pinocchio, a pubblicare nel 1856 una guida per il viaggiatore alla sua prima esperienza sulla strada ferrata. Il primo caso di moderno orario ferroviario italiano si ebbe con l'uscita nel 1862 dell'Indicatore Ufficiale, completo di orari, tariffe e condizioni anche della navigazione a vapore e dei telegrafi. La nostra Biblioteca ne conserva un esemplare del 1884, ove compaiono anche indicazioni sulla Compagnie Internationale des Wagons-Lits (Sleeping-cars), e itinerari per "viaggi circolari" con battelli a vapore sui laghi Maggiore, di Como e Lecco combinati a tratte ferroviarie da e per Milano: un evidente spinta allo sviluppo turistico. 

Le compagnie ferroviarie introdussero gradualmente biglietti diversificati per favorire il turismo e la mobilità: "di andata e ritorno", "circolari" con validità di 60 giorni, "a itinerario combinabile". Di quest'ultimo tipo di biglietto approfittò anche Gaudenzio Sella nel 1913 per i suoi spostamenti legati all'attività di gerente dell'omonima banca, come testimoniato da un esemplare conservato nel nostro Archivio Storico.  

Fu proprio l'arrivo della ferrovia a consentire lo sviluppo del turismo in alcune località prima isolate. L'Italia dell'Ottocento era meta ambita soprattutto da parte degli stranieri, sull'onda del Gran Tour praticato sin dal secolo precedente. Gli Italiani, da parte loro, viaggiavano ancora poco in treno, con una media nel 1866 di un viaggio a testa ogni due anni. Con l'Unità d'Italia, l'affluenza straniera crebbe grazie all'unificazione della rete ferroviaria, all'adozione di una sola moneta e al superamento delle noie disperate create da dogane e passaporti. Furono in particolare le stazioni balneari, le località montane e i centri termali ad avvantaggiarsi dagli impianti di nuove ferrovie. Lo confermano le pubblicazioni della Guida Orario 1887 Biella ed il Biellese – Indicazioni utili al Forestiere, e ancora la Guida-Orario Estivo della Ferrovia Santhià-Biella, presenti nella nostra Biblioteca per le annate 1892, 1893 e 1902, ove fascinosi disegni danno speciale risalto al sistema dei grandi stabilimenti idroterapici allora funzionanti nel Biellese, combinati con Grand Hotel e alberghi di lusso, a trasporti con Tramway a vapore, a vetture pubbliche e omnibus. Tutto tracciato con precisione nell'opuscoletto della Guida-Orario.  

Fu proprio l'arrivo della ferrovia a consentire lo sviluppo del turismo in alcune località prima isolate

Fu questo un opuscoletto che crebbe in ambizione divenendo sempre più una vera e propria guida turistica del territorio, pur rimanendo in legame con la tratta ferroviaria di competenza. Ciò è testimoniato da due pubblicazioni presenti nella nostra Biblioteca: Il Biellese del 1905, e Il Biellese illustrato del 1924, entrambe a cura della Ferrovia Biella-Santhià. Sparite le tabelle orarie dei treni, rimane una descrizione turistica, con note di storia e arte delle varie località toccate dalla ferrovia, esposte seguendo l'itinerario stesso del treno. Segue un'ampia guida illustrata del territorio biellese, per un totale di 70 pagine, pubblicità escluse.

Visto il successo del genere, anche altre società private, agenzie e compagnie di trasporti pubblicarono giornali specializzati - il più conosciuto fu Il Viaggiatore di proprietà della Gondrand - e opuscoli con informazioni complete su ogni genere di orari. Edito dall'Agenzia di Trasporti Gondrand di Biella conserviamo in Biblioteca un Invito al Biellese del 1932, con guida turistica e orari di Ferrovie, Tramvays, e degli ormai comodi e moderni Servizi pubblici automobilistici. Nel testo, un passaggio sembra fare da ironico contrappasso alla situazione dei trasporti locali nel 2023: «Basta d'altronde gittare uno sguardo sulle pagine del presente orarietto, per vedere quanto modernamente il Biellese offre di mezzi [ferrovie, tramway, autobus] per percorrerlo in ogni verso». Curioso è anche l'Orario Biellese "Mignon" del 1933, sponsorizzato dalla ditta di trasporti Fratelli Avandero, con un sorprendente contenuto: orari ferroviari, tramvie, vademecum di vie-strade-piazze, poste e telegrafi, conducenti e spedizionieri, ma anche altimetrie, alberghi, mercati-fiere-bolli-tasse-calendari, ecc. Insomma, di tutto un po' per chi viaggia e magari anche per chi resta. 

«A chi sappia ben leggere un orario si offrono tante possibilità per stabilire, anzi prestabilire, con economia di tempo, i proprii itinerarii» recita il già citato orarietto della Gondrand. La storia degli orari ferroviari su carta termina alle soglie degli anni 2000, raggiunta dalle due storiche pubblicazioni Pozzo e Grippaudo, poi più nulla. Oggi navighiamo in internet, con nuove e amplissime possibilità, e un rischio: perdere di vista l'insieme che, a colpo d'occhio, i più umili e statici orarietti su carta offrivano ai viaggiatori.

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